Non sappiamo ancora che colore avrà il nuovo governo in Finlandia, ma quel che è certo è che Helsinki, da martedì ufficialmente membro della Nato, vira sempre più a destra.

I risultati elettorali di domenica hanno decretato sconfitti e vincenti. La premier uscente Sanna Marin ha consegnato al suo partito socialdemocratico più voti della tornata precedente, ma anche un misero terzo posto in classifica. Il podio è tutto a destra: a incassare più voti è il centrodestra di Petteri Orpo, premier in pectore che dovrà comporre una coalizione di governo. Ma la vera vincitrice è la seconda in classifica, Riikka Purra, che proietta l’estrema destra dei “Veri finlandesi” a risultati inediti.

Cosa succede ora? Bisognerà aspettare per avere un chiaro assetto, ma un’ipotesi realistica c’è, ed è in stile svedese. In Svezia la barriera tra destra e destra estrema è definitivamente caduta alle ultime elezioni, e il partito neonazista dà appoggio al governo. Anche a Helsinki le inibizioni verso gli estremi sembrano appartenere ormai a un passato lontano.

Certo, unirsi ai “Veri finlandesi” non è l’unica opzione in campo: in teoria esiste anche l’ipotesi che Orpo tenti la Große Koalition coi socialdemocratici di Marin. Ma dopo un’intera campagna elettorale contro le scelte economiche della coalizione di governo progressista, questa strada è tutt’altro che immediata.

Un modello ribaltato

Con 200 parlamentari eletti, una coalizione di governo deve poter contare su almeno 101 deputati, ovvero sulla maggioranza assoluta d’aula Saranno 43 gli eletti socialdemocratici, dunque 3 in più della tornata precedente. Ancor più che il partito di Marin quindi, sono i partiti suoi alleati di governo a risentire della botta elettorale: il Partito di centro passa da 31 a 23 deputati, gli ambientalisti della Lega verde da 20 a 13, la sinistra da 16 a 11.

Gli elettori sembrano aver dato retta agli inviti dei socialdemocratici per un “voto utile” e cioè da concentrare sul partito più robusto fra quelli della coalizione pentapartitica che ha governato finora. Prima del voto di domenica era stabile con 117 seggi si ritrova ora erosa dalle destre. Che vincono con argomenti agli antipodi rispetto al modello scandinavo per come lo conoscevamo: non chiedono più stato sociale, ma di meno.

Il Partito di coalizione nazionale guidato da Orpo ha utilizzato come tormentone elettorale contro Marin l’urgenza di tagli di bilancio e le sforbiciate al welfare.

Esperimenti a destra

Ora la Finlandia è pericolosamente vicina alla Svezia nello slittamento verso destra.

Non esiste un vero e proprio cordone sanitario che separi il partito con la maggioranza relativa – quello di Orpo – dai “Veri finlandesi” euroscettici e anti migranti di Riikka Purra, campionessa di preferenze alla tornata di domenica.

Basti ricordare che Orpo ha già governato con l’estrema destra: l’attuale premier in pectore è già stato più volte ministro oltre che vicepremier, e nell’esperienza di governo del 2015 c’erano già i “Veri finlandesi”. Parliamo del mandato a guida Juha Sipilä, che proveniva dal Partito di centro e che ha formato una coalizione di centrodestra, della quale facevano parte sia il partito di Orpo che quello di Purra.

I “Veri finlandesi” hanno quindi già fatto parte di un esecutivo, in Finlandia, e in tal senso si può dire che il cordone sanitario si sia logorato persino prima che in Svezia, anche se a Stoccolma il partito che ora supporta il governo ha pesanti radici neonaziste.

Cosa succederà

Una deriva destrorsa in Finlandia non è inevitabile: esiste sulla carta la possibilità di un’alleanza tra Orpo e i socialdemocratici di Marin. Servirebbe comunque un aiutino centrista per avere una maggioranza che resista.

Sicuramente il premier in pectore ha un piano dal quale è difficile che si smuova, ed è ben poco progressista: consiste in tagli miliardari della spesa pubblica; sei miliardi nel mandato che inizia. Una linea differente da quella della premier uscente Marin, che dal canto suo può vendersi in Ue un risultato comunque buono del suo partito e usarlo come dote per le europee 2024: il gruppo socialista europeo è in cerca di volti spendibili.

Dal canto loro, i “Veri finlandesi”, che alla loro nascita negli anni Novanta non raggiungevano l’1 per cento, alle europee del 2009 avevano il dieci per cento e ora sfondano con il venti, hanno tutte le intenzioni di far pesare i loro 46 seggi. Pretendono posizioni dure sui migranti, ad esempio.

E c’è chi auspica una unione tra le destre, quella di Orpo che in Ue è nella famiglia popolare, e quella sovranista di Purra che fa parte di Id con la Lega: la Confindustria finlandese accetterebbe di buon grado l’unione. «Il Partito della Coalizione e i Veri Finlandesi sono favorevoli alle imprese e agli imprenditori», per dirla con Jyri Häkämies che rappresenta l’unione degli industriali.

Si tratta anche dell’ipotesi più probabile per i commentatori finlandesi: le destre con un aiutino dal centro conterebbero su 109 seggi.

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