L’uomo di Vox in Europa porta il nome di Jorge Buxadé Villalba ed è l’ombra di Santiago Abascal, il leader dell’estrema destra spagnola. È l’ombra di Abascal in tutti i sensi. Lo è anzitutto perché, in un partito che già si regge su una gerarchia ristretta e quasi militare, Buxadé è il più vicino al capo, ed è il primo a sostituirlo se necessario. Dentro il Comité ejecutivo nacional, dove Abascal è presidente, Buxadé è primo vicepresidente. È inoltre il capodelegazione di Vox all’Europarlamento.

Jorge Buxadé Villalba è l’ombra di Abascal anche perché rappresenta l’ala dura e nera del partito; nella sua biografia c’è la militanza nei movimenti falangisti – cioè fascisti – oltre che il legame con ambienti come l’Opus dei.

Mentre l’estrema destra spagnola – e Buxadé – lavora agli accordi coi popolari nei territori, sperando di accordarsi a livello nazionale dopo il voto di domenica, Vox non si sta affatto liberando delle componenti più oltranziste. Tutt’altro: Buxadé sta assumendo ancora più peso nel partito. Da ombra di Abascal, e da ala dura del partito, sarà l’uomo chiave di un eventuale negoziato per la Moncloa. Intanto presidia quel che avviene in Ue, dove l’alleanza tattica tra popolari e conservatori – ai quali Vox appartiene – si è già concretizzata.

Lei si pente del suo passato falangista, o lo rivendica?

Sono passati quasi trent’anni. Fa parte della mia vita, della mia storia personale. Ma da allora ho terminato una carriera universitaria, ho messo su una famiglia numerosa, ho lavorato nel settore pubblico e privato, e ora sono un felice militante di Vox, il cui progetto politico secondo me è il migliore, per la Spagna.

Quindi non rinnega nulla?

No! Come potrei? Quando ero ragazzo quella era per me la via per servire la Spagna, ma ora la via è Vox, e con Vox rifaremo ciò che la sinistra ha smantellato.

Cosa si aspetta dal voto di domenica? Che Vox entri al governo?

Nutriamo grandi speranze in queste elezioni politiche. Il nostro principale obiettivo è spazzare via il governo socialista, e il voto di domenica rappresenta una grande opportunità di riuscirci. Com’era immaginabile, tutti i sondaggi suggeriscono che nessun partito da solo avrà la maggioranza assoluta per governare. Come è già successo dopo le amministrative, in funzione dei risultati tenderemo la mano al Partido Popular per formare un governo. E a quel punto potremo cambiare tutte le politiche sociali.

Qual è la prima cosa che farete in caso di ingresso alla Moncloa?

Ce ne sono tantissime, ma un tema prioritario è che in Spagna è stata approvata una legge che ha fatto uscire dal carcere un centinaio di stupratori, e che la sinistra ha abbassato loro la pena.

Lei parla della legge sul consenso sessuale, e degli effetti non voluti che ha prodotto. Infatti poi i socialisti stessi la hanno cambiata, no?

Sì, ma per noi questo tipo di reati richiede proprio il carcere a vita.

I governi socialisti nel corso degli anni hanno anche approvato importanti leggi sulla memoria, per riconoscere le vittime del franchismo. Vox al governo le cambierebbe?

Certo! Vogliamo eliminare queste Ley de Memoria Democrática e Ley de Memoria Histórica perché riscrivono la storia e minano l’unità della Spagna.

Come ha incontrato Abascal? Le cronache spagnole dicono che il suo peso in Vox sta aumentando, che uso ne farà?

Ho conosciuto Santiago tre anni prima che nascesse Vox, e ne è nata un’amicizia, solida per le idee condivise. Io dirigo la delegazione europea, ho la vicepresidenza politica e aiuto a costruire il programma. Vox è un partito forte e non ci sono divisioni interne, anche se alla stampa spagnola piacerebbe trovarci fronde e correnti.

Lei è stato nel PP dal 2004 al 2014, poi però ne è uscito. E ora ci si vuole accordare?

Vox è l’unico partito che dice le stesse cose in Spagna e a Bruxelles. Il problema è che i popolari non sono altrettanto lineari: è come se ci fossero più e più partiti popolari diversi. Il PP dice una cosa a Madrid, una a Siviglia, un’altra ancora a Valencia. A Bruxelles, il Ppe è in una coalizione coi socialisti. Dopo le amministrative di maggio, abbiamo conseguito accordi col PP in regioni come quella valenciana, alle Baleari o in Estremadura, ma in altre aree i popolari cercano i socialisti. Negli ultimi giorni di campagna, il leader popolare spagnolo Alberto Núñez Feijóo ha proposto un accordo ai socialisti per spartirsi il potere. Io confido che Vox avrà un ottimo risultato e che il PP si ravveda, così potremo seguire la strada già intrapresa in Italia, in Svezia, in Finlandia, in Repubblica Ceca, e in sempre più nazioni europee.

In Ue già da tempo il popolare Manfred Weber e Giorgia Meloni, presidente dei conservatori europei, hanno intrapreso un’alleanza tattica. La Spagna favorirà la svolta a livello europeo?

Con le europee del 2024 la mappa politica d’Europa sarà totalmente diversa da quella di oggi: il gruppo conservatore sta crescendo e a giugno sarà ancor più rilevante. La mia idea è che – come è già successo in Italia e come spero succeda in Spagna – il Ppe capirà che il futuro dell’Ue va disegnato con Ecr, non coi progressisti.

La scorsa settimana a Strasburgo c’è stato uno scontro politico sulla Nature restoration law e il test per questa maggioranza alternativa non è stato esattamente un successo.

Quel voto è stato comunque molto importante, anche se non abbiamo vinto per una trentina di popolari, perché abbiamo mostrato che le politiche sul cambiamento climatico stanno distruggendo le classi medie e popolari europee. Dopo giugno ci saranno i numeri per una maggioranza che guardi a destra, e che ad esempio protegga le nostre frontiere.

Nel 2021 il piano di Salvini e Orbán per un gruppone delle estreme destre non è andato in porto, anche per il ruolo giocato dalla vostra alleata Meloni. Nel 2024 immagina o no un’alleanza Ecr-Id, quindi con Lega e Le Pen?

Ecr e Id hanno caratteristiche proprie, penso che ogni gruppo possa mantenere la sua identità; ma ci sono anche elementi in comune ovviamente, ed è su quelli che possiamo costruire una nuova maggioranza assieme ai popolari. Noi non mettiamo nessun cordone sanitario.

A Valencia al comizio di Vox c’era anche il premier ungherese, a fianco a Meloni e Morawiecki. Dopo la guerra in Ucraina i conservatori non avevano preso le distanze dal filorusso Orbán?

La posizione di Vox sulla guerra in Ucraina è chiara: condanniamo l’aggressione da parte della Russia di Putin. Su questo siamo in linea coi nostri alleati, come il Pis polacco. Ogni paese ha le sue relazioni internazionali e il dato di fatto è che Abascal è l’unico ad aver avuto il sostegno di ben tre primi ministri, e di peso.

Quanto conta per voi che la postfascista Meloni, vostra alleata, adesso sia al governo, e che sostenga la vostra campagna?

Giorgia Meloni è anzitutto un’ottima amica di Vox e di Abascal, ed è anche la leader europea più importante secondo noi, perché sta cambiando la politica in Italia.

Ecco perché io dico che i media spagnoli hanno volutamente silenziato il suo intervento a Valencia.

Se entrate al governo, in Ue oltre che in Europarlamento avrete voce anche in Consiglio. Vi opporrete alle procedure per lo stato di diritto, che hanno portato ad esempio al congelamento dei fondi europei all’Ungheria?

Certo che ci opporremo. E finora abbiamo sempre votato contro. Bruxelles non difende lo stato di diritto, Bruxelles vuole interferire nelle volontà degli elettori polacchi o ungheresi. Non può essere von der Leyen a decidere a chi vanno i soldi europei, e a chi no.

Qual è la sua visione di Ue? Crede nell’Europa delle nazioni come Morawiecki? È contrario o favorevole a una maggiore integrazione politica europea?

L’Ue è diventata il braccio esecutivo dell’agenda globalista, per Vox invece il futuro dell’Europa passa per il protagonismo degli stati membri. Se c’è una cosa alla quale certamente ci opporremo è il superamento del principio di unanimità, tanto per cominciare.

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