Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


Frattanto il 19 ottobre 1981, venivano sorpresi all'interno di un villino nella via Valenza in zona Villagrazia una ventina di individui riuniti in un convegno. Gli stessi, per sottrarsi all'identificazione ed all'arresto, ingaggiavano un violento conflitto a fuoco con personale della Polizia di stato, tanto che, almeno una decina di partecipanti alla riunione, riusciva a dileguarsi.

Venivano però tratti in arresto PROFETA Salvatore, PULLARA' Giovanbattista (ambedue armati di pistola e rivoltella), CAPIZZI Benedetto, VERNENGO Ruggiero, FASCELLA Pietro, LO IACONO Pietro, GAMBINO Giuseppe, DI MICELI Giuseppe e D'URSO Giuseppe mentre venivano identificati tra i fuggiaschi AGLIERI Giorgio, GRECO Carlo, LO VERDE Giovanni, MARCHESE Mario, MOTISI Giovanni e CALASCIBETTA Giuseppe; all' interno della villa e nelle sue immediate vicinanze venivano rinvenute altre otto pistole.

Dalle indagini emerse che la villa in questione era stata acquistata, formalmente, da VERNENGO Ruggiero per la somma di lire centocinquanta milioni, ma che ne aveva l'effettiva disponibilità, giacché ne deteneva le relative chiavi, AGLIERI Giorgio suocero di VERNENGO Pietro.

L'immediata perquisizione domiciliare fatta dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Palermo nell'abitazione di AGLIERI Giorgio riportava al rinvenimento della somma di lire centotrenta milioni e di dollari U.S.A. per un totale di centoquarantasettemila e duecento.

Si accertò pure che il VERNENGO Ruggiero, cugino del sopra citato VERNENGO Pietro aveva acquistato l'immobile da VERACE Teresa, quest'ultima cognata del noto mafioso di Partanna Mondello RICCOBONO Rosario.

La contemporanea presenza all'interno di una villa periferica, protetta con sofisticati sistemi audiovisivi, di un così rilevante numero di pregiudicati e mafiosi tutti armati e decisi ad ingaggiare un conflitto a fuoco pur di consentire la fuga ai complici di maggiore spessore criminale, dimostrava che era stato interrotto un summit mafiso di particolare importanza, tenutosi in zona di già incontrastata e specifica influenza del clan BONTATE.

La particolare estrazione mafiosa dei partecipanti arrestati ed identificati e la rispettiva collocazione in seno a ben determinati gruppi criminali, avvalora quanto già acquisito in via confidenziale e dedotto per logica circa l'esistenza di una coalizione tra famiglie di mafia, ma permetteva altresì di individuare, alcune cosche che ne facevano parte; infatti i vari PROFETA, CAPIZZI, FASCELLA, GAMBINO, GRECO, MOTISI e CALASCIBETTA potevano facilmente essere collocati all'interno della famiglia mafiosa di Villagrazia; il LO IACONO e il LO VERDE tra i seguaci di ALBERTI Gerlando; il VERNENGO e l'URSO nel gruppo di contrabbandieri di Ponte Ammiraglio; il PULLARA' Giovanbattista nel gruppo mafioso facente capo al BRUSCA Bernardo di San Cipirrello e San Giuseppe Iato ed ai corleonesi; il DI MICELI e l'AGLIERI nel gruppo dei corleonesi e dci contrabbandieri di piazza Scaffa; i1 MARCHESE Mario nella cosca di Altofonte.

La presenza di vari adepti al clan di Villagrazia assieme ad esponenti del gruppo ALBERTI, VERNENGO, BRUSCA, corleonese e di Altofonte lasciava chiaramente intendere che i primi fossero da annoverare tra coloro che avevano abbandonato il clan di Stefano BONTATE e si fossero alleati con altri gruppi mafiosi che non avevano subito alcuna perdita nel corso della guerra e che quindi necessariamente facevano parte della mafia emergente.

Tra questi era da annoverare certamente la famiglia mafiosa di Partanna Mondello, visto che RICCOBONO Rosario vero proprietario della villa di via Valenza, l'aveva ceduta pochi giorni prima dell'irruzione a VERNENGO Pietro, pur risultando intestatario VERNENGO Ruggiero.

Tale constatazione induceva a ritenere che le due organizzazione criminali facenti capo rispettivamente al RICCOBONO e al VERNENGO, pur se gravanti in zona diametralmente opposta della città mantenevano reciproci legami di interesse e pertanto che la cessione del villino fosse servita a compensare non meglio specificati rapporti di dare e avere.

Inoltre attraverso i collegamenti che era possibile fare, prendendo le mosse dei gruppi mafiosi dei contrabbandieri, di San Cipirrello, del corleonesi e di Altofonte, si arriva immediatamente all'individuazione delle altre famiglie artefici dello sconvolgimento degli squilibri.

Infatti la presenza di PULLARA' Giovanbattista, fratello del latitante PULLARA' Ignazio, riportava immediatamente a LEGGIO Luciano, a seguito della cui cattura il PULLARA' Ignazio e lo zio Giuseppe proprietario della famosa fiaschetteria di Milano, vennero denunciati per favoreggiamento personale.

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