A VOLTE UN ERRORE È PIÙ INTERESSANTE DELLA PERFEZIONE

Qual è l'essenza del libro? I libri sono in realtà lingue scambiate in parole trascritte. Leggere equivale ad ascoltare il discorso dell'autore. Da questo punto di vista, la domanda "Leggere è utile?" equivale a chiedere se lo è parlare con le persone. Ovviamente questa domanda non può essere generalizzata, ciò che dobbiamo guardare è con chi stiamo parlando. Che tipo di problema voglio risolvere e se questa può darmi una soluzione. Questo è anche il motivo della lettura.

A oggi, i romanzi storici sembrano i più gettonati tra i lettori, e questo non può fare a meno che evidenziare l’interesse umano nel conoscere nei minimi dettagli un determinato momento storico senza però averlo vissuto. Questo interesse particolare da parte del lettore ci porta a cercare di raggiungere un perfezionismo pressoché surreale, quasi come se stessimo cercando di realizzare, su un livello storico, Übermensch (Superuomo) di Friedrich Nietzsche.

Ormai tantissimi romanzi, soprattutto quelli più noti, hanno al loro interno momenti che non sono storicamente attendibili. Persino “I promessi Sposi” di Alessandro Manzoni al suo interno contiene errori, come quando la monaca di Monza sorseggia una tazza di cioccolata, pure se il cioccolato venne introdotto in Italia successivamente alla scoperta dell’America e il romanzo è ambientato ben 25 anni prima.

Qualsiasi lettore potrebbe mettersi a cercare le sviste storiche da parte dell’autore e sottolinearle, mentiremmo se dicessimo che a volte li lasciamo scorrere per poterci godere, al meglio, il piacere di una lettura.

L’essere umano cerca di tendere alla perfezione ma allo stesso tempo “errare humanum est, sed perseverare diabolicum”. Possiamo dunque dire che un libro con sviste forse ci porta a riflettere e catturar i nostri occhi, ma pur non trovando l’assoluta verità, il piacere della lettura va oltre l’imperfezione tanto da portare il lettore in un viaggio del tutto nuovo.

Leggere deve essere un processo di integrazione. Ricordo di aver letto un libro intitolato "Il mondo di Sofia" che diceva che «la vera conoscenza viene dal cuore, non dagli altri». Il libro può ispirarti, ma solo ciò che realizzi nel tuo cuore può veramente essere chiamata saggezza. Infine, ti dedico una frase: «Non c'è libro in questo mondo che possa portarti fortuna, ma tutti possono farti conoscere te stesso».


Il Punto di vista di uno scettico su un futuro elettrizzante

Il 2020, anno “nero” per pressoché qualsiasi cosa, ci ha insegnato che la nostra vita ha un impatto significativo sull’ambiente. Ci ha insegnato anche quanto è bello andare in giro in bicicletta, o andare a correre durante il lockdown, oppure girare per la città su un monopattino elettrico, facendo lo slalom tra le auto.

Questo repentino cambio di stile di vita dovrebbe aprirci gli occhi su diverse cose, come per esempio la generale disorganizzazione dei mezzi pubblici e il sovraffollamento all’interno di essi e ai marginali cambiamenti avvenuti nel settore negli ultimi anni. Perché però la transizione ecologica deve necessariamente comportare una “riduzione della libertà” in senso generale?

Una cosa che i cittadini delle nostre città dovrebbero riscoprire è l’utilizzo dei mezzi di trasporto all’infuori delle auto. Sicuramente questo non può accadere finché i trasporti non verranno migliorati in maniera consistente. 

Il treno è uno dei mezzi dalle minori emissioni di CO2 presenti in vasta scala, ma viene sfruttato marginalmente anche a causa “dell’ incertezza” legata allo stesso mezzo. Noi universitari “pendolari” viviamo costantemente con il pensiero «quest’oggi che treno verrà soppresso?» oppure «chi sciopera oggi?», e già solo questo dovrebbe essere un indicatore importante.

Ciò nonostante il treno è anche uno dei mezzi più comodi ed economici disponibili, date le lunghe distanze che può coprire e il numero di sedute disponibili. Se venisse coadiuvato da una rete di trasporti collaterali come metro, autobus o perché no, bike sharing (o il suo corrispettivo legato ai monopattini elettrici), il treno potrebbe tornare in auge in un’era post Covid dove la popolazione è conscia dei consumi che comporta l’utilizzo dell’automobile.

Questa “rete di trasporti collaterali”, ad ogni modo, andrebbe ristudiata quasi totalmente, in modo da garantire una reale alternativa all’automobile di proprietà. Per il trasporto cittadino, poi, le E-Bike e gli altri mezzi della micro-mobilità elettrica rappresentano un’ottima alternativa all’automobile, soprattutto se accoppiati a piste ciclabili (sempre più diffuse) e norme ad hoc che ne limitino la pericolosità (sia per l’utilizzatore, che per gli altri utenti della strada).

Una transizione repentina all’auto elettrica, poi, sarebbe oltremodo sconveniente per diversi motivi, primo tra tutti la difficile reperibilità di alcune delle materie prime principali necessarie alla produzione dei suddetti mezzi di trasporto, ossia Litio, Rame e Cobalto, oltre che i semiconduttori in generale (siamo nel bel mezzo di una crisi mondiale di quest’ultimo prodotto).  

Una conversione all’auto a batteria necessiterebbe poi di una produzione elettrica ancora maggiore rispetto a quella attuale. La micromobilità dello stesso genere soffre relativamente meno di questo problema, data la diversa struttura nonché fine adibito ad essa, oltre all’impiego decisamente inferiore dei materiali sopraelencati viste le loro dimensioni.

Il 2030 è una data tremendamente vicina, nonostante le grandi prospettive che il mondo della tecnologia ha davanti a sé. La chiave per “raggiungere” la libertà tanto agognata prevede certamente una conversione pressoché totale alla mobilità elettrica e all’utilizzo di energie rinnovabili affidabili e sicure, ma rendere tanto radicale ed immediato il passaggio, senza andare ad agire in maniera importante e tempestiva sulle alternative al consumo di fonti energetiche inquinanti, comporterebbe una riduzione ancora maggiore della “libertà”.

Un incremento del costo per l’utilizzo dei mezzi a combustione (o il loro divieto, addirittura) accoppiato ad un’impossibilità a ripiegare su un suo corrispettivo elettrico, mantenendo l’attuale sistema di trasporto pubblico porterebbe certamente l’utente a cambiare le proprie abitudini, ma stravolgendo anche totalmente la sua vita, un po’ come ha fatto il Covid, anche se questa volta in modo permanente, innescando la ricerca di una “nuova normalità” e perché no, una nuova stabilità, derivante dai possibili riscontri negativi sulla vita del singolo.

Alcuni esempi potrebbero essere l’impossibilità di raggiungere il luogo di lavoro in quanto non si è provvisti di un mezzo proprio, la necessità di accompagnare i figli a scuola usando unicamente autobus sovraffollati e insufficienti, ritardando poi inevitabilmente il proprio arrivo al lavoro, che comporterebbe detrazioni dallo stipendio.

Il trasporto su ruote e quello via aria dovrebbero essere completamente reinventati in un'ottica ecologica. L’effetto domino di questa scelta avrebbe ancora moltissimi altri riscontri che lasciano intendere quanto questa transizione sarà più dolorosa del previsto.

Non possiamo fare altro che confidare nella scienza e nello sviluppo tecnologico, e sperare che nessuno abbia la brillante idea di attuare un rigido piano di conversione senza che il mondo sia in grado di sopportarlo.

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