Da ieri Arzano, pochi chilometri a nord di Napoli, è zona rossa. Lo ha deciso il presidente della Campania Vincenzo De Luca, con ordinanza firmata martedì notte. Vietato entrare ed uscire dalla cittadina, con esclusione del personale sanitario e socio-sanitario.

Da oggi l’istituto Giordano Bruno di Arzano è sede del concorso straordinario per docenti precari. «I candidati non potranno entrare nella cittadina. E i docenti arzanesi che dovranno partecipare al concorso in altre sedi non avranno il lasciapassare per uscire dal comune. O se gli verrà concesso, non potranno firmare l’autocertificazione per partecipare perché vengono da una zona rossa».

La notizia arriva durante una conferenza stampa sul cellulare di Pino Turi, segretario Uil scuola, sindacato che ieri si è visto respingere il ricorso al Tar del Lazio per rinviare il concorso straordinario. Ricorso respinto, questo concorso d’ha da fare. Ma quante Arzano ci sono oggi in Italia, e quante ce ne saranno di qui al 16 novembre, la fine delle sessioni? Quanti prof precari saranno esclusi dalla possibilità di essere docenti stabili della scuola pubblica?

Troppo silenzio

I candidati saranno in tutto 64.563 e 32mila i posti. Sono gli unici numeri certi che arrivano dal ministero dell’Istruzione in questo momento. Nell’edizione del 21 ottobre Domani ha dimostrato che il dato fornito sui contagi nella scuola, il rassicurante 0,08 per cento degli studenti pari a 5.793, è basato su questionari arrivati a viale Trastevere e non frutto di un monitoraggio sistematico. Ieri pomeriggio i cinque principali sindacati (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals e Fgu-Gilda Unams) hanno chiesto «parole di verità su quanto sta accadendo nelle scuole. C’è troppo silenzio».

«C'è uno scollamento tra i numeri proclamati e le situazioni che noi riscontriamo tra i territori» secondo Elvira Serafini, Snals Confsal. «La scuola non chiude», continua a dire la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

«La scuola resta in presenza», ha ripetuto ieri alle camere il premier Giuseppe Conte. Per una volta i sindacati sono d’accordo. Ma come si va avanti? «Siamo in una situazione di sgoverno della scuola. E le regioni fanno le loro scelte in autonomia come se le direttive del ministero non esistessero, una situazione che rischia di deflagrare», denuncia Francesco Sinopoli (Flc-Cgil).

Una miriade di contenziosi

Torniamo al concorso che parte giovedì 22 ottobre. «Si apre nel caos. Ci sarà una miriade di contenziosi, se non permettiamo agli insegnanti trovare una via di uscita con una prova suppletiva», è la previsione di Maddalena Gissi (Cisl).

Gli aspiranti prof che resteranno tagliati fuori sono un numero indefinibile, causa evolversi della pandemia: il protocollo di sicurezza esclude ovviamente chi è in quarantena, chi ha la febbre oltre 37.5° o sintomi sospetti.

Ci sono casi di supplenti – che già hanno avuto assegnata la cattedra – che negli scorsi giorni hanno tentato di mettersi in malattia per non rischiare di entrare in contatto con contagiati e mancare l’appuntamento.

Poi c’è il rischio di contagio dentro le classi di concorso, ma questo è escluso dalla ministra: «Le prove sono in sicurezza», assicura, «Non dovete immaginare grandi padiglioni, dovete immaginarvi dieci persone per laboratorio, distanziate, con gli igienizzanti e il controllo della temperatura all’ingresso».

La prova supplettiva

Una via d’uscita potrebbe essere la prova suppletiva per chi non potrà partecipare. Ma la ministra è tranchant: «Abbiamo un parere della Funzione pubblica che vale per tutti i concorsi della pubblica amministrazione», spiega da giorni, «Non prevede prove suppletive perché si fa riferimento a dei principi ben precisi e vale per tutti i concorsi pubblici, compresa la scuola. Il parere è stato dato per la prima volta al ministro Manfredi in occasione dei test all’Università a settembre. Si aveva lo stesso problema».

In realtà la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, anche lei Cinque stelle, ha voluto chiedere un nuovo parere ai giuristi. È arrivato ieri e conferma quello della collega: esclude la previsione di sessioni di recupero perché, è il senso del ragionamento, potrebbero presentare profili di disparità di trattamento verso chi non sarebbe in condizione di partecipare alla nuova sessione, con il rischio di dover procrastinare sine die le prove per consentire a tutti di partecipare.

I precedenti

I giuristi interpellati fanno presente anche che i bandi per il reclutamento per le amministrazioni pubbliche prevedono l’esclusione dal concorso in caso di assenza per qualsiasi causa, anche forza maggiore. In realtà qualche precedente di suppletiva c’è: il 17 ottobre del 2018, alla vigilia del concorso per dirigenti scolastici, in Sardegna ci fu l’alluvione. La prova fu bloccata e rimandata al 13 dicembre.

E in effetti il parere giuridico ha una premessa curiosa che suona così: salvo diverse valutazioni anche a fronte di eventuali pronunce dell’autorità giudiziaria. Insomma, la quantità dei ricorsi potrebbe fare la differenza.

Una forzatura

Il leader leghista Matteo Salvini cannoneggia la ministra tuonando di far slittare la prova. Ma ormai lo chiede anche l’alleato di governo Pd. Fare il concorso «è una forzatura contro ogni ragionevolezza» secondo il senatore dem Francesco Verducci. La risposta Cinque stelle a brutto muso.

«Che la Lega e la destra facciano polemiche strumentali è normale. Ma che si continui a fare polemiche da dentro la maggioranza non è più tollerabile», replica la senatrice Bianca Laura Granato: «In questi giorni si è svolto il concorso Rai e quello dei carabinieri. Fare polemiche a orologeria significa illudere i precari e cercare consenso in modo indegno».

La pandemia è una scusa?

Problemi non ce ne saranno, anzi «dove le scuole sono chiuse, come in Campania, il rischio contagio sarà ancora minore». Lo sfogo finale: «Mi sembra di essere tornata ai tempi di quando insegnavo allo scientifico di Catanzaro, quando sventavo i tentativi di saltare i compiti in classe degli studenti: buttavano la creolina per i corridoi».

La pandemia è una scusa, è il messaggio. Ma con i contagi in crescita, le certezze M5s sono meno granitiche. La regione Lombardia ha votato una mozione per sospendere il concorso. Proposta dalla Lega, votata anche dai Cinque stelle, con l’aria di chi fa un gesto di autotutela.

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