Difficile trovare precedenti simili nella storia della Repubblica: non si fa in tempo ad apprendere di un articoletto portato in consiglio dei ministri che poche ore dopo tutto si sgonfia come una bolla di sapone. Il tanto temuto “Blocca Trivelle” non c’è più.

Gli organi di stampa hanno attribuito la paternità dell’art. 20-bis del decreto legge Milleproghe al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. Ebbene, oggi sappiamo che Patuanelli è stato sfiduciato di fatto dal governo di cui fa parte e per ben due volte: la prima sul finto "Blocca Trivelle"; la seconda sull’idroelettrico. La coerenza non è virtù del nostro tempo, ma se lo fosse, Patuanelli dovrebbe affacciarsi al 2021 da dimissionario.

Perché le chiediamo noi

Che le sue dimissioni le chieda No Triv è normale, viste le posizioni assunte dal ministro su una serie infinita di questioni: su tutte, la non applicabilità delle sospensioni e del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (Pitesai) alla Sicilia e il ruolo del gas nel Piano nazionale integrato energia e clima come combustibile della transizione. Che invece, dopo tutto quel che è accaduto dopo l’insediamento del Conte-bis, le dimissioni non siano state richieste dai Sì Triv dovrebbe far riflettere su quanto il Ministro e governo siano graditi ad Eni, Edison e tutte le società che si occupano di combustibili fossili. Si è trattato di un banale incidente senza conseguenze? Nient’affatto. Qualora approvato, l’art. 20-bis del decreto Milleproroghe avrebbe sancito, dopo mesi di silenzi e tribolazioni, anche la morte prematura del Pitesai.

Oggetto già di una prima proroga, se ne attende l’adozione entro il 13 febbraio 2021, data che diventa a questo punto altamente improbabile, giacché il Piano non è ancora stato oggetto di Valutazione Ambientale Strategica, né di confronto in Conferenza Unificata per le aree su terra ferma. Il che, a meno che non intervenga una seconda proroga che posticipi i termini per l'adozione del Pitesai, equivarrebbe a consentire la ripartenza indiscriminata di nuove attività di ricerca e prospezione di idrocarburi sia in mare sia su terraferma a partire dal 12 settembre 2021.

E allora sorge il fondato sospetto – che diventa certezza con il trascorrere delle ore - che il Piano si sia arenato proprio negli uffici del dicastero retto da Patuanelli, tant’è che nel corso dell’ultimo CdM il Ministro avrebbe chiesto, senza riceverne risposta, un anno di proroga per l’adozione del Pitesai.

Tutto questo dopo interrogazioni, tentativi respinti dal Mise di accesso agli atti e ogni altro genere di iniziativa per consentire ai territori ed alle amministrazioni locali di essere quanto meno sentiti nel corso della redazione del Piano.

Invece no. L’ex ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio prima (oggi ministro degli Esteri), Patuanelli poi, si sono messi sempre di traverso. E con quali risultati, se non quello di non essere riusciti in niente, se non nel mancato rispetto dei tempi previsti per l’adozione del Pitesai, che equivarrebbe ad un immediato ritorno al Far West petrolifero? Tanto più che nel febbraio scorso il Governo ha accolto un ordine del giorno di Gianluca Benamati del Pd (il 9/0235 AR/187) con il quale si è impegnato l'esecutivo «a far sì, in caso che il termine di realizzazione del Pitesai non venga rispettato e che si vada quindi oltre i trenta mesi di moratoria previsti, che venga immediatamente restituita efficacia ai permessi di prospezione e di ricerca sospesi».

Riferire in Parlamento

Prima di lasciare gli uffici di Via Molise per manifesta inadeguatezza al ruolo di Ministro, Patuanelli dovrebbe quindi riferire in Parlamento di quanto non è stato finora fatto, del perché abbia chiesto una seconda proroga per l’adozione del Pitesai e aprire i "segreti" faldoni degli interminabili ed inconcludenti lavori preparatori del Piano di cui pochissimi conoscono il contenuto. Il governo, nell'accompagnarlo alla porta, dovrebbe a sua volta concedere più tempo per l'adozione del Pitesai. Si governa da vittime del diniego strutturale di altri dicasteri o si cercano scuse a fine corsa per una poco credibile propaganda? Se due anni vi sembran pochi…

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