Rimuovere Suella Braverman per poi far rientrare David Cameron in un ruolo di governo è come voler riparare a un tradimento andando a cena con l’amante, visto che è stato proprio Cameron a dare l’innesco alla destra odiatrice in stile «Cruella».

L’austerity, la Brexit, e quelle porte girevoli tra politica e affari, i messaggini a Sunak, le strizzate d’occhio alla Cina, gli affari con l’intelligenza artificiale e i conflitti di interessi potenziali: davvero non si contano, le ombre che Cameron trascina con sé tornando al governo.

Se davvero Rishi Sunak era «a corto di talenti», come dicono i suoi oppositori, oppure se sperava di dare una allure di credibilità al ruolo di ministro degli Esteri, evidentemente il premier conservatore ha sovrastimato il grado di ingenuità dell’opinione pubblica britannica e internazionale, oltre che del suo stesso partito. Ma le risate dei cronisti quando Cameron è arrivato a Downing Street – «aspettate, devo ancora digerire la cosa!», per dirla con la Bbc – e i messaggini al vetriolo circolati nelle chat whatsapp dei Tories segnalano che l’indice di gradimento del Regno Unito per questo ritorno al passato è sotto lo zero.

Porte girevoli e scandali

L’ex premier e quello attuale si sono scambiati per certo messaggini scottanti quando Sunak era cancelliere dello scacchiere. David Cameron spingeva perché lo schema di prestiti legato alla pandemia fosse accessibile anche per una società finanziaria della quale all’epoca era consulente – ma per la quale di fatto agiva da lobbista – ovvero Greensill Capital. La società si è presto rivelata una bomba a orologeria ed è fallita. Pur di favorirla, l’ex premier al suo soldo ha spedito oltre sessanta messaggini a suoi ex colleghi sperando di influenzare le decisioni.

Vanno riletti alla luce di questo epilogo anche i rapporti intercorsi tra il rampante finanziere Lex Greensill e Cameron quando quest’ultimo era premier, e aveva detto ai compagni di partito conservatori di votare contro una proposta laburista che avrebbe aumentato i controlli sull’attività lobbistica in luoghi decisionali. Negli anni di Cameron premier, Greensill era riuscito anche a mettere le mani sulla sanità. Dopo l’omicidio di Kashoggi, l’ex premier e il finanziere hanno incontrato Bin Salman nella sua tenda per farci affari.

Le porte girevoli non indicano solo i movimenti dal settore pubblico al privato, ma soprattutto il rischio che una sfera contamini l’altra. Il ruolo dell’ex premier come gran promotore di un progetto che si incastona dentro la via della seta cinese ha costretto il portavoce di Sunak a rassicurare che «la postura del Regno Unito verso la Cina non cambierà».

Sarà interessante anche osservare come si muoverà Cameron nell’ambito dell’intelligenza artificiale, visto che solo a seguito di uno scandalo sessuale ha lasciato Afiniti. La multinazionale, fondata da Zia Chishti, per far profitti punta proprio sull’intelligenza artificiale. Rishi Sunak sul tema è intraprendente, e già di suo sconfina, a cominciare dalle dirette video assieme a Elon Musk.

Austerità e uscita dall’Ue

La riapertura delle porte di Downing Street per Cameron è paradossale, non solo per le porte girevoli. «Il suo ritorno è scioccante; è proprio per lui che siamo a questo punto della storia britannica», dice a Domani una grande oppositrice di Brexit come Elena Remigi, che ha fondato il progetto In Limbo. «Cameron ha lanciato il referendum per l’uscita dall’Ue conoscendone i rischi, poi si è detto per il Remain ma ha fatto una campagna incolore. È lui il gran facilitatore di Brexit».

Se tanti britannici hanno votato per l’uscita dall’Ue è anche perché su Bruxelles si è scaricato il sentimento antipolitico generato dalle politiche di austerità. Ed è sempre Cameron, il campione dell’austerity britannica.

L’ascesa del populismo più aggressivo, che passa dalla ruspa di Boris Johnson e arriva fino alle deportazioni in Ruanda volute da Suella Braverman, non avrebbe trovato la strada spianata senza gli anni di Cameron. Che per paradosso ora Sunak presenta come il volto più credibile per gestire due conflitti e i rapporti tesi con Bruxelles.

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