Dopo che l’ex presidente russo Dmitri Medvedev ha fatto irruzione nel voto italiano dicendo che «gli elettori dovrebbero punire i loro governi idioti», questo venerdì Matteo Salvini si è schermito con un: «Non vado in Russia da anni». Poi ha minimizzato gli affondi di Mosca. Quando dice che «la Russia non influirà sul voto», il leader della Lega finisce per citare proprio l’uomo simbolo delle ingerenze russe, Gianluca Savoini. Prima dello scandalo Metropol, il suo fedelissimo, davanti a una platea di estrema destra in Germania, diceva che «il potere globale si inventa il famigerato piano della Russia di Putin di condizionare le prossime elezioni». Era il 2018. Da allora varie inchieste hanno accertato quelle ingerenze.

Il gioco di Mosca

Ma perché la Russia è così interessata alla campagna elettorale italiana e perché, se potesse, Putin voterebbe la destra? Il primo favore che può fare un partito amico a Mosca è quello di svolgere un ruolo destabilizzatore. Contribuendo alla caduta del governo Draghi, Lega e Forza Italia quel ruolo l’hanno già svolto. «Il tentativo russo di sostenere partiti antieuropeisti è documentato ed è strutturale», dice Edoardo Bressanelli del Sant’Anna. Il suo studio Investire nella destabilizzazione ha istruito i lavori della commissione Ingerenze straniere del parlamento Ue, che ha denunciato «i contatti tra Russia e partiti come Rassemblement National e Lega», peraltro tuttora alleati fra loro.

Silvio Berlusconi non è da meno in fatto di sodalizio con Putin, e non solo per il “lettone” e i vecchi regali, ma per omaggi politici più recenti. Elio Vito a giugno ha abbandonato sia Forza Italia che il suo seggio proprio per «gli elogi di Berlusconi a Putin, la sua comprensione verso la Russia». Vito ha anche proposto una commissione di inchiesta sui finanziamenti esteri ai partiti; è finita nel dimenticatoio, come le sue interrogazioni sui contatti tra Salvini e l’ambasciata russa in Italia.

Guerra, armi e sanzioni

Quando Salvini dice – come ha fatto giovedì – che «i problemi degli italiani sono le bollette», riecheggia la campagna elettorale di un alleato suo e di Mosca, Viktor Orbán: invocare «la pace e gas a basso prezzo» è l’escamotage del premier ungherese per giustificare la sua indulgenza verso Putin.

A differenza che in passato, negli ultimi mesi in Ue la Lega ha votato le sanzioni contro Mosca; ma su questo, e sull’invio di armi, Salvini ha esibito mille eccezioni. Lasciano immaginare come potrebbe comportarsi un governo trainato dalla destra. «Invio di nuove armi? Sono contrario» (Salvini). «No all’embargo su gas e petrolio!» (Sempre Salvini). «Gli europei non hanno voglia di gettare benzina sul fuoco della guerra» (Marco Zanni, leghista che guida i sovranisti in Europa). L’eurodeputato Pd Pierfrancesco Majorino che è in commissione Inge dice: «La Lega ha fatto pressioni per minimizzare le azioni di Putin». Giorgia Meloni sulle armi a Kiev è zelante, ma su altro fa il gioco russo.

Destabilizzare e disgregare

I suoi stretti alleati, gli ultraconservatori polacchi, frenano l’integrazione politica europea. Vogliono inchiodare l’Ue all’unanimità, che la rende ostaggio di filorussi come Orbán. Meloni e Salvini un anno fa hanno siglato con Pis, Fidesz, Le Pen e altre formazioni di destra una “Carta dei valori” che rivendica il ruolo nazionale sopra quello Ue. A Mosca fa gola, un’Europa ostaggio delle sue divisioni e di governi amici, capaci di terremotare la linea su guerra e altro. Il ruolo disgregatore della destra non riguarda solo la politica ma la società. «In Russia si ritrova il senso del sacro, altro che illuminismo», parole di Savoini. L’attacco alle comunità Lgbtqi+ e al diritto di aborto è uno schema replicato da Mosca a Budapest, Varsavia, Roma. Quest’estate in Ue Lega, FdI e FI hanno votato contro l’aborto come diritto primario. Costruire un nemico, che siano i migranti o i gay, è il grimaldello perfetto per chi vuole un’Europa polarizzata e preda dello scontro interno.

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