Con l’ingiustificata e illegale aggressione di Vladimir Putin contro l’Ucraina, finisce un’era in Europa e nel mondo, l’era del dopo guerra fredda. Un trentennio di pace continua si interrompe nel continente, con l’eccezione della guerra civile nell’ex Jugoslavia, e (appunto) l'improvvisa annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, preludio all'attuale conflitto.

L’Occidente ha ancora una volta un nemico a est, una superpotenza militare e nucleare guidata da un leader autoritario con ambizioni espansionistiche, che deve essere contenuto.

Putin è diventato più sconsiderato e irresponsabile di quanto lo siano mai stati i leader dell’Unione Sovietica. Di fronte a un tale attacco alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina, ma anche alla nostra sicurezza come europei, dobbiamo dare il nostro pieno sostegno all'Ucraina e rafforzare l'unità continentale e atlantica.

L’Unione europea ha risposto alla guerra in modo esplicito, forte e rapido, sotto l'impulso del socialista spagnolo Josep Borrell, che conferma il suo valore nel ruolo di ministro degli Affari esteri europei e di sicurezza e come Alto Rappresentante, smentendo i ben noti stereotipi sulla lentezza del processo decisionale dell’Ue.

In meno di una settimana dall'inizio della guerra, sono stati adottati tre pacchetti di sanzioni che includono misure senza precedenti, da quelle che colpiscono personalmente i beni e gli interessi dei leader della Federazione Russa e dei suoi oligarchi, compreso Putin stesso, all’espulsione di diverse banche russe dal sistema internazionale di pagamenti Swift.

Si è anche chiuso lo spazio aereo alle compagnie del regime aggressore, l'esportazione di beni capitali essenziali verso la Russia è stata vietata, e tutti i beni della sua Banca Centrale all'estero, che possono ammontare a ben 252 miliardi di dollari, sono stati congelati.

Tutto questo comporterà danni ingenti all'economia russa, mentre il rublo perde il quaranta per cento del suo valore. C'è in ogni caso spazio per ulteriori misure, come il divieto di conversione del rublo in valute occidentali e considerare le modalità per la sospensione dell'adesione della Russia al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale.

Ma senza dubbio la decisione più eclatante è rappresentata dall'iniziativa di Borrell di attivare il Fondo europeo per la pace affinché l’Ue fornisca assistenza militare all’Ucraina, come il mio collega Guy Verhofstadt aveva proposto nella plenaria del Parlamento europeo il 16 febbraio 2022, già prima dell'invasione. Per la prima volta l’Ue utilizza uno dei suoi fondi per fornire armamenti a un paese in guerra con un altro.

Il sostegno economico all’Ucraina ammonta a 500 milioni di euro, oltre all'assistenza militare già fornita dagli Stati Uniti e da altri paesi europei, tra cui la Germania, in una spettacolare inversione della sua politica tradizionale, e dopo aver sospeso l’autorizzazione per il gasdotto russo Nord Stream 2.

Infine, la Commissione ha proposto di attivare la direttiva sulla protezione internazionale, per permettere a tutti i rifugiati ucraini, senza eccezione, di essere accolti in Europa, anche questo un passo senza precedenti. Per quanto riguarda la Spagna vale la pena sottolineare la posizione di massima fermezza che Pedro Sánchez e il ministro José Manuel Albares hanno mantenuto nei confronti di Putin, in contrasto con i tempi precedenti, e il rapido intervento di aiuti umanitari mandati all’Ucraina.

C’è da dire che l’Ucraina avanza richieste importanti (o gridi di aiuto) che non possono essere ignorate: nel corso della plenaria straordinaria del primo marzo 2022 nel contatto in diretta con il presidente Volodymyr Zelensky, il leader ucraino chiede ai presidenti della Commissione, Parlamento e Consiglio e all’Alto Rappresentante, oltre che a tutti i membri presenti, che il suo paese sia annesso all’Ue il prima possibile, tramite un’azione rapida e una procedura speciale. Al culmine di una situazione di estrema urgenza e unicità l’Ucraina merita la nostra attenzione e il nostro aiuto tramite l’ottenimento dello statuto di paese membro.

Nel frattempo, il paese sta opponendo una dura resistenza all'aggressore, sia militare che civile, nonostante la catastrofe umanitaria in corso. Le sue forze armate si sono dimostrate preparate all'aggressione, meglio addestrate ed equipaggiate soprattutto dopo quel che è successo nel 2014, e dopo gli avvertimenti di Washington che informavano di un attacco imminente.

È probabile che abbiano ad oggi anche informazioni in tempo reale sui movimenti delle truppe russe, fornite dall’intelligence satellitare della Nato. Nei primi quattro giorni di guerra, infatti, non una sola città è caduta nelle mani di Putin, nonostante la sua superiorità via terra, mare e aria. C'è da temere che il dittatore russo non risparmierà nessuno sforzo per spezzare la tenace opposizione del governo e del popolo ucraino, sia per evitare l'umiliazione che per persistere nei suoi obiettivi, qualunque essi siano.

La decisione di Putin di attivare il sistema di allerta nucleare rivela uno stato d'animo che oscilla tra il panico e la rabbia. L’ipotesi più plausibile è che, dopo aver riconosciuto le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk, Putin stia cercando di annettere tutto il Donbass e altre province russofone (anche se non necessariamente russofone) dell’Ucraina orientale, arrivando fino alla riva sinistra del Dnieper, uno schema in cui la presa di Charkiv, già sotto assedio e seconda città del paese, sarebbe strategica. Inoltre, starebbe cercando di collegare tutta questa zona con la Crimea attraverso un corridoio terrestre lungo la costa, il che richiederebbe la conquista di Mariupol e del suo porto.

Per quanto riguarda la parte occidentale del paese, che è più difficile da occupare in modo permanente, l'obiettivo sarebbe quello di rovesciare il governo del coraggioso presidente Zelensky e installare un gabinetto fantoccio pro-Putin, che darebbe uno status "legale" alle sue conquiste a est, e forse fornire un altro corridoio dalla penisola di Crimea attraverso Odessa fino alla Transnistria, lo stato secessionista non riconosciuto della Moldavia, con una presenza militare russa, a ovest.

In ogni caso, le azioni inaccettabili di Putin stanno portando la Russia ad un isolamento internazionale che non si registrava dal 1989, così come ad un rafforzamento della coesione nell’Ue e nella Nato.

Se la pandemia ha messo in moto la nascita e lo sviluppo di unioni sanitarie e finanziarie, l'invasione dell'Ucraina apre oggi la strada ad un'unione di difesa. La creazione della forza d'intervento rapido e l’istituzione della difesa comune (articolo 42, paragrafo 2, del trattato Ue) sono ormai impellenti. 

Allo stesso modo, l’unità transatlantica dovrebbe essere riaffermata con la prevista dichiarazione Ue-Nato, e la cooperazione Ue-Usa dovrebbe essere rafforzata tramite una nuova Carta Atlantica.

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