«Si sente insinuare che ci sia un ritardo e una mancanza di strategia nel piano per la vaccinazione contro il Covid. Niente di più falso». Ieri, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha risposto duramente ai giornalisti che esprimevano dubbi sul piano di vaccinazione italiano anti Covid-19.

Non c’è ancora nessun vaccino approvato dalle autorità sanitarie, ma gli annunci di risultati promettenti nel corso dei test clinici su larga scala hanno alimentato in molti la speranza di essere finalmente arrivati in vista della fine dell’epidemia. Prima però, servirà mettere in atto quella che è stata definita «la più grande campagna di vaccinazione della storia».

Alcuni paesi sembrano già nella fase avanzata di pianificazione. I ministri della salute dei sedici Land tedeschi, ad esempio, si sono già incontrati e hanno raggiunto un accordo per una strategia di distribuzione. Domenica, il primo m

inistro spagnolo Pedro Sanchez ha assicurato che il suo è il primo paese dopo la Germania ad essere pronto. E l’Italia a che punto è?

Il primo vaccino

Al momento è difficili farsi un’idea chiara dello stato di preparazione dei vari paesi europei. Non ci sono vaccini pronti e autorizzati e anche di quelli che sono vicini ad esserlo non si conoscono tutte le informazioni. I paesi europei si sono accordati per acquistare e distribuire a ogni stato membro sulla base della sua popolazione oltre 1,2 miliardi di dosi di vaccino da sei diverse aziende farmaceutiche non appena si faranno autorizzare i loro prodotti.

Il primo ad arrivare sarà probabilmente quello prodotto dalla società farmaceutica americana Pfizer in collaborazione con la tedesca Biontech. Si tratta del primo vaccino di cui, lo scorso 9 novembre, sono stati annunciati i promettenti risultati preliminari dei test clinici.

Secondo gli scienziati che lo hanno sviluppato, il vaccino garantirebbe una protezione del 95 per cento dalla malattia. I test sono stati completati negli ultimi giorni, e lo scorso 21 novembre Pfizer inviato una richiesta di emergenza all’agenzia americana incaricata di autorizzare i nuovi farmaci, la Fda. Nei prossimi giorni una richiesta simile dovrebbe essere sottoposta anche al suo equivalente europea, l’Ema. Nessun altro vaccino concorrente si trova in una fase di sviluppo così avanzata.

In tutto l’Europa ha acquistato 200 milioni di dosi del vaccino Pfizer-Biontech, e i singoli stati membri hanno diritto a opzionarne altri cento milioni di dosi in base alla loro popolazione. All’Italia, ne spetteranno in tutto 27 milioni di dosi, che saranno consegnate probabilmente nel corso del 2021. La prima è prevista entro gennaio e ammonterà a 3,4 milioni di dosi, sufficienti a vaccinare 1,7 milioni di persone visto che, come quasi tutti i vaccini anti Covid-19, sono necessarie due iniezioni per renderlo efficacie.

Il piano italiano

Al momento, il piano di vaccinazione italiano riguarda soprattutto come conservare e distribuire questo primo stock di cui si conosce già la data di arrivo. La parte logistica e di coordinamento di questo piano è stata affidata al commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri. Si tratta di un compito piuttosto complicato perché il vaccino Pfizer-Biontech è uno dei più difficili da gestire. Deve infatti essere costantemente tenuto a una temperatura tra i 70 e gli 80 gradi.

Quando sarà pronto, il vaccino partirà dal Belgio, dove viene prodotto, e arriverà in Italia all’interno di contenitori pieni di ghiaccio secco. All’interno dei contenitori, il vaccino dovrebbe conservarsi per circa 15 giorni. Fuori dai contenitori, invece, si conserva per circa 5 giorni in un frigorifero normale e una volta tolto dal frigo resiste per circa 12 ore. I vaccini, inoltre, sono contenuti in fiale da cinque dosi l’una (i concorrenti, invece, dovrebbero tutti arrivare in fiale monodose).

Buona parte della logistica dipenderà da quanti saranno i vari punti nel paese in cui Pfizer potrà far arrivare i carichi, un aspetto ancora non chiaro. Si sa però cosa accadrà dopo: i contenitori andranno portati rapidamente in frigoriferi in grado di mantenerne la temperatura a -75 gradi. Oppure, in località dove si è certi di poterli somministrare nei circa 15-20 giorni in cui il ghiaccio secco e un normale frigo sono in grado di mantenerli.

In italia ci sono sono pochissimi frigoriferi in grado di mantenere temperature così basse. Nemmeno gli ospedali, dove di solito i vaccini si conservano a temperature molto superiori, ne hanno molti. La struttura del commissario ha fatto sapere di aver già preso «contatti» con i produttori di questi macchinari per acquistarne una quantità non ancora determinata. Lunedì è stato invece lanciato un bando per l’acquisto di cento milioni di siringhe con cui somministrare le prime dosi di vaccino e quelle che arriveranno successivamente.

Chi sarà vaccinato

Spetta al governo decidere chi sarà vaccinato per primo e la decisione è particolarmente urgente per quanto riguarda le prime dosi in arrivo a gennaio. Anche se non sono state ancora prese decisioni in questo senso, sembra certo che il governo seguirà le indicazioni europee, cioè destinare i primi vaccini alla popolazione più vulnerabile: gli operatori sanitari, che per il loro lavoro sono in continuo contatto con il virus, e gli anziani, in particolare quelli più deboli, ospitati in strutture di ricovero come le Rsa. I primi sono circa 800 mila, i secondi altri 300mila. Rimangono probabilmente alcune centinaia di migliaia di dosi che bisognerà decidere a chi assegnare.

Al momento, la struttura del commissario Arcuri si sta occupando in particolare di come fornire il vaccino alle prime due categorie: personale sanitario e ospiti delle Rsa. La scorsa settimana, Arcuri ha chiesto alle regioni di fornirgli indicazioni sui numeri del personale sanitario, di Rsa, di ospiti e la loro ubicazione. Ieri, dopo aver ricevuto tutti i dati, ha fatto sapere di aver individuato 300 centri di distribuzione del vaccino, cioè ospedali o altre strutture sanitarie in grado, o che saranno rese in grado, di conservare il vaccino. Da questi centri, le Rsa saranno raggiunte con unità mobili e le vaccinazioni saranno eseguite sul posto.

Anche se questa prima fase può apparire complicata, le vere difficoltà arriveranno solo in seguito, quando le dosi di vaccino e le persone da vaccinare diventeranno decine di milioni.

Gli altri vaccini

Oltre a Pfizer-Biontech, le società sotto contratto dell’Unione Europea che sono vicine alla conclusione dei test sono Moderna e AstraZeneca. Moderna ha annunciato risultati positivi nei test pochi giorno dopo Pfizer e ha firmato proprio ieri un contratto per fornire fino a 160 milioni di dosi di vaccino ai paesi europei. Il vaccino Moderna ha un'efficacia del 95 per cento in base ai risultati preliminari dei test clinici su larga scala. Deve essere conservato a temperature di -20 gradi, mentre in un normale frigo può durare fino a un mese.

Il vaccino AstraZeneca, sviluppato insieme all’università di Oxford fino ad ora il più semplice da conservare e il più economico. Si mantiene per sei mesi a -4 gradi, la normale temperatura di un frigorifero. I prezzi delle singole dosi di vaccino non sono stati resti pubblici, ma secondo quanto hanno pubblicato diverse agenzie di stampa internazionali, il vaccino AstraZeneca dovrebbe costare intorno ai 2 euro per dose, contro i circa 20 dei principali concorrenti. Il vaccino ha un’efficacia pari al 70 per cento, ma i ricercatori che lo hanno sviluppato dicono che se la prima dose iniettata è meno forte della seconda, l’efficacia può salire fino al 90 per cento. La scoperta è stata fatta dopo che, per errore, una serie di pazienti dei test clinici su larga scala ha ricevuto una dose di vaccino inferiore a quella standard. Al momento non ci sono spiegazioni per questo fenomeno.

 

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