- Abbiamo l’occasione di approvare una legge contro l’omobitransfobia e la misoginia con misure di prevenzione e contrasto alle violenze, all’odio e alle discriminazioni e di scrivere una pagina importante per i diritti.
- L’Unione europea indica uno scenario molto negativo per l’Italia: siamo infatti agli ultimi posti nella difesa dei diritti LGBTQIAP e per accettazione siamo ai livelli della Macedonia e dell’Ucraina.
- Si tratta di un tema cruciale perché crediamo in una società che promuove le identità di genere e il diritto di tutte le persone di potersi esprimere liberamente in un quadro di regole comuni e condivise.
C’è un’altra emergenza in Italia oltre a quella, non solo sanitaria, causata dalla pandemia da Covid-19. È quella che riguarda omofobia, bi-transfobia e misoginia. Un’emergenza collegata alla crescente pervasività e violenza dei discorsi e dei fenomeni d’odio, che evidenzia come la difesa dei diritti delle persone non può più attendere. Si tratta di una priorità, come ci raccontano drammaticamente le cronache delle ultime settimane, perché l’odio uccide.
Abbiamo adesso l’occasione di approvare una legge contro l’omobitransfobia e la misoginia, di cui in Italia si discute da oltre 25 anni, con misure di prevenzione e contrasto alle violenze, all’odio e alle discriminazioni e di scrivere una pagina importante per i diritti. Non dobbiamo sprecarla e per questo negli ultimi mesi abbiamo più volte sollecitato il parlamento ad approvare al più presto il disegno di legge Zan.
È una legge non più rinviabile per far avanzare il nostro paese, anche se con grande ritardo, dal punto di vista della civiltà, dei diritti e dell’inclusione di tutte le persone. Senza dimenticare che l’Unione europea indica uno scenario molto negativo per l’Italia: siamo infatti agli ultimi posti nella difesa dei diritti LGBTQIAP e per accettazione siamo ai livelli della Macedonia e dell’Ucraina.
Si tratta di un tema cruciale perché crediamo in una società che promuove le identità di genere e il diritto di tutte le persone di potersi esprimere liberamente in un quadro di regole comuni e condivise. E crediamo nella socialità e nella solidarietà come antidoto all’odio, all’emarginazione e all’impoverimento culturale e materiale.
L’Arci è una grande associazione culturale e di promozione sociale. Centinaia di migliaia di socie e soci e tantissime associazioni, circoli, case del popolo, società di mutuo soccorso in tutta Italia. Nasciamo nel 1957 a Firenze come organizzazione per la difesa e lo sviluppo di case del popolo e circoli ricreativi. Siamo eredi della tradizione mutualistica dei movimenti popolari e antifascisti che hanno contribuito a costruire e consolidare la democrazia italiana fondata sulla Costituzione.
Oggi siamo donne e uomini di tutte le età che credono nella libertà di associazione e nell’autorganizzazione democratica delle persone. Siamo schierati dalla parte della pace, dei diritti, dell’uguaglianza, della solidarietà, del libero accesso alla cultura, della giustizia sociale, dei valori democratici.
Per questo abbiamo lanciato la campagna per l’inclusività di genere "Sii ciò che sei" contro stereotipi, pregiudizi, discriminazioni e violenze. Per un mondo che sia davvero gender inclusive. Una campagna che affiancherà una delle principali novità del tesseramento Arci 2020-2021, che si è aperto il primo ottobre, ovvero la possibilità di apporre un’identità alias sulle nuove tessere. I nuovi soci potranno infatti scegliere, in alternativa a nome e cognome, l’indicazione del codice fiscale sulla loro tessera. Un’opzione per ricordare che nessun diritto deve essere più negato e che è ora di dare piena cittadinanza a tutte le persone.
È stato sottolineato in questi mesi come la fase storica che stiamo vivendo, inedita e ancora piena di incognite, può essere l’occasione per guardare al futuro in maniera diversa: puntare su nuovi modelli di sviluppo, promuovere la sostenibilità ambientale, contrastare povertà e disuguaglianze. Speriamo sia anche l’occasione per arrivare a un pieno riconoscimento dei diritti di tutte e tutti.
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