Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


P.M.: Perfetto, ritorniamo quindi a questo incontro in questa zona di Roma che lei ha descritto, dove...

CALDERONE A.: C'era un cordone, saliamo, sulla sinistra mi pare c'era una porta e ci venne ad aprire se non mi ricordo male o era Maniglia o era... ci dissero che erano gli uffici di Maniglia. O era Maniglia o era Nino, ma c'erano e...

P.M.: Scusi un istante, salite a che piano riesce a ricordarlo?

CALDERONE A.: Una grande stanza con un gran tavolo all'antica, c'era una finestra in faccia che si vedeva fuori e subito dopo è arrivato Salvo Lima, io ho detto: "Come mai, ce l'avevano qua?" perché non è che (...) dovevamo andarci nella mattinata. E' arrivato Salvo Lima e gli abbiamo detto che questo Questore ci disturbava, che noi non potevamo stare tranquilli e lui disse: "ne parlerò con chi di dovere e vi darò delle risposte"

P.M.: Scusi un istante Calderone, questo vice questore che ha citato più volte come si chiama o come...

CALDERONE A.: Cipolla, era della Criminalpol di Catania.

P.M.: Cipolla, e poi lei ha fatto riferimento che vi siete meravigliati dell'avviso improvviso di Salvo Lima, perché.

CALDERONE A.: Improvviso di Salvo Lima.

P.M.: Perché questa meraviglia?

CALDERONE A.: Ce l'avevano lì.

P.M.: No, non ho capito il perché della meraviglia, non avevate un appuntamento?

CALDERONE A.: No, non ne avevamo, avevamo l'appuntamento della giornata, della mattinata, prendiamo l'aereo e veniamo, ma non è che c'era l'orario.

P.M.: Quindi vi siete meravigliati perché è arrivato immediatamente?

CALDERONE A.: Sì, ci siamo meravigliati però ovviamente, sa poi facevamo commenti dopo (...) "Ma che l'avevano sotto la sedia"

P.M.: Ho capito. Ed ancora un'altra cosa, lei ha detto "Siamo saliti in questo palazzo" e a che piano siete saliti se lo ricorda?

CALDERONE A.: Ma al primo piano se non erro, al primo piano.

P.M.: E siete entrati in un ufficio, in una casa che era dove, sulla destra o sulla sinistra di questo primo piano?

CALDERONE A.: La porta mi pare che era a sinistra.

P.M.: A sinistra quindi salendo.

CALDERONE A.: Poi siamo entrati in questa specie di vestibolo e poi c'era una porta che portava in questa grande stanza. (…) E di rimpetto a questa porta c'era un altro ufficio che questo doveva essere l'ufficio di Maniglia dove c'erano ingegneri o cose, qualche cosa del genere.

P.M.: Quindi l'ufficio di Maniglia era di fronte a questo dove siete entrati?

CALDERONE A.: No, sempre nella stessa casa.

P.M.: Ah, sempre nella stessa casa.

CALDERONE A.: C'era, che io penso che era la stessa casa, ci hanno fatti entrare in questa stanza grande con questo grande tavolo ma così guardando di rimpetto c'era un'altra porta e mi pare che c'erano tavoli, cose, forse quello era l'ufficio di Maniglia, degli ingegneri, non lo so.

P.M.: Scusi un istante intanto, lei ha detto "Forse venne ad aprirci, non ricordo se Francesco Maniglia o Nino Salvo" lei ha conosciuto Francesco Maniglia?

CALDERONE A.: Sì, l'ho conosciuto a Francesco Maniglia, l'ho visto nei suoi studi, nei suoi uffici a Palermo, ci sono andato con Giuseppe Di Cristina ed addirittura era abbigliato che stava dipingendo perché si dava alla pittura.

P.M.: E quindi non ricorda però se quel giorno venne ad aprirle Francesco Maniglia o altro.

CALDERONE A.: Non glielo so dire, le direi una fesseria, mi pare che c'era ma non sono sicuro.

P.M.: Non è sicuro. Ritorniamo un attimo alla risposta che le diede a suo dire l'Onorevole Salvo Lima, quale fu?

CALDERONE A.: Dopo tempo ci dissero, perché non ce l'ha data lui.

P.M.: E chi ve la diede?

CALDERONE A.: Ce l'hanno data i Salvo, ci dissero che la moglie di Cipolla era una maestra ed aveva chiesto il trasferimento e sicuramente Cipolla si trasferiva ed allora dice "facciamo passare la cosa inosservata".

P.M.: Lei a seguito di questa attività doverosa del vice questore Cipolla che cosa fece, fece qualche cosa?

CALDERONE A.: Prego, a seguito?

P.M.: Di questa attività che lei ha definito doverosa, dice "faceva il suo dovere anzi era uno dei pochi che faceva il proprio dovere" che cosa fece, subì qualcosa, ebbe una qualche reazione?

CALDERONE A.: Mi mandò a cercare, mi mandava dei biglietti, io mandavo l'avvocato dicendo "Ma che cosa vuole" e l'avvocato le parlò e disse "Senta, se le porto Calderone poi me lo riporto?" lui disse "non le posso dire niente" e allora l'avvocato mi disse "Senta se ne vada da qua, perché se lo prendono i falchi l'arrestano" mentre invece dopo tanto tempo mi hanno fermato, mi hanno portato da Cipolla e mi hanno levato il porto d'armi.

(...)

P.M.: Ritornando ai suoi incontri con i Salvo, perché poi abbiamo interrotto un po’ il discorso, dopo questo incontro negli uffici di Maniglia a Roma ve ne sono stati degli altri e se sì dove?

CALDERONE A.: Prego, ritornando con i Salvo?

P.M.: Sì.

CALDERONE A.: A Roma, no, a Catania Nino Salvo è venuto. E' venuto perché ci fu un periodo che Maniglia era quasi fallito o stava fallendo o c'aveva dei grandi problemi perchè gli avevano bloccato i pagamenti, lui c'aveva dei lavori nell'Arabia Saudita, non so dove, fuori, c'aveva tanti

lavori e gli avevano bloccato i pagamenti, non poteva pagare, stava fallendo o era fallito o stava fallendo, cercava di aggiustarli e Nino parlò con mio fratello se mio fratello parlasse con Carmelo Costanzo se potevano rilevare questi lavori però loro volevano un 10%, Maniglia voleva un 10% di utile. Diede appuntamento o ci telefonò, dice "Arrivo all'aeroporto di Catania alle 4,30, alle 5,00" non lo ricordo, io e l'autista di Carmelo Costanzo, tale Tano Chinnici, mio fratello rimase alle imprese Costanzo, io e Tano Chinnici siamo andati all'aeroporto a prelevarlo. Aspettiamo, aspettiamo e non arriva niente, chiediamo lì, Tano Chinnici era un pò il (...) dell'aeroporto, perché era sempre lì all'aeroporto per... (...) Accompagna a questo, accompagna a quello.

P.M.: (...) Quindi Gaetano Chinnici, Tano Chinnici lei ha detto era che cosa?

CALDERONE A.: Ma era l'autista personale del Cavaliere Costanzo e all'aeroporto conosceva tutti, gli faceva regali perché all'ultimo momento arrivava qualcuno che doveva prendere l'aereo, lo facevano passare, era tutto lì dentro e allora ci vado con lui e gli dico "Senta Tano, chieda se c'è l'aereo che viene o da Palermo o da Roma" dice "A quest'ora non arrivano aerei né da Palermo né da Roma" "E come mai se questo ha detto che arrivava alle 5,00? E si informi meglio, si informi meglio" e questi dicono "No, arriva un aereo personale alle 5,15" che viene o da Roma o da Palermo, non lo so da dove. Sta di fatto che subito dopo si vede questo uccello bianco, era bello, un bell'aereo a reattori che si ferma al centro della pista e scende lui, Nino. (...) Nino Salvo. (...) E gli dico "Come mai?" e dice "Non lo sapevi, questi sono aerei di Francesco, Francesco Maniglia" l'accompagnamo nell'impresa Costanzo, parlano e Carmelo Costanzo gli disse "No, il 10 per cento non lo possiamo dare, io cercherò se posso parlare con altre imprese per fare una specie di consorzio per levare tutti questi lavori, ma il 10% a Maniglia non lo possiamo dare" perché Maniglia voleva il 10 per cento per salvarsi. Fatto sta che non se ne fece niente.

P.M.: Scusi signor Calderone, a questo incontro chi prese parte?

CALDERONE A.: Ma mio fratello, Nino e Carmelo. Nei primi momenti c'ero pure io ma poi erano cose che non mi interessavano, mi sono messo con De Luca.

P.M.: E Carmelo chi è?

CALDERONE A.: Carmelo Costanzo.

P.M.: Carmelo Costanzo, quindi...

CALDERONE A.: Il Cavaliere.

P.M.: Il Cavaliere. E riesce a collocare nel tempo questo incontro, questa venuta di Nino Salvo dal Cavaliere Costanzo?

CALDERONE A.: Ma può darsi che sia nel '77, non lo so, lei lo vedrà nelle date di quando Maniglia finirà nei guai, non lo so dire.

PRESIDENTE: Ma Maniglia c'era in quell'incontro?

CALDERONE A.: '76, '77.

P.M.: Maniglia, chiede il Presidente, era presente a questo incontro?

CALDERONE A.: No.

P.M.: Maniglia non c'era.

CALDERONE A.: No, non ce l'ha detto Maniglia a noi altri, ce l'ha detto Salvo, Nino Salvo.

P.M.: E Nino Salvo ve lo dice sia prima dell'incontro che dopo l'incontro?

CALDERONE A.: Sì, che dice che voleva incontrarsi con Carmelo Costanzo per questi fatti.

P.M.: E scusi, che necessità c'era se si voleva incontrare con Carmelo Costanzo, di rivolgersi a suo fratello o a lei?

CALDERONE A.: Come che necessità c'era? Una cosa è che si rivolgono, anche se si conoscevano, ma non si conoscevano penso, una cosa è che si rivolge così e una cosa è che si rivolge a noi altri uomini d'onore che gli facevamo la protezione ai Costanzo e tutte le altre cose. Non ha la stessa... lo stesso significato.

(...)

P.M.: Facciamo un attimo un passo indietro per cercare di collocare nel tempo quella venuta a Catania di Nino Salvo. Lei ha detto '76-'77, suo fratello è sicuramente vivo, no?

CALDERONE A.: Sì, è vivo.

P.M.: Suo fratello ebbe l'attentato quando?

CALDERONE A.: Ma nel settembre del '78.

P.M.: Settembre del '78, quindi deve essere un periodo antecedente al settembre del '78.

CALDERONE A.: Sì, sì.

(...)

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