Le nostre facce sono già schedate. Ma la sorveglianza è senza legge

È sempre più chiaro come una tecnologia controversa e potenzialmente lesiva dei diritti di tutti venga presa in considerazione, implementata e testata senza le forme di controlli e contrappesi democratici che invece sarebbero dovuti e urgenti

  • Il riconoscimento facciale è già una realtà presente. Sta diventando una delle tecnologie più utilizzate da governi, agenzie di intelligence e forze dell’ordine per monitorare gli spazi pubblici e attuare varie forme di sorveglianza.
  • La letteratura scientifica da tempo si concentra su aspetti profondamente controversi: la reale efficacia per finalità anti crimine o anti terrorismo e la natura inerentemente propensa a riprodurre in fase di progettazione i bias a cominciare da quelli razziali.
  • Mancano però framework legali chiari. Il limbo di regolamentazione genera abusi.

Uscendo dalla stazione di Como San Giovanni si attraversa un parco pubblico poco frequentato. Dallo scorso anno quell’area ospita un sistema di videosorveglianza in grado di riconoscere i volti di chi la attraversa, a fini investigativi e di sicurezza. Il fatto che la città, una delle più sicure in Italia, abbia dovuto interrompere l’uso del riconoscimento facciale per assenza di paletti di legge chiari è un elemento chiave per capire come questa tecnologia, che apre diversi scenari sinistri di

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