Qualche giorno fa è uscito su Netflix un film d’animazione che, in questi tempi di lockdown, sta facendo parlare di sé. Si intitola Over the moon – Il fantastico mondo di Lunaria ed è prodotto dal colosso americano dello streaming in strettissima collaborazione con la società di produzione di Shanghai, Pearl Studio.

Si tratta di un “cartone animato con caratteristiche cinesi” ed è un esempio vincente di soft power. In un momento in cui la Cina sta incontrando molte difficoltà a trovare un linguaggio e dei canali che facciano breccia nell’opinione pubblica occidentale, questa produzione sino-americana sembra trovare una via efficace. Over the moon, infatti, sta riuscendo nell’impresa di sedurre il pubblico globale, conquistando grandi e piccini a tutte le latitudini.

La leggenda

La sceneggiatura prende spunto e rielabora la tradizionale leggenda che in Cina accompagna la Festa di metà autunno, la seconda ricorrenza più importante dopo il Capodanno cinese, un momento di pace e riunione con la famiglia: si cena tutti insieme, ci si scambia le tipiche mooncake, tortine della luna, mentre si osserva il satellite della Terra e si ricorda Chang’e, la Dea che, per proteggere l’amato marito Hou Yi, fu costretta a bere un elisir di lunga vita. Diventata immortale, Chang’e volò sulla luna in compagnia di un coniglio di giada, lontana per l’eternità dal suo grande amore.

Tutti questi elementi sono presenti nel cartone. Fei Fei, la protagonista, è un’adolescente cresciuta con il mito di Chang’e. Rimasta orfana della madre e preoccupata che il padre possa costruirsi una nuova vita e dimenticarla, raggiunge la luna in cerca della dea da cui spera di ricevere aiuto. Una serie di avventure nel regno di Lunaria la porteranno a superare la perdita e ad accettare il calore di una nuova famiglia allargata.

Una trama, quindi, piuttosto classica. A sorprendere, però, sono gli innumerevoli riferimenti alla cultura e alla società cinesi, inseriti con tale abilità da non risultare stranianti. L’architettura del villaggio dove vive Fei Fei è ispirata alla antica “città sull’acqua” di Wuzhen; i suoi genitori di mestiere producono mooncake; la passione del fratellastro acquisito è il ping pong; gli abiti di Chang’e, disegnati dalla stilista Guo Pei, nome tra i più quotati a livello internazionale, sono costumi cinesi tradizionali con le tipiche “maniche d’acqua”; la fisionomia dei personaggi è orientale. Tra i personaggi troviamo una gru bianca, simbolo di longevità e saggezza spirituale, e addirittura un pangolino (sì, proprio il raro mammifero sospettato di aver avuto un ruolo nel passaggio di specie del coronavirus) esiliato dal regno di Lunaria e poi riabilitato.

Non c’è spazio solo per la tradizione, ma anche per la modernità cinese: il trionfale ingresso in scena di Chang’e è degno di un’esibizione di una pop star cinese, e Fei Fei, per andare sulla luna, costruisce da sé un razzo. Senza scomodare la categoria della ribellione, molto poco cinese, in Over The Moon è normale che una ragazzina sia appassionata di scienza e tecnologia e utilizzi, per far volare la sua navicella spaziale sul lato oscuro della luna, le leggi che permettono ai moderni treni cinesi la levitazione magnetica. Ogni riferimento non è puramente casuale: la sonda cinese Chang’e-4, nel gennaio 2019, è stata la prima della storia ad atterrare sulla faccia nascosta della luna.

La produzione non ha badato a spese: la regia e il disegno di Fei Fei sono di Glen Keane, ex Disney, già creatore di personaggi come la Sirenetta e Pocahontas, i doppiatori della versione americana sono attori di primo piano come Sandra Oh (la dottoressa Yang di Grey’s Anatomy), tutti di origine asiatica, la colonna sonora del film è curata da Steven Price, Oscar nel 2013 per le musiche del film Gravity del regista Alfonso Cuarón. Rocket to the moon, il brano portante del film, interpretato in italiano dalla cantante Elodie, punta a sostituire Let it go di Frozen nei cuori delle ragazzine.

Over the moon è un mix di tradizioni e stili musicali-visivi diversi che si amalgamano senza forzature, convincono gli spettatori cinesi e coinvolgono quelli da Taiwan a Hong Kong, dagli Stati Uniti all’Europa. Dove recentemente la californiana Disney ha fallito – la sua versione action movie della leggenda cinese di Mulan ha scontentato tutti – Netflix e la Pearl Studio di Shanghai sembrano aver trovato la ricetta giusta.

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