Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza d'appello su Marcello Dell’Utri, del presidente del tribunale Raimondo Loforti, giudici Daniela Troja e Mario Conte


La Corte di Cassazione con la sentenza di annullamento ha ritenuto che la Corte d'appello aveva reso una motivazione ampia e logica sulla "natura e la qualità dei rapporti che Dell'Utri ha dimostrato di continuare ad intrattenere con Mangano e con Cinà, anche dopo l'allontanamento del primo dalla villa di Arcore: rapporti che la Corte ha argomentato sulla base di elementi oggettivi (colloqui telefonici, partecipazione a cene e ad un matrimonio ) essere stati - quantomeno nella relativa fase temporale - di natura assolutamente opposta a quella che connota il rapporto tra l'estorto (asseritamente Dell'Utri) e l'estortore ( cosa nostra) (pag. 108).

Prima di procedere all'esame della telefonata avvenuta il 14 febbraio 1980 tra Dell'Utri e Mangano e ribadendo le considerazioni della Corte di Cassazione che ha ritenuto del tutto estranea ai rapporti tra Dell 'Utri e Mangano ogni connotazione di costrizione del rapporto e di timore del primo nei confronti del secondo, deve mettersi in evidenza la ininterrotta prosecuzione dei suddetti rapporti anche dopo l'allontanamento di Mangano da Arcore.

In detto periodo e cioè dopo l'allontanamento di Mangano da Arcore, ma prima dell'inizio dell'attività lavorativa di Dell'Utri da Rapisarda, si colloca la cena al ristorante milanese "Le colline pistoiesi". Di essa ha parlato Antonino Calderone, uomo d'onore della famiglia mafiosa di Catania, che dal 1975 aveva accompagnato il fratello Giuseppe che era a capo dell'organismo direttivo di "cosa nostra" a Milano. Calderone, ha dichiarato di avere effettuato soprattutto dal 1975 con il fratello alcuni viaggi a Milano per individuare i soggetti che dovevano essere eliminati nel contesto di una guerra di mafia che si stava consumando a Catania.

In occasione di uno di essi aveva partecipato nel 1976 (forse il 24 ottobre 1976, giorno del suo 41 A compleanno), presso il ristorante già richiamato, insieme a Nino Grado e Vittorio Mangano, era presente anche Dell'Utri. Calderone ha ricordato che Mangano gli aveva presentato l'imputato come il suo "principale". L'episodio - confermato da Dell'Utri che tuttavia aveva riferito che Mangano gli aveva presentato dei suoi amici senza fargli il nome - era stato considerato dalla Corte d'Appello, con motivazione ritenuta dalla Corte di Cassazione "ampia e logica", come segno della continuità dei rapporti tra Dell'Utri e Mangano che avevano una natura del tutto diversa da quella esistente tra vittima ed estortore e cioè di natura cioè consuetudinaria e progettuale oltre che sintomatica di una affidabilità reciproca degli interlocutori". (v. pag 108 sent. Cassazione)

La stessa natura consuetudinaria e progettuale era stata attribuita ai "colloqui telefonici" intercorsi tra gli stessi protagonisti.

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