Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del “Processo alla Sicilia”, il libro che raccoglie trentacinque inchieste di Pippo Fava, direttore de “I Siciliani”, ucciso con cinque colpi di pistola il 5 gennaio del 1984 a Catania


È morto quarant’anni fa nella città dove la mafia “non esisteva” per mano dei boss. A Catania, la tarda sera del 5 gennaio 1984.

Per una vita Pippo Fava aveva raccontato la Sicilia e il suo popolo, le contraddizioni e i paradossi di un’isola, aveva indagato fra i suoi uomini migliori e i suoi uomini peggiori.

Lo aveva fatto prima a “La Sicilia”, quotidiano che aveva lasciato per fondare prima “Il Giornale del Sud” e poi “I Siciliani”.

Nella prefazione del suo “Processo alla Sicilia”, una raccolta di inchieste di più di mezzo secolo fa, il giornalista scriveva parole che sono sempre attuali: «La Sicilia, un continente dentro una nazione. Le chiese più antiche, i monumenti più favolosi, i paesi più miserabili d’Europa, i palazzi più aristocratici, l’infelicità del bisogno e l’onore che sopravvive agli individui, i padri della letteratura e del teatro europei, la gente più paziente, la gente più violenta, la mafia e il piacere di uccidere, la verginità e le umiliazioni dell’amore, il sole sopra le cose immobili, gli uomini immobili, una prospettiva diversa dell’esistenza nella quale i sentimenti fondamentali sono ricondotti alla loro purezza e violenza, i nomi più tragici della storia italiana degli ultimi trent’anni, i problemi sociali più imponenti, una continua lotta feroce, una continua corruzione».

E ancora: «E su tutto la ribellione umana al proprio destino. Qual è oggi veramente la Sicilia? Di là dalle retoriche della politica, del folklore giornalistico, dietro tutte le facciate umane: l’onorabilità, il pudore sociale, i pregiudizi, i manifesti, le fotografie, i discorsi, le leggi, i programmi, le speranza. È difficile guardare nell’anima del Sud, poiché essa è oscura e tragica. L’antica abitudine al dolore l’ha resa diffidente. E non basta scrutare il volto delle città e conoscere le passioni degli uomini, ma bisogna conoscere ogni altra cosa, gli errori, le truffe, gli inganni, i trucchi, le viltà, i delitti, le paure, i sogni: tutte le cose che, messe insieme, formano appunto l’anima reale e fantastica di un popolo. Solo così, infine, è possibile valutare i diritti ch’essa ha sulla faccia della terra e sapere quante speranze abbia di sopravvivere..».

L’inchiesta è diventata un libro che raccoglie in un unico volume i trentacinque reportage che, nell’estate-autunno 1966, apparvero sulle pagine del quotidiano catanese La Sicilia e composero il «Processo alla Sicilia».

Da oggi sul nostro Blog Mafie pubblichiamo ampi stralci di questo “documento” firmato da Pippo, riproposto nel 2008 dalla Fondazione Fava, che ci ha gentilmente autorizzato la sua divulgazione.

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