Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul processo Montante


Il GUP ha ritenuto che il saldo rapporto di vicinanza del comandante provinciale della Guardia di Finanza Ardizzone fosse sfociato in condotte corruttive sulla base delle dichiarazioni di Marco Venturi, che nel verbale del 12.11.2015 aveva riferito di un incontro tra lui e l'ufficiale presso la sede della SIDERCEM.

Ardizzone si era personalmente recato presso l'impresa di Venturi e gli aveva chiesto se aveva la possibilità di assumere la figlia Giuliana. All'epoca Venturi era presidente della Camera di Commercio (il fatto era avvenuto nel periodo compreso tra il 2007 e il 2009).

Venturi gli disse che in quel momento non aveva bisogno di personale ma, sapendo che il Confidi invece doveva fare delle assunzioni, chiese a Romano (all'epoca presidente del Consorzio) se poteva assumerla. Dopo qualche settimana la figlia di Ardizzone – successivamente assolto in questo processo -venne assunta.

In effetti con Giuliana Ardizzone Confidi stipulò un contratto di lavoro a tempo determinato dal 9.1.2008; il contratto fu trasformato dall'l.5.2008 a tempo indeterminato.

Successivamente però costei fu reindirizzata verso la collaborazione del giornale freepress "Siciliaoggi", diretto dal giornalista Corrado Maiorca, persona vicina a Montante, che lo aveva anche nominato addetto stampa di Confidustria nissena.

Il GUP riteneva dimostrata la tesi d'accusa secondo la quale questo trasferimento fu dovuto al fatto che la Ardizzone non era risultata idonea a prestare le attività professionali richieste presso il Confidi, ma non poteva essere licenziata perché figlia del comandante provinciale della Guardia di Finanza.

In particolare, a questo passaggio il GUP ha legato l'intervento di Montante, il quale, secondo la stessa ricostruzione di Venturi, oltre che secondo quella fornita da Ardizzone nella sua difesa, non era stato direttamente interessato dall'ufficiale della Guardia di Finanza. Egli si era infatti rivolto a Venturi, che a sua volta aveva girato la richiesta a Romano, il quale aveva agito autonomamente, informando Montante solo dopo l'assunzione. Ciò aveva determinato in Montante un evidente malcontento, poiché avrebbe voluto direttamente gestire i rapporti con Ardizzone, anche così attribuendosi il merito dell'assunzione.

Successivamente, come riferito dal teste Crescente, la giovane neo assunta era stata indirizzata al periodico "Siciliaoggi", un freepress locale, finanziato in larga parte da Confindustria e diretto da Corrado Maiorca, che aveva rapporti oltre che di affari anche personali con Montante, tanto da essersi trasferito a Caltanissetta insieme alla moglie, la giornalista Lucia Basso, per attendere a questa iniziativa editoriale ma anche per assumere il ruolo di addetto stampa dell'associazione imprenditoriale mssena.

Il periodico era stato pubblicato e distribuito tra il 2007 ed il 2009, nel periodo cioè in cui Maiorca si era trasferito a Caltanissetta a seguito del contratto di collaborazione con Confindustria come addetto stampa. Tra il 2008 e il 2009 Giuliana Ardizzone aveva redatto diversi articoli (tutti prodotti dalla difesa), ma tuttavia la sua attività non poteva considerarsi professionale in quanto costei non

era iscritta all' ordine dei giornalisti, né come professionista né come pubblicista. Lucia Basso è stata sentita nel corso del giudizio di primo grado e ha riferito che Giuliana Ardizzone e la sua famiglia aveva intrattenuto rapporti di frequentazione con loro anche in epoca precedente; anche in ragione di questo la Basso era a conoscenza del fatto che già costei si era dedicata con buoni risultati alla stesura di articoli per giornali e riviste.

Il GUP riteneva tuttavia non credibile che Giuliana Ardizzone fosse stata impiegata nella redazione di "Siciliaoggi" solo in ragione dei rapporti personali con i coniugi Maiorca-Basso, sia perché comunque rimaneva ingiustificato il rapporto di lavoro con Confidi che le erogava la retribuzione sia perché infine quando Maiorca si allontanò da Caltanissetta e ruppe con Montante nel 2009 la Ardizzone non lo seguì in altre iniziative editoriale.

Questi elementi inducevano il giudice di primo grado a concludere che il rapporto di lavoro con Confidi di Giuliana Ardizzone, pur essendo derivato da una richiesta del padre soddisfatta da Massimo Romano, doveva considerarsi un favore i cui effetti si erano consolidati solo in ragione dell'intervento di Montante, che ne aveva consentito il sostanziale reimpiego in attività diversa per la quale non era risultata idonea.

In ogni caso il GUP riteneva che, anche a non tener conto dell'intervento di Montante, Ardizzone aveva garantito l'asservimento delle sue funzioni in maniera permanente prima in favore di Romano (e in relazione ad esse ottenne il primo beneficio con l'assunzione della figlia a Confidi) e poi continuativamente nei confronti di tutto il gruppo imprenditoriale facente capo a Montante fino a ricevere da quest'ultimo l'ulteriore favore consistito nell'intercessione per il proprio trasferimento da Reggio Calabria, ove aveva nel frattempo assunto la qualità di capocentro della DIA, a Caltanissetta, al vertice dell'omologo ufficio investigativo.

Nel file excel sequestrato a Montante, peraltro si trovano due annotazioni che confermano l'unitarietà delle vicende, perché nell'elenco dei curricula per segnalazioni risultano inseriti quello di "Ardizzone G. da sua e-mail 17.2.2009" e quello di "Ardizzone Giuliana e-mail 5.11.2012".

Degli autonomi e saldi rapporti tra Montante e Ardizzone ha riferito Venturi e vi sono conferme nelle annotazioni di un pranzo tra i due e lo stesso Venturi il 17.2.2009 (la stessa data dell'invio del curriculum).

Ardizzone ha confermato di avere mandato il suo curriculum, ma per perorare una sua progressione onorifica da cavaliere della Repubblica a cavaliere ufficiale; a tale ammissione è giunto dopo avere inizialmente negato di avergliene mai inviato né di propri né della figlia. E anche questa circostanza veniva valorizzata dal GUP.

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