- La candidatura di Umberto Bossi, il fondatore della Lega Nord, è ormai una consuetudine, non c’è neppure bisogno che qualcuno la chieda o la imponga. Il suo nome fa da collante tra il passato e il presente.
- Bossi è stata la causa insieme al tesoriere di un tempo, Francesco Belsito, di uno dei più gravi scandali finanziari che hanno riguardato un partito politico.
- Di certo c’è che Salvini non ha mai voluto fare i conti con la stagione degli scandali dei rimborsi. Nel 2014, pochi anni prima dell’inizio del processo per truffa nel capoluogo genovese, ha persino firmato una scrittura privata con Bossi e l’avvocato di quest’ultimo in cui si elencavano alcune clausole nel rapporto tra il vecchio e il nuovo leader. Il quarto punto del documento, per esempio,stabiliva che al presidente della Lega (Bossi) sarebbero andati 450 mila euro l’anno «comprese le spese per lo staff e di propria segreteria per i quali si troverà con l’accordo tra le parti un metodo fiscalmente corretto».
«Se Bossi chiede, ovviamente per lui il posto c’è sempre», aveva assicurato Matteo Salvini. E così è stato, si aspetta solo l’ufficialità del deposito delle liste, ma in casa Lega confermano tutti: capolista nel listino proporzionale alla Camera collegio di Varese. Il regno di Bossi e della Lega federalista, elezione certa, dunque. La candidatura di Umberto Bossi, il fondatore della Lega Nord, è ormai una consuetudine, non c’è neppure bisogno che qualcuno la chieda o la imponga. Il suo nome



