«Ho lasciato andare mio marito in ascensore con Annalisa pur di evitare lo stress da claustrofobia». Mi sveglio col messaggio della mia amica Antonella sul cellulare e rido. Ieri sera la cantante Emma ha organizzato la festa per il suo album Souvenir sul rooftop del 21 House of stories con Lazza, Emis Killa, Tony Effe e alcuni influencer dell’agenzia Next con cui collabora.

La stampa non era invitata, «ha preferito avere solo gli amici» e già mi sento meno in colpa per non averla intervistata. Non ho ancora bevuto il caffè quando suona il nuovo portinaio – Teresa con la Quota 100 è riuscita ad andare in pensione – per avvertirmi dell’arrivo di un pacco: sono le toniche Fever Tree e il gin Portofino, omaggio dell’amica pierre Alessia. Pregusto la serata, mi pento dei miei pensieri e ascolto tutto il disco di Emma.

Tra le barricate

«Per le atrocità accadute a Israele il mercato non ha subito grosse variazioni. Di certo non come con la guerra in Ucraina», mi spiegava Matteo, analista finanziario che mi ha dato un passaggio su Bla Bla Car dalla Toscana a Milano.

Col pensiero che non tutte le guerre sono uguali, l’altra sera mi sono rifugiata nella tenuta da 280 ettari Ca’ del Bosco di Maurizio Zanella, che per inaugurare i nuovi spazi progettati dallo studio Falconi, padre e figlio, ha organizzato una cena per 400 ospiti nella sua cantina di Erbusco, verso Brescia.

Il momento in cui ho proprio dimenticato tutto è quando sono salita su un ascensore all’interno di una gigantesca bottiglia capovolta, realizzata con 33 mila bottiglie, che ci ha portato a 23 metri sotto terra. E poi da lì, al tunnel verso le barricaie storiche, con suoni in sottofondo curati da un sound design.

Per esserci ho rinunciato alla settimana di Artecinema a Napoli, che si inaugurava al Teatro San Carlo con il film Anselm di Wim Wenders, e ho faticato a tenere a bada la Fomo - fear of missing out - dopo aver visto, tra i presenti, Lia Rumma e Pupi Avati.

La cuccia del gatto

Mentre gli amici Lavinia Fuksas e Filippo Cirulli volavano a Londra per la mostra dell’arte Frieze, io uscivo col mio cane Olga per la serata organizzata da United Pets in onore dell’artista Marcantonio che aveva disegnato una cuccia per gatti a forma di cespuglio.

«Temo che la mia gatta tenterà di distruggerla. Avete fatto delle prove prima di metterla in commercio?», chiedeva l’influencer gattaro Luca Gervasi all’artista, lasciandolo attonito. Chissà che cosa avrebbe risposto l’espressionista austriaco Egon Schiele.

Ho ancora negli occhi la forza della sua opera Nudo sdraiato che ha disegnato quando aveva 20 anni e che le Aste Bolaffi hanno presentato ieri sera da Carlo Cracco. I collezionisti presenti erano quasi tutti di Torino, o almeno così mi spiegava un banchiere beninformato. L’opera, che verrà battuta il 7 novembre, era stata un regalo di due illuminati genitori al figlio appena diciottenne che oggi, a distanza di trent’anni, ha deciso di venderla per dare vita a un suo progetto.

Un milione di euro

«Tradurre in parole un’opera d’arte è una scommessa spesso perduta», diceva il filosofo francese Paul Valéry. Perché non ha conosciuto Jacopo Veneziani, 29 anni, storico dell’arte laureato alla Sorbona e già scrittore di due libri, che l’altra sera ha saputo raccontare il periodo storico in cui è stato dipinto l’acquerello e come mai Schiele abbia assunto un nuovo valore oggi, invogliando perfino me a possederlo. Peccato che la base d’asta partisse da un milione di euro.

«Ho un portafoglio non adeguato ai miei gusti», diceva qualcuno di cui non ho memoria, ma con cui mi sento allineata. Mi sono accontentata del menù dello chef ideato per l’occasione: gambero al limone, caviale di aringa, risotto giallo e infine un dolce coi colori dell’opera. E tanto champagne, al punto che una volta a casa l’artista cinese Liù Bolin – che ama ritrarsi in modo occulto dentro le sue opere – mi sembrava che si muovesse in quella che possiedo io. Forse è stata una fortuna non essere stata invitata anche da Emma.

© Riproduzione riservata