- Da oltre un anno gli studenti stanno seguendo le lezioni da casa per assicurare le attività didattiche in questo periodo di pandemia.
- Molto si è discusso dei limiti di apprendimento in Dad, del ritorno in presenza, della necessità di formazione a beneficio dei docenti stessi, di come – passata la pandemia – dare ai nostri studenti una “scuola aumentata”. Molto meno, invece, si è discusso fino ad oggi di cosa sia successo e succederà ai dati di milioni di minori raccolti dalle varie piattaforme con cui gli studenti svolgono la Dad.
- Questione delicatissima, su cui ancora prima di barricate e prese di posizione serve trasparenza.
Da oltre un anno gli studenti stanno seguendo le lezioni da casa. È la didattica a distanza e integrata a cui il ministero dell’Istruzione ha fatto ricorso per assicurare le attività didattiche in questo periodo di pandemia. Molto si è discusso dei limiti di apprendimento in Dad, del ritorno in presenza, della necessità di formazione a beneficio dei docenti stessi, di come – passata la pandemia – dare ai nostri studenti una “scuola aumentata”, in presenza ma non analogica, dove tecnologia e innovazione didattica contribuiscano a creare più opportunità e a ridurre disuguaglianze e disparità, anche territoriali. Molto meno, invece, si è discusso fino ad oggi di cosa sia successo e succederà ai dati di milioni di minori raccolti dalle varie piattaforme con cui gli studenti svolgono la Dad.
Questione delicatissima, su cui ancora prima di barricate e prese di posizione serve trasparenza. Per questo, come FacciamoEco, dopo aver inserito un impegno esplicito al governo nella nostra mozione sulla scuola che però, a differenza di altri – come quello sulle mense scolastiche –, non è stato ripreso nella mozione unitaria approvata dalla Camera, abbiamo chiesto direttamente al ministro Patrizio Bianchi, con un question time in aula, se intendesse «rendere pubblici i protocolli siglati per la Dad e le condizioni alle quali i soggetti privati hanno fornito e stanno fornendo il servizio a titolo gratuito». Il ministro ha restituito anzitutto un quadro. Veniamo così a sapere che il ministero ha sottoscritto «24 protocolli d’intesa, di cui due aventi ad oggetto assistenza alla community, sei relativi alla messa a disposizione di contenuti digitali, dieci aventi a oggetto la messa a disposizione di piattaforme integrate da contenuti digitali e sei relativi alla messa a disposizione di piattaforme». Nell’ambito di questi protocolli – ha precisato il ministro – «i dirigenti scolastici, in qualità di titolari del trattamento dei dati personali, hanno potuto sottoscrivere un contratto con le società erogatrici del servizio, qualificate, a loro volta, come responsabili del trattamento dei dati personali». Sul quesito principale che gli avevo rivolto, Bianchi ha dichiarato la disponibilità «a rendere pubblico lo schema tipo dei protocolli, insieme all’elenco dei fornitori che hanno sottoscritto detti protocolli». Attenzione, perché questo è il passaggio delicato! Nella replica, ho chiarito infatti che questa disponibilità è apprezzabile, ma comunque insufficiente. Serve pubblicare tutti e 24 i diversi protocolli, ognuno con i propri articoli e dettagli.
Mentre replicavo, il ministro, dai banchi del governo, acconsentiva vistosamente col capo, dando segno di condividere questa precisazione, tutt’altro che formale. Aspettiamo i fatti.
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