L’Italia ha bisogno di un grande partito che metta al centro della sua azione la lotta alle disuguaglianze e alla crisi climatica, accanto alla promozione dei diritti civili.

Un partito che, proprio come dovrebbe fare la sinistra in tutto il mondo, sappia guardare in modo critico all’attuale sistema capitalista, alle sue ingiustizie, per riformarlo e per trasformarlo. Ne ha bisogno oggi, ne avrà bisogno domani.

Oggi, perché le destre al governo, coerentemente con i loro principi, sembrano voler andare indietro nelle politiche di redistribuzione, nel contrasto al cambiamento climatico, finanche nella lotta all’evasione (mentre continueranno a difendere alcune lobby, come i tassisti o i balneari), oltre che nella promozione dei diritti civili.

Un grande partito che si batte per la giustizia sociale e ambientale è quindi anche il modo migliore per fare opposizione al governo Meloni, e per sperare di poter tornare a convincere un elettorato popolare che ha abbandonato il centro-sinistra.

Stante peraltro l’impatto negativo delle disuguaglianze e della crisi climatica sul nostro paese (sull’economia, la società, la democrazia), un partito di questo tipo potrà svolgere una funzione positiva anche per l’economia e la società italiana nel suo complesso.

Per oggi e per domani, perché la lotta alle disuguaglianze e alla crisi climatica, e più in generale il governo dello sviluppo economico in direzione dei diritti dell’uomo, sono i temi in cui si decide il destino delle società umane, in questo secolo.

I Cinque stelle non sono questa forza. Possono certo far proprie alcune battaglie sociali, o ecologiste, e gli va riconosciuto di averlo fatto (non sempre bene).

Ma non sono un partito di sinistra per il semplice dato che procedono dall’alto verso il basso, salvo poi chiedere a una ristretta base di ratificare le decisioni con votazioni online.

La forma qui è sostanza, cosa che spesso si dimentica.

All’origine dell’idea di sinistra vi è l’emancipazione dal basso, degli oppressi, che avviene attraverso la lotta e non per concessione.

Un partito di sinistra, vero, vive quindi di un confronto continuo nella società e con i corpi intermedi, che forma la sua base e da cui prende corpo attraverso il libero confronto (nei congressi) la sua classe dirigente. I Cinque stelle questo non sono né pare, al momento, che vogliano diventarlo.

Può il Pd diventare questa forza? Alcune sue componenti esprimono una mera gestione del potere, e dell’esistente, senza una visione coerente e di certo senza la volontà di mettere in discussione le attuali ingiustizie. Ma ci sono energie in quel partito vanno, nonostante tutto, nella direzione auspicata.

Se il Pd vuole essere utile all’Italia, se vuole continuare a esistere, deve sciogliere questo nodo e diventare senza esitazioni un moderno partito di sinistra. Il punto del congresso in fondo è tutto qui.

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