«Per conquistare la stima dei miei fratelli, io ho dovuto adattare la mia intelligenza alla loro: capire l’uomo, imparare il suo linguaggio, è stato allontanarmi da me stessa». Così ci racconta Sibilla Aleramo nel suo libro Andando e stando e così ci racconta la cronaca di questi giorni.

È un passaggio, quello dell’assenza delle donne nella compagine governativa della sinistra, che sancisce la trasformazione del patriarcato nel “patriarcato dei fratelli” (devo la definizione ad Alessandra Bocchetti).

Siamo riuscite, noi donne della sinistra italiana, a trovare la forza per contrastare il patriarcato e dettare l’agenda politica. Lo abbiamo fatto sul nuovo diritto di famiglia, nella legge sul divorzio, per la Legge 194, abbiamo vissuto la straordinaria esperienza della Carta delle Donne del Pci e siamo scese in piazza con “Se non ora quando” mentre nel parlamento italiano si sosteneva  che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak.

Poi è arrivata la lode dei fratelli. Noi siamo brave in tutto: a conciliare la famiglia con il lavoro, a sopperire alla mancanza dei servizi pubblici, a dirigere le aziende. Siamo straordinarie scienziate e divulgatrici, senza di noi la pubblica amministrazione non funzionerebbe. Siamo brave ed esperte, una vera risorsa per il Paese. 

Eppure quando arriva il momento di decidere chi guiderà un ministero nell’era Mario Draghi, la sinistra i si dimentica di quanto siamo brave e piazza i capi corrente/partito nei posti di vertice. Il  “governo dei migliori” è un affare per soli uomini. 

Così la sinistra perde se stessa, relega le donne in uno spazio politico di riserva e perde irrimediabilmente la connessione con la sua gente. 

Quanto è accaduto in questi giorni per noi donne  assume il significato che la battaglia del 50/50, dell’Half of It perde di valore. Non possiamo accontentarci di avere una rappresentanza numerica simile ai governi precedenti, sono i fondamentali politici e culturali a fare la differenza, serve un cambio di paradigma.

Non possiamo assumere come riferimento la presenza di donne che nella loro storia politica e di governo hanno svalutato irrimediabilmente la scuola pubblica, approvato la sanità azienda e compromesso il funzionamento della pubblica amministrazione.  

La risposta della sinistra è stata quella di assegnare ad uno dei capi corrente il Ministero del Lavoro e Welfare ignorando che solo una donna, esperta e femminista è in grado di tenere insieme produzione e riproduzione, lavoro e cura, servizi pubblici e natalità. 

Non vogliamo più stare fuori, questo è il senso della chiamata del 15 febbraio.  E’ una chiamata per prenderci lo spazio politico e costruire una forza delle donne, aperta, plurale, autorevole e potente che affronti la sfida della transizione ecologica, del lavoro giusto, di una scuola pubblica di qualità e si batta per una sanità di territorio. 

Lo faremo con la nostra intelligenza, il nostro linguaggio e le nostre emozioni, partendo da NOI. 

Per informazioni: adesionedallastessaparte@gmail.com

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