lo stesso schema a roma, stoccolma e bruxelles

Il caso svedese dimostra che i moderati hanno perso ogni inibizione per la destra estrema

(The leader of the Sweden Democrats Jimmie Åkesson. AP)
(The leader of the Sweden Democrats Jimmie Åkesson. AP)
  • C’era una volta il centrodestra moderato che predicava il cordone sanitario contro i sovranisti e le destre estreme. Oggi non c’è più. Lo si vede a cominciare dalle scelte dei popolari europei a Bruxelles. Lo si vede a Roma e pure a Stoccolma.
  • Jimmie Akesson è il leader dei “Democratici svedesi”, formazione di estrema destra le cui incrostazioni neonaziste continuano a venire a galla. Akesson ha provato a camuffarle sotto la bandiera «conservatrice» perché quella era la la strada per arrivare al potere. Oggi il suo partito esce dal voto come seconda forza politica di Svezia. Fino alla tornata elettorale precedente, la destra moderata lo aveva tenuto a distanza. Ora non più: ci si è alleata.
  • Proprio come è riuscita a fare Meloni sia a livello nazionale che in Europa, l’estrema destra svedese ha sfondato ogni cordone sanitario. Le analogie e affinità con il caso italiano sono molteplici. Del resto Akesson e Meloni sono alleati e si scambiano consigli.

Da ragazzo, lo svedese Jimmie Akesson ha deciso di entrare in un partito che era noto per le sue radici neonaziste perché voleva lottare contro l’Unione europea. Da leader, ha poi deciso che quelle radici andavano camuffate sotto la bandiera «conservatrice» perché era quella la strada per arrivare al potere. Oggi l’estrema destra di Sverigedemokraterna, i “Democratici svedesi”, esce dalle elezioni di domenica con il venti per cento dei voti, un exploit che la proietta a seconda forza politica d

Per continuare a leggere questo articolo