Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci


Venivano, quindi, acquisite le dichiarazioni di alcuni imputati di gravissimi delitti in procedimenti penali pendenti davanti alle Autorità Giudiziarie di Milano e Torino ed in particolare quelle di Epaminonda Angelo (Vol.172-181), Parisi Salvatore, Saia Antonino, Miano Roberto, i quali concordemente indicavano in Santapaola Benedetto il capo indiscusso della famiglia mafiosa di Catania, l'ispiratore, se non l'autore materiale, dell'omicidio di Ferlito Alfio e riferivano sulla sua strettissima alleanza con numerosi esponenti di spicco delle corrispondenti organizzazioni operanti in Palermo e facenti parte del gruppo emergente, nonché sul suo ruolo nella fase di approvvigionamento di grossi quantitativi di stupefacenti.

Ulteriori indagini istruttorie che prendevano le mosse dalle dichiarazioni di Bono Benedetta, di Colletti Vincenzo, rispettivamente amante e figlio del defunto rappresentante della "famiglia" di Ribera, Colletti Carmelo, nonché da intercettazioni telefoniche disposte dalla procura della Repubblica di Agrigento, confermavano gli accertati collegamenti di Santapaola Benedetto con altri membri di spicco delle organizzazioni mafiose della Sicilia Occidentale, quali il predetto Colletti Carmelo, indicato, nelle interessantissime registrazioni ambientali effettuate in Canada presso la latteria di Violi Paul, anche come "capo-mandamento" facente parte della "Commissione" di Agrigento, nonché Ferro Antonio, presunto "rappresentante" della "famiglia" di Canicatti' (Agrigento).

Altro collegamento, del resto, era precedentemente emerso tra il Santapaola ed Agate Mariano, accusato da Contorno Salvatore di essere il "rappresentante" della famiglia di Mazara del Vallo, allorché gli stessi erano stati fermati insieme in territorio di Campobello di Mazara il 13 agosto 1980, cioè il giorno immediatamente successivo all'omicidio di Lipari Vito, sindaco di Castelvetrano.

Per evidenti ragioni di connessione, venivano, quindi, riuniti al procedimento principale: quello contro Bruno Francesco, imputato dell'omicidio di Gallina Stefano e dei reati connessi, contrassegnato con la lettera V, gia' definito in istruzione con la richiesta da parte del pm di rinvio a giudizio presso la Corte d'Assise di Palermo; il procedimento contro Profeta Salvatore ed altri (cosiddetto Blitz di Villagrazia), contrassegnato con la lettera W; il procedimento contro Mondino Girolamo ed altri, contrassegnato con la lettera Z; infine, il procedimento contro Biancorosso

Antonino ed altri, instaurato a seguito delle dichiarazioni di Marsala Vincenzo, figlio di Marsala Mariano, "rappresentante" della "famiglia" di Vicari, il quale, dopo l'uccisione del padre, si era deciso a collaborare, rivelando tutte le sue conoscenze sull'organizzazione mafiosa e sulle persone che ne facevano parte e tratteggiando con notizie dense di particolari la struttura della mafia a carattere rurale operante nei piccoli centri delle province siciliane.

In data 24 aprile 1985, gli atti venivano depositati, dandone avviso al Procuratore della Repubblica, il quale, dopo aver preso visione di ulteriori atti istruttori, frattanto acquisiti, il 28 giugno 1985 depositava le sue requisitorie.

In pari data, il G.I., aderendo parzialmente a talune richieste del P.M., ordinava la separazione di vari procedimenti precedentemente riuniti, di atti, documenti e singole posizioni processuali di imputati per le quali si riteneva necessaria un'ulteriore attività istruttoria, costituendo, con gli atti così stralciati e con la fotocopia di tutti gli atti del procedimento principale, un nuovo procedimento cui era assegnato il N.1817-85 R.G.U.I. Ai sensi de11'art.372 C.P.P. veniva, quindi, disposto il deposito in cancelleria di tutti gli atti processuali in fotocopia, attesa l'esigenza che gli originali venissero custoditi in appositi locali, convenientemente attrezzati, per motivi di sicurezza e per potere procedere senza interruzione alle operazioni di microfilmatura, fatta salva la facolta' dei difensori di prendere visione, a richiesta, anche degli originali entro il previsto termine di 5 giorni, poi prorogato, stante la complessita' del procedimento e la quantita' degli atti e dei documenti, sino al 31 luglio 1985.

Decorso tale termine, il Consigliere Istruttore dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, 1'8 novembre 1985, depositava la monumentale ordinanza sentenza di rinvio a giudizio, cui si fa espresso rinvio per quanto concerne i provvedimenti in essa contenuti, ed emetteva, contestualmente il mandato di cattura n.315-85, nei confronti di Abbate Mario + 61 cioè di coloro che erano stati scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare previsti per la fase istruttoria. Il presidente della Corte di Assise, sezione 1, cui il processo veniva assegnato, emetteva decreto di citazione per l'udienza del 10 febbraio 1986 e, in tale data, esperite le modalità per la formazione del collegio giudicante, premesso l'appello delle parti presenti e svolti gli accertamenti relativi alla costituzione dei 475 imputati citati, venivano dalla Corte risolte, con ordinanza, talune questioni incidentali sollevate dai difensori.

Veniva, così, disposta la separazione del giudizio nei confronti di Martello Ugo, perché non tradotto per mancata concessione del relativo nulla osta da parte del Tribunale di Milano, e nei confronti di Badalamenti Gaetano, Baldinucci Giuseppe, Randazzo Vincenzo, Palestrini Fioravante, Papastavru Stravos e Karakonstantis Micail, per legittimo impedimento a comparire a causa della detenzione all'estero. Alle ore 23, l'udienza veniva sospesa e rinviata alle 9,30 del giorno successivo, allorché si procedeva alla costituzione delle parti civili, fase che si protraeva fino all'udienza del 12 febbraio 1986. Fatta dare lettura delle imputazioni, il presidente concludeva le formalità di apertura ed all'udienza del 14 febbraio 1986 dichiarava aperto il dibattimento.

I difensori degli imputati proponevano numerosissime questioni preliminari concernenti la costituzione di talune parti civili, la nullità degli atti istruttori, dell'ordinanza di rinvio a giudizio, del decreto di citazione a giudizio, la competenza per territorio.

Tali questioni trattate con unica discussione, venivano decise dalla Corte con ordinanze del 24 e del 28 febbraio 1986.

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