Italiani popolo di tennisti? Forse sarebbe meglio dire popolo di sportivi da televisione, di appassionati più o meno tiepidi per i quali il richiamo di una gara, di una competizione, di un evento sportivo internazionale in cui siano impegnati atleti connazionali esercita ancora un’attrazione imparagonabile, capace di trasformare ancora una volta il piccolo schermo in presidio domestico insostituibile e rito collettivo di sofferenza ed estasi.

La cavalcata trionfale degli azzurri del tennis in Coppa Davis, guidati da Jannik Sinner, ha fatto registrare uno degli ascolti più alti nella storia della disciplina: il match decisivo di domenica tra il campione altoatesino e l’australiano De Minaur è stato seguito su Raidue da una media di quasi 4 milioni e 700mila spettatori (23,4% di share) raggiungendo un picco di 6 milioni e mezzo per il punto decisivo. Non va dimenticato, inoltre, che su Sky Sport, che deteneva i diritti pay della manifestazione, la gara ha raccolto un ulteriore milione di appassionati diventando il terzo risultato di sempre di una partita di tennis sulla piattaforma satellitare.

Non è un dettaglio da poco: quando l’evento sportivo è rilevante, capace di catalizzare un sentimento di coesione e identità nazionale e ben impacchettato dal punto di vista della programmazione, la diretta in chiaro non toglie nulla alla pay-tv, ma ha semplicemente l’effetto di moltiplicare l’attenzione, di trascinare come un’onda pubblici diversi e dispersi intorno a un’unica proposta. Quella “esperienza religiosa” che è il tennis, per citare il grande David Foster Wallace, diventa la festa di una nazione; non soltanto la catarsi di uno sport che è potenza e “trigonometria” (sempre per prendere in prestito le parole dello scrittore americano), ma aggregazione popolare in sfregio alla sua tradizione elitaria. Lo si percepisce dallo spettacolo televisivo e mediatico che viene costruito: il silenzio rispettoso che ha accompagnato tale disciplina nei decenni viene inframezzato da cori, musiche, luci, qualcosa di nuovo rispetto all’abitudine.

Il trionfo dei ragazzi di Volandri, che hanno riportato la Coppa Davis in Italia dopo 47 anni, ha avuto un effetto tracimante: partita dopo partita, l’attenzione degli italiani è cresciuta fino all’ascolto e allo share finali. Già la finale del Masters Atp di Torino della settimana prima tra Sinner e Djokovic (peraltro seguita all’inattesa vittoria dell’azzurro contro il campione serbo nella fase a gironi) aveva fatto registrare circa 5 milioni e mezzo di spettatori, con il 29,5% di share diventando il match di tennis più visto in assoluto nella storia della televisione italiana. E per restare alla Coppa Davis, la sfida in doppio del preserale di sabato 25 novembre (Sinner/Sonego contro Djokovic/Kecmanovic) era partita da 2 milioni e mezzo per trasformarsi poi nella prima gara della finale di domenica pomeriggio, quella tra Arnaldi e Popyrin con la vittoria decisiva del tennista ligure si era attestata sugli oltre tre milioni sfiorando il 22% di share.

I trionfi della nazionale di tennis hanno quindi contagiato poco alla volta un pubblico vario che si è ritrovato, grazie al passaparola e al rimbalzo sui social, a praticare un’operazione antica, ma ancora cruciale nel sistema televisivo e dei media di oggi: sintonizzarsi su un canale lineare generalista per assistere a una gara sportiva dall’esito incerto condividendo il rito con milioni di connazionali contemporaneamente, in una riproposizione di quella “comunità immaginata” che solo lo sport trasmesso in televisione (e pochi altri contenuti) è ancora in grado di stimolare e ravvivare. E nella stessa domenica di trionfo sportivo italiano, la conferma si è avuta anche dal successo nel mondiale MotoGP di Francesco “Pecco” Bagnaia: il Gran Premo della Comunità Valenciana che lo ha decretato campione del mondo è stato visto da 826mila spettatori su Sky Sport (6,2% di share) e addirittura oltre 1 milione (7,4% di share) nella differita in chiaro del pomeriggio su TV8.

Piccola curiosità su Sinner: con precisione altoatesina, il punto decisivo che ha regalato la Coppa Davis all’Italia è arrivato intorno alle 20.30, appena in tempo per il Tg2 e per l’inizio dell’altro appuntamento sportivo atteso del weekend, il big match di serie A tra Juventus e Inter trasmesso da Dazn. Può capitare che lo sport, contenuto che per definizione esonda dalle rigide griglie del palinsesto, incroci esigenze di programmazione di canali, piattaforme e pubblico. E per gli appassionati, una domenica di appuntamenti si trasforma in perfezione.

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