Mentre si susseguono, con scarsi risultati, gli appuntamenti del G20 a presidenza italiana, si apre venerdì 10 settembre a Roma la seconda tappa di “The Last 20”, l’evento che riunisce i rappresentanti degli L20, i venti paesi più “impoveriti” del pianeta in base alle statistiche internazionali e ai principali indicatori socio-economici e ambientali.

Si tratta di Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea, Libano, Liberia, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan e Yemen, ma l’elenco potrebbe comprendere anche altri paesi. Tre giorni di incontri all’Università Tor Vergata, con 40 autorevoli ospiti e relatori, italiani e rappresentativi dei paesi L20, tra cui studiosi, attivisti, politici, giornalisti, rifugiati.

Gli obiettivi dell’evento

Il coordinatore del comitato "The Last 20”, l'economista e professore universitario Tonino Perna, spiega così l'obiettivo della manifestazione: «Vogliamo proporre un altro sguardo sul nostro pianeta, una prospettiva nuova che – osservando le aree più marginali e fragili – ci permetta di misurare la temperatura sociale, economica e ambientale del mondo, e di rivalutare gli ultimi della terra, raccontandone la sofferenza ma anche le grandi ricchezze, le conoscenze e la cultura. Si tratta infatti di paesi non poveri ma impoveriti, da un processo globale di sfruttamento delle loro risorse umane e materiali, da guerre intestine, dagli effetti perversi del mutamento climatico che proprio sui più deboli, provoca maggiori danni».

I focus più importanti della tre giorni saranno su fame e insicurezza alimentare, povertà e condizione femminile, con particolare attenzione alle zone più “calde” del pianeta come l’Africa ma anche l’Afghanistan e il Libano, dove la tempesta perfetta di clima e contingenze politiche, economiche e militari rischia di provocare nuovi disastri umanitari. Un evento che permette di ascoltare la voce di chi spesso è stato messo a tacere dai “vincitori” della storia e di leggere l'attualità in modo del tutto differente.

Il programma 

Impossibile elencare qui tutti gli appuntamenti: venerdì 10 settembre, nel pomeriggio, dopo la presentazione di “The Last 20” e i saluti istituzionali, un’overview sui paesi L20, i cui rappresentanti in presenza confronteranno l’immagine che emerge dalle statistiche dell’Onu e delle agenzie internazionali con la realtà conosciuta sul campo e le sue dolorose mutazioni.

Sabato 11 si affrontano i temi della fame, della terra e dell'agricoltura, evidenziando i principali fattori che causano le condizioni di insicurezza alimentare e povertà nei paesi L20 e i possibili percorsi per uscire dal circolo vizioso, compreso i ruoli assunti da cooperazione internazionale, commercio equo e solidale, collaborazione interuniversitaria.

Domenica 12 è invece dedicata alla condizione femminile nei L20, con una doverosa, particolare attenzione all’Afghanistan: tra le relatrici che partecipano all’incontro, coordinato da Lorena Di Lorenzo dell’associazione “Binario 15”, Huma Saeed, criminologa e accademica afghana dell’Università di Lovanio in Belgio, attivista per i diritti umani da anni impegnata sui temi della giustizia economica e sociale, Antonella Garofalo del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane (Cisda), che lavora al fianco di organizzazioni e associazioni democratiche afghane, con la testimonianza di una rifugiata. Il keynote speech è affidato a Graca Machel, già ministra dell’Istruzione e della cultura del Mozambico e nota avvocata per i diritti delle donne e dei bambini.

«Questo», spiega Perna, «è solo l’inizio di un percorso che dovrà continuare nel tempo, un tassello nella costruzione di una rete: infatti il gruppo di lavoro, plurale per la presenza di diverse nazionalità e culture, insieme a centri di ricerca, ong, enti locali, nazionali, organizzazioni internazionali, lavorerà alla costituzione di un osservatorio permanente (L20 International Outlook) e a un report L20 annuale che monitori nel tempo la situazione di quei paesi, le crisi in corso e i possibili cambiamenti».

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