Eccoci di nuovo insieme, Europa!
Siamo alla quarantacinquesima edizione dello European Focus!
Sono Alicia Alamillos, la caporedattrice di questa settimana, e scrivo da Madrid.
L’immigrazione è tornata sotto gli occhi dell’opinione pubblica. Martedì mattina stavo controllando la stampa internazionale e ho visto i media polacchi parlare dell’arrivo di una “patera” (un tipo di barca su cui spesso viaggiano gli immigrati clandestini) sulla costa spagnola.
Mi sono chiesta perché una notizia di così piccola portata fosse arrivata alla stampa polacca.
Poi ho capito: siamo nella stagione elettorale.

Lo stesso sta accadendo anche in Slovacchia, dove le narrazioni antimigratorie hanno appestato la campagna per il voto che si tiene questo weekend.
E, come spiega la nostra collega italiana, la narrazione promossa da Giorgia Meloni è stata già acquisita dall’Unione europea.
Su alcune rotte, come quella balcanica, può sembrare che le tendenze stiano cambiando. Ma a volte anche i numeri ingannano, per una realtà così piena di sfumature.
Alicia Alamillos, caporedattrice di questa settimana


IL BLUFF DI GIORGIA MELONI

Von der Leyen e Meloni a Lampedusa. Foto Ansa

ROMA - La premier italiana sostiene di aver cambiato l’approccio europeo alla migrazione. Esibisce attivismo in materia, si fa vedere al fianco della presidente della Commissione europea.
Peccato che però a ferragosto – mentre tanti italiani erano in vacanza e non prestavano attenzione alle notizie – i dati del Viminale abbiano svelato il bluff: gli sbarchi di migranti sono più che raddoppiati con Meloni al governo; dal 1 gennaio al 31 luglio 2023, oltre 90mila arrivi, invece dei 41mila dell’anno prima. Pure i flussi dalla Tunisia sono quasi triplicati.
Ripensate ora a quella scena di Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen e l’autocrate tunisino Kais Saied fianco a fianco. La premier appariva trionfante: si atteggiava come se il memorandum Ue-Tunisia potesse risolvere la questione migratoria. La presidente della Commissione Ue ha persino dichiarato – nel discorso sullo stato dell’Unione di metà settembre – di voler siglare altri accordi sulla falsa riga di quello tunisino. Meloni e von der Leyen sono apparse più unite che mai.
E lo erano. Ma anche qui, si cela un bluff: ad oggi, l’unico punto sul quale Meloni sta davvero condizionando l’intera Ue è il definitivo abbandono del principio di solidarietà. Fino a qualche anno fa, il dibattito fra governi europei era sui ricollocamenti; tema che peraltro all’Italia interessa molto. Ma ora, con destre aggressive al governo, la premier ammette esplicitamente di non voler neppure tentare il confronto su questo: l’unico tema che vuol discutere sono frontiere più dure.
Nel frattempo gli abitanti di Lampedusa si confrontano con altri arrivi, e il primo confine problematico è quello – nella propaganda meloniana – tra fatti e narrazione.
Francesca De Benedetti scrive di Europa ed Esteri per Domani


LA SVOLTA VERDE CHE NON TI ASPETTI

Un post molto condiviso sui social dove appare il cambio di posizione di Lang

BERLINO - Fino a poco tempo fa, Ricarda Lang, l’attuale co-leader dei Verdi tedeschi, scendeva in piazza per chiedere che la Germania accogliesse più rifugiati.
Ora invece se ne esce con questa dichiarazione sulla deportazione di richiedenti asilo senza valido motivo per rimanere in Germania: «Ci aspettiamo che il ministro degli Interni faccia finalmente dei passi avanti sugli accordi per i rimpatri».
Cristianodemocratici, liberali e socialdemocratici negli ultimi mesi hanno chiesto politiche più rigide sull’immigrazione. L’uscita dei Verdi sarà legata alle imminenti elezioni in Assia e Baviera, ma c’è un tema di fondo: il discorso in Germania vira a destra.
Oggi oltre il 16 per cento della popolazione ha attitudini xenofobe, mentre due anni fa era il 4,5. E nessuno ignora che l’estrema destra di Afd è cresciuta nei sondaggi.
Teresa Roelcke è cronista del Tagesspiegel


FICO CERCA LA RIVINCITA SFRUTTANDO I MIGRANTI

Robert Fico. Foto Ansa

BRATISLAVA - Jozef Lenč è un politologo che insegna presso l’Università dei Santi Cirillo e Metodio di Trnava, e spesso analizza la politica slovacca per i media locali.
Secondo un nuovo sondaggio Ipsos, l’immigrazione clandestina è una delle maggiori preoccupazioni degli slovacchi in vista delle elezioni parlamentari che si tengono nel weekend. Alcuni partiti si sono concentrati su questo tema, in particolare Smer, l’ex partito al governo, che è in testa ai sondaggi. Come mai?
Qualsiasi partito politico può, potenzialmente, capitalizzare politicamente il tema dell’immigrazione clandestina: lo si può fare pure in modo costruttivo, se si propongono soluzioni alla crisi migratoria. Il più delle volte, tuttavia, sono i partiti politici di estrema destra o alt-right a cercare di guadagnare popolarità sfruttando questo tipo di argomenti.
Nel caso di Smer, la formazione populista che fa capo a Robert Fico, questo partito ha capito che tramite questo tema può sfruttare gli umori attuali della società, il che significa però pure far passare in secondo piano le indagini sulla corruzione o la necessità di affrontare i problemi economici del paese.
Perché la questione dell’immigrazione clandestina ha incontrato l’interesse dei politici e dei media per diverse settimane?
Il tema dell’immigrazione clandestina rimarrà con noi per molto tempo. Ma a meno che non accada qualcosa di spettacolare, il tema si affievolirà per via di altri temi cavalcati dai partiti di destra e alt-right.
I partiti politici e il governo ad interim incolpano in parte Smer per l’attuale problema migratorio (per via del periodo in cui il partito era in carica), ma ciò pare non aver causato alcun danno a Smer. Perché?
In base a una legge approvata dal governo Smer, la Slovacchia rilascia una lettera di conferma ai migranti clandestini, che consente loro di soggiornare in Slovacchia per un certo periodo di tempo, ma non garantisce loro il diritto di soggiornate nell’area Schengen.
Ma l’effetto dell’eventuale cancellazione della “conferma” si vedrebbe solo fra qualche mese. Alcuni elettori potrebbero non essersi nemmeno accorti dell’esistenza di queste lettere di conferma: a loro basta che il leader dello Smer, Robert Fico, ora punti sugli immigrati clandestini.
Peter Dlhopolec scrive per The Slovak Spectator


IL NUMERO DELLA SETTIMANA - 29

SKOPJE - La rotta balcanica ha visto un calo del 29 per cento per i migranti nella prima metà di quest’anno. Ma subito dopo quella mediterranea, resta la tratta più utilizzata verso l’Ue.
I numeri a volte ingannano: dietro questa goccia si celano le storie individuali della sofferenza umana. La Croce Rossa della Macedonia del Nord afferma che sono migliaia le persone che hanno bisogno del suo aiuto mentre attraversano la rotta balcanica.
I migranti vengono spesso pestati o derubati dai trafficanti. Alcuni fra coloro che cercano di affrontare il viaggio nascosti sopra o sotto un treno vengono fulminati dalla corrente elettrica o subiscono gravi ustioni.
Siniša-Jakov Marusic è un giornalista di Balkan Insight


LA GUERRA CAMBIA ANCHE QUESTO

Le strade di Kiev svuotate dopo un bombardamento. Da febbraio 2022 un terzo degli abitanti ha lasciato la città

KIEV - L’estate scorsa, in tempi di guerra, alcuni miei amici delle organizzazioni governative e non governative hanno iniziato a parlare di un problema che può sembrare di per sé sorprendente: c’erano molti posti di lavoro liberi, ma si riusciva a trovare a malapena qualcuno che li volesse.
Diverse fondazioni umanitarie avevano istituito i propri uffici in Ucraina, e i partner occidentali avevano potenziato le proprie operazioni, fornendo posti di lavoro stabili e ben pagati per la gente del posto.
Ma trovare il personale si è rivelato piuttosto arduo.
Il problema era dato dal fatto che gran parte di quelle posizioni richiedeva un buon inglese, una laurea e un’esperienza professionale notevole alle spalle.
Gli ucraini che soddisfano simili requisiti, di solito, fanno parte della classe medio-alta e sono abituati a viaggiare da un paese all’altro. Quando è scoppiata la guerra su vasta scala, molti di loro hanno lasciato l’Ucraina.
Questa è stata una strana conseguenza della migrazione in tempo di guerra.
Adesso, questa crisi del personale si sta facendo sentire attraverso tutti i settori dell’economia. Una miniera di carbone a Pokrovsk, una città a quaranta chilometri dal fronte, paga il doppio i propri lavoratori, ma non riesce ancora ad attrarre abbastanza candidati.
Alcuni uomini hanno lasciato la città, altri si sono arruolati nell’esercito, altri ancora sono rimasti feriti per via delle ostilità.
Chi avrebbe potuto immaginare che l’Ucraina avrebbe sofferto una carenza di manodopera sotto i bombardamenti dei missili russi sulle nostre città? Ci sono molti altri aspetti legati al fatto che l’Ucraina si trovi ad essere uno dei punti di origine del flusso migratorio.
Molti tra i miei amici sono all’estero e chissà se torneranno mai.
Per sopravvivere in futuro, l’Ucraina avrà bisogno di più persone, forse anche di milioni. Dovranno pur venire da qualche parte.
Dubito che saranno tedeschi o spagnoli. La prossima ondata migratoria legata all’Ucraina verrà, molto probabilmente, dai paesi dell’Asia centrale o sudorientale. Gli economisti e i demografi stanno già cominciando a parlare di questa possibilità.
Anton Semyzhenko scrive per Babel.ua


Qual è la tua impressione su questo tema? Ci piacerebbe riceverla, alla mail collettiva info@europeanfocus.eu se vuoi mandarcela in inglese, oppure a francesca.debenedetti@editorialedomani.it
Alla prossima edizione! Francesca De Benedetti


(Versione in inglese e portale comune qui; traduzione in italiano di Marco Valenti)

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