Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


Il protrarsi di tali servizi permetteva di acquisire utili risultati anche sul piano investigativo a seguito dell'arresto di FICI Giovanni, avvenuto il 6 gennaio 1982 e di SPADARO Francesco, MARCHESE Giuseppe ed INCHIAPPA Giovanbattista, avvenuto il 15 gennaio 1982.

Di tali operazioni verrà detto seguendo il criterio cronologico e logico.

Il 25 dicembre 1981,in Bagheria, a conclusione di uno spettacolare raid automobilistico costellato dall'esplosione incosciente di grande numero di colpi di arma da fuoco, un commando di killers su due autovetture raggiungeva il mezzo sul quale prendevano posto PITARRESI Biagio, DI PERI Giovanni e PITARRESI Antonino, uccidendo i primi due e sequestrando il terzo che non era stato loro possibile uccidere, per esaurimento di munizioni.

Nello scontro veniva ucciso accidentalmente un passante, VALVOLA Onofrio. Il giorno successivo, in Villabate, veniva pure assassinato, a colpi di arma da fuoco, CARUSO Giuseppe.

La personalità criminale di DI PERI Giovanni, pregiudicato ed indiziato mafioso, indicato quale patriarca del paese di Villabate sin da quando aveva neutralizzato la famiglia dei COTTONE a lui avversa; il potere che gli veniva riconosciuto in ogni settore dell'attività economica imprenditoriale e sociale; la contemporanea presenza di PITARRESI Antonino e PITARRESI Giorgio, impegnati con altri congiunti in varie attività commerciali ed imprenditoriali nel settore edilizio; la successiva uccisione di CARUSO Giuseppe che sotto l'egida del DI PERI controllava la distribuzione dell'acqua irrigua per gli agrumeti della zona; l'immediata fuga dalle rispettive abitazioni di MESSICATE VITALE Pietro, socio dei DI PERI, e di TROIA Gaspare aggregato alla cosca dei PITARRESI; tutto ciò faceva ritenere che la cosiddetta “strage di Natale” fosse stata perpetrata per scalzare il potere mafioso del PITARRESI e contemporaneamente colpire le attività imprenditoriali condotte dai DI PERI ed assumere il controllo della distribuzione delle acque irrigue, elemento vitale per la sopravvivenza dell'economia agricola di tutta la zona.

A conferma dell'intuizione veniva una specifica segnalazione anonima che attribuiva la responsabilità degli omicidi consumati il 25 e 26 dicembre 1981 a MARCHESE Filippo, titolare della Edilbeton Calcestruzzi, proprietario del villino nei pressi della Casa Vinicola "Vini Covo” a Casteldaccia.

Dalle indagini e dalle notizie che informalmente incominciavano a filtrare, si acquisiva che erano insorti gravi contrasti tra i proprietari della citata Edilbeton (MARCHESE Giorgio figlio di Filippo, GUIDA Andrea cognato di TINNIRELLO Gregorio, TINNIRELLO Gregorio figlio di Benedetto, quest 'ultimo cognato di MARCHSE Filippo, LA ROSA Antonino zio di DI GREGORIO Giuseppe di Nicolò e parente di altre famiglie mafiose, - PRESTIFILIPPO e FICI) e quelli della Sicilconcret (PITARRESI Salvatore figlio di Antonino, PICCIURRO Raffaele cugino di PITARRESI, MESSICALTE VITALE Pietro, PIPITONE Antonino e CANNELLA Tommaso). Infatti le due ditte fornitrici di calcestruzzo sono situate a breve distanza l'una dall'altra e quindi hanno, quale loro naturale mercato, la medesima zona che va da Bagheria a corso Dei Mille, territorio nel quale opera pure la Calcestruzzi Maredolce dei fratelli MAFARA. L'attività di quest'ultima impresa era stata praticamente soffocata con l'eliminazione fisica dei titolari MAFARA Francesco e MAFARA Giovanni.

Pertanto, se come successivamente é stato dimostrato, l'ideatore della strage di Natale era il gruppo mafioso facente capo ai MARCHESE, ai TINNIRELLO, ai PRESTIFILIPPO ed ai GRECO, portatori di una logica di sterminio per l'acquisizione di un potere territoriale più esteso, appariva verosimile che l'uccisione del DI PERI dei PITARRESI c del CARUSO, così come quella dei MAFARA , fosse servita per assicurare la necessaria espansione della Edilbeton sul versante di Villabate e Bagheria dalla Sicilconcret e sul versante di Brancaccio, Villagrazia, corso Dei Mille dalla Calcestruzzi Maredolce.

L'esattezza della pista investigativa sopra delineata trova ampia conferma dai due episodi verificatisi nel gennaio millenovecentottantadue di cui si é ampiamente parlato prima.

Infatti il 6 gennaio 1982 a seguito di telefonata anonima, il locale Nucleo Radiomobile Carabinieri interveniva nei pressi dello stabilimento industriale Calcestruzzi Maredolce per intercettare ed identificare gl i occupanti di due autovetture sospette, segnalate dall'anonimo interlocutore.

Le due autovetture, all'approssimarsi dell'autoradio, si davano velocemente alla fuga in direzione di Villabate; all'improvviso, dall'ultima autovettura,. scendeva un individuo che si dileguava nella campagna circostante.

Il predetto veniva, dopo laboriose ricerche , raggiunto ed identificato per FICI Giovanni, cugino di GRECO Giuseppe di Nicolò e di GRECO Giovanni. […] Sul conto di FICI Giovanni erano già emersi concreti elementi di collegamento con il clan dei GRECO di Ciaculli. […] Successivamente, in via confidenziale, si apprendeva che tra gli occupanti delle due autovetture che erano sfuggite al controllo vi era il famigerato Pino GRECO latitante per omicidio e che il motivo della presenza del FICI, del GRECO e degli altri occupanti rimasti sconosciuti davanti alla Calcestruzzi Maredolce, era da individuarsi nell'intenzione di uccidere MAFARA Pietro e Giuseppe ultimi superstiti dell'omonima famiglia.

© Riproduzione riservata