La scelta del candidato principale ha una funzione molto importante per i partiti e per gli elettori; funge da catalizzatore di voti permettendo di comunicare all’intero gruppo della famiglia del Pse la visione dell’Unione Europea e le proposte di politiche pubbliche. In una fase storica di crescente disaffezione verso le istituzioni europee, anche sul piano elettorale, e di dilagante populismo e qualunquismo alimentati da reiterate “grandi coalizioni”, la presenza degli Spitzkandidaten alternativi sgonfia i polmoni della propaganda e rinvigorisce la costruzione di proposte in competizione.

Si evita cioè che prima delle consultazioni si configurino scenari da alleanze precostituite e orientate su scelte tecniche, rispetto formule politiche che andrebbero su piani opposti perché alternativi, divise dalla sana trincea destra/sinistra cui si somma quella pro-contro Europa che a volte si interseca con la prima in forme non schematiche.

La selezione del candidato alla presidenza della Commissione in base a una logica preelettorale e intra-governativa indebolirebbe il Parlamento rispetto a quanto accaduto con i Trattati di Amsterdam e Lisbona, ma sarebbe combustibile per la disaffezione politica e la protesta dei cittadini il cui voto verrebbe percepito come disatteso.

Nel 2014 Jean-Claude Juncker era lo Spitzenkandidat del Partito popolare europeo; nel 2019 Ursula von der Leyen è stata designata dal Consiglio e in parlamento ha costruito la propria maggioranza che ha ratificato una scelta fatta da 28 leader nazionali e che ha avuto difficoltà nel raccogliere consensi (fu eletta con appena nove voti in più di quanto necessario). Il candidato socialista era Frans Timmermans e quello popolare Manfred Weber, competitore interno ed esterno di von der Layen.

Von der Layen e gli altri

Concordare un candidato comune contribuisce a rafforzare la coesione tra i partiti della stessa famiglia politica, chiarisce il messaggio verso gli elettori e responsabilizza gli eletti che saranno agevolati nel render conto ai propri sostenitori di quanto fatto durante la legislatura, proprio perché la linea politica è stata definita in anticipo.

Un processo politico ed elettorale trasparente, lineare, verificabile e consegnato al programma sostenuto e diffuso da candidati al parlamento, ma anche dallo Spitzenkandidat per ciascun partito o coalizione. Sebbene l’indicazione del candidato di punta non sia un atto formale richiesto e obbligatorio, rappresenta una scelta politica e programmatica molto forte e importante, innescando vantaggi sistemi per le istituzioni, i partiti e gli elettori.

Motivare la partecipazione elettorale, il voto, il coinvolgimento nella campagna elettorale e la condivisione del progetto europeo è un’operazione complessa ed articolata. Farlo attraverso i partiti e i loro candidati indicando chiaramente colui/colei che li rappresenta in una prospettiva di governo contribuisce certamente a rafforzare il senso di efficacia della scelta di voto. Anche per mitigare la fuga dalle urne, posto che nel complesso dell’Ue, ma anche in Italia, coloro che si recano al voto sono sostanzialmente la metà degli aventi diritto.

Il Parlamento e cittadini contro i governi nazionali

Sul piano politico ed istituzionale, eleggere quale capo del governo dell’Europa qualcuno che abbia illustrato la propria idea di welfare, di diritti civili e sociali, di politica estera, di economia, di ambiente… ha il vantaggio di rendere esplicite le scelte e di responsabilizzare anche i cittadini/elettori.

Viceversa, ripiegare su uno schema prevalentemente intergovernativo rappresenterebbe un indietreggiamento rispetto agli Stati Uniti d’Europa e un fantastico regalo ai nazionalisti. Per queste ragioni è cruciale che i partiti socialisti, ma anche popolari, indichino i loro Spitzkandidaten e li facciano competere con trasparenza su proposte politiche alternative.     

© Riproduzione riservata