Lunedì all’assemblea nazionale l’opposizione lo ha accusato di essersi rintanato per evitare il confronto e la disapprovazione. Oggi dopo giorni di silenzio Emmanuel Macron alle 13 ha fatto il suo intervento pubblico in tv rivolgendosi a una Francia attraversata da proteste e repressione. Ha rivendicato la riforma, «spiacevole ma necessaria»; ha confermato il sostegno a Borne «che continuerà finché potrà». E intende «andare avanti, con una nuova agenda parlamentare».

Cosa dice Macron

Il testo sarà applicato o decadrà? «Continuerà il suo percorso democratico: ci sono stati mesi di concertazione, ci sono state centinaia di ore di dibattito, il Senato lo ha votato, ed è con il 49.3 e una mozione di sfiducia che è passato alla Camera. Dopo il Consiglio costituzionale lo promulgherò». Deve entrare in vigore entro fine anno, dopo il parere del Consiglio – ribadisce quindi il presidente.

I giornalisti chiedono conto al presidente delle parole pronunciate negli scorsi giorni: «Quel che è rilevante è il voto non la folla». Lui dice, voglio chiarire: «I sindacati hanno legittimità, possono manifestare, ma quando gruppi usano violenza senza regole questo non è democratico».

Macron cita Capitol Hill e dice: «Da noi non può accadere. Non possiamo accettare le fazioni, certo alla collera dobbiamo rispondere».

«La riforma è necessaria»

Ha senso andare in piazza se non c’è niente da negoziare?, chiede la giornalista. «Pensate mi faccia piacere fare questa riforma? Ma l’unica cosa che rimpiango è non aver fatto capire che questa riforma è necessaria». Più aspettiamo e peggio sarà: è necessaria, bisogna farla.

Dice di voler «investire su scuola e sanità pubbliche» – cosa sulla quale la sua presidenza non si è affatto distinta, anzi – e «non si può spendere tutto in pensioni».

Ricorda che la Francia è un’eccezione rispetto al resto dei paesi.

Nessun rimpianto

Non ha commesso nessun errore? «Di non essere riuscito a convincere, ma constato anche una tendenza nella nostra democrazia a rifiutare la realtà».

Non ci sono state proposte di compromesso, lo ha fatto il governo con il parlamento, ma «tra i sondaggi a corto termine e l’interesse generale del paese, scelgo quest’ultimo, a costo dell’impopolarità». Il faut le faire.

Ci sono «diverse forme di protesta: quelle organizzate per esprimere contrarietà sono lecite, e rispetto la posizione dei sindacati; a margine però ci sono blocchi e violenze e non sono accettabili in una repubblica».

Contentini

«Ascolto però il senso di ingiustizia, e chiederò al governo di lavorare a un contributo eccezionale per gli extraprofitti: l’abbiamo già fatto a livello europeo nel campo energetico. Ora dico: ci sono grandi imprese che devono redistribuire sui dipendenti e contribuire in questo momento difficile».

Macron parla di un’interlocuzione coi sindacati su specifici aspetti come «l’usura professionale (i lavori usuranti), il fine carriera e la conversione».

Oltre ai sindacati, con quali partner politici interloquirà? Macron parla di alzare i salari e ricominciare il dialogo sociale. Sostiene di voler reimpegnarsi con gli interlocutori sociali, su un piano di concretezza.

E Borne?

Ha ancora la mia fiducia, la prima ministra, dice Macron interpellato su questo dai cronisti. «Si è esposta al voto di sfiducia e non esiste una maggioranza alternativa».

Ha la sua fiducia «per molti mesi»? «Per guidare questa squadra di governo, con un programma concordato coi presidenti della camera che ho incontrato ieri. In questo contesto bisogna agire al servizio delle nostre priorità, e non passa tutto dalla legge. Servirà un programma concreto e ambizioso: ho dato il mandato di continuare con questa maggioranza finché potrà».

Bisogna andare avanti, reimpegnandosi, con una nuova agenda parlamentare e interloquendo coi partner sociali, risponde il presidente interrogato su eventuali cambi di metodo.

«Questo momento permette – è il presupposto de –  gli altri che seguiranno».

«Non abbiamo il diritto di fermarci». L’immobilismo porta a un declassamento: è un’espressione che richiama le parole di Édouard Philippe, come nota il cronista.

Macron cita più volte la pandemia sia per dire che «i conti si sono rovinati» sia con accenni polemici alla «gente che si era abituata a essere pagata senza lavorare». 

Il contesto

La scorsa settimana la prima ministra Élisabeth Borne ha innescato l’articolo 49.3 della Costituzione per mettere a segno la riforma delle pensioni che prevede il posticipo a 64 anni dell’età pensionabile e che oltre i due terzi dei francesi ripudiano.

Dunque le opposizioni hanno organizzato la motion de censure, ovvero hanno provato a sfiduciare il governo Borne, come sempre la carta costituzionale prevede in caso si utilizzi la leva del 49.3. 

Per soli 9 voti l’esecutivo non è stato sfiduciato: oltre alle opposizioni tutte contro Borne, anche la destra dei repubblicani si è spaccata.

La riforma passa ora al vaglio del Consiglio costituzionale, con procedura abbreviata come chiesto da Borne stessa. Intanto i sindacati preparano per domani, giovedì 23, una grande protesta.

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