Eccoci di nuovo insieme, Europa!
Siamo alla quarantasettesima edizione dello European Focus!
Sono Boróka Parászka, la caporedattrice di questa settimana, e ti scrivo da Târgu Mureș.
Come può l'Europa affrontare il crescente pericolo dell'estremismo di destra? Questa domanda ha assorbito i lavori della redazione dello European Focus, intenta a redigere la nuova edizione della tua newsletter del cuore.
L'estremismo ha molti volti, tutti grotteschi e spaventosi, che siano essi incarnati a Berlino, a Varsavia, a Parigi, a Bratislava, a Bucarest o a Tallinn. Anche se la minaccia è globale, vale la pena riflettere sulle tattiche e sui metodi più opportuni per affrontarla da noi in Europa. Dopotutto, non facciamo che "ripassare" questo argomento fin dalla seconda guerra mondiale.
E continuiamo a rassicurarci dicendo: mai più. Ma forse lo slogan, per quanto consolatorio, è oggi inadeguato. Da un anno e mezzo inorridiamo di fronte alla guerra contro l’Ucraina. Mentre stavamo redigendo questa newsletter nel corso del fine settimana, da Israele giungevano nuove immagini dei tragici omicidi di massa.

Non abbiamo bisogno di slogan, ma di una vera difesa della vita. Con ciò intendo che è necessario affrontare immediatamente e in maniera incondizionata le crisi sociali che nutrono il fenomeno e la minaccia dell’estrema destra.
In questa edizione rintracciamo insieme le destre estreme rampanti, cominciando da Varsavia dove questa domenica si vota. Buona lettura!
Boróka Parászka, la caporedattrice di questa settimana


I NEOFASCISTI POLACCHI BRINDANO ALLE ELEZIONI

Giugno 2023: il leader dell’estrema destra Sławomir Mentzen incontra i propri sostenitori con lo slogan “Una birra con Mentzen”. Luogo: il Teatr Club di Łódź. Foto: Marcin Stępień / Wyborcza.pl

VARSAVIA - È giovane, non teme le polemiche e sta conquistando rapidamente nuovi elettori. Sławomir Mentzen, 37 anni, è la stella nascente del partito di estrema destra Konfederacja. Si prevede che questo nuovo partito otterrà circa il 10 per cento dei voti alle elezioni polacche di domenica.
Konfederacja dovrà ringraziare per un risultato del genere proprio Mentzen, che ne ha fatto salire la posizione nei sondaggi. Mentzen è particolarmente popolare tra gli uomini tra i 18 e i 39 anni. Durante la campagna, centinaia di giovani uomini si sono messi in coda in tutta la Polonia fuori dai locali dove si svolgevano i suoi comizi, chiamati “Una birra con Mentzen”.
Durante questi eventi lui sale sul palco e, con una pinta di birra in una mano e un microfono nell’altra, espone i propri punti di vista su tasse, immigrati e sistema del welfare. Li abolirebbe volentieri tutti quanti.
Queste idee attirano una parte dei giovani polacchi, che non usufruiscono della sanità quanto gli anziani, e considerano le tasse che pagano come un male necessario. Si aspettano risposte semplici a questioni complesse.
Mentzen possiede uno studio legale che si occupa di “ottimizzazione fiscale”, nonché un birrificio. Durante i suo incontri accompagnati dalle libagioni – eventi nel corso dei quali Mentzen si ubriaca sempre di più, riscontrando per ciò il gradimento del suo pubblico – questo esponente vorrebbe dare a vedere il volto più morbido del partito di estrema destra.
Gli altri politici estremisti di Konfederacja sono stati messi scientemente da parte per tutta la durata della campagna elettorale: si tratta di una precisa strategia del partito.
Intanto, è opportuno ricordare che lo stesso Mentzen – al di là di come cerca di apparire – condivide le medesime opinioni estremiste dei suoi compagni di partito. Nel 2019 ha dichiarato: «Non vogliamo ebrei, omosessuali, aborto, tasse né Unione europea». Ora alla lista aggiunge gli ucraini, che secondo lui stanno prosciugando il sistema fiscale polacco e ricevono sussidi eccessivamente generosi dallo stato.
La campagna antiucraina di Konfederacja è anche la ragione per la quale il partito al governo, Diritto e giustizia (Pis), si è rivoltato contro l’Ucraina. Con un approccio scettico nei confronti di Kiev, il partito al comando spera di sottrarre gli elettori a questa formazione di estrema destra.
Michal Kokot fa parte della redazione Esteri di Gazeta Wyborcza


IL NUMERO DELLA SETTIMANA: 4

TALLINN - Il partito estremista estone Eesti Konservatiivne Rahvaerakond (Ekre, che sta per Partito popolare conservatore estone) è ormai diventato il partito più popolare del paese; fino a poco tempo fa si trovava a 1,4 punti percentuali dietro al partito al governo.
Ma ha difficoltà ad attirare politici di talento. Quando Ekre faceva parte del governo, dal 2019 al 2021, il membro del partito Marti Kuusik è stato il primo dei quattro ministri del Commercio estero e delle tecnologie dell’informazione. È durato solo un giorno in carica prima che emergessero le accuse di violenza domestica contro di lui.
La seconda ministra del Commercio estero espressa da Ekre, Kert Kingo, non amava né viaggiare all’estero né parlare inglese. In seguito è finita nel mirino per le spese eccessive da lei sostenute.
Arriviamo così al terzo ministro portato al governo da Ekre, Kaimar Karu, il quale non era un membro del partito. Veniva considerato una figura competente. Ma ha rifiutato di aderire al partito estremista, ed è quindi stato sostituito dai conservatori con un lealista che è durato nove mesi, fino alla caduta del governo.
Herman Kelomees è un cronista politico di Delfi


UNA MARMAGLIA DI COMPLOTTISTI FILORUSSI CON FICO

 “Insieme fermeremo il liberalismo” – Andrej Danko. Foto: Sns

BRATISLAVA - La Slovacchia finisce in mano a un nuovo governo populista e nazionalista. Robert Fico, che in passato è già stato primo ministro slovacco, nonché il suo partito, Smer, il cui nome fa riferimento alla «socialdemocrazia», hanno chiaramente vinto le elezioni che si sono tenute all’inizio di questo mese. Questo mercoledì hanno pure siglato il patto di coalizione con la forza politica più filorussa della Slovacchia, ossia Sns (Partito nazionalista slovacco), e con il partito Hlas, “Voce- Socialdemocrazia”.
Ora che le cose vanno in questa direzione, anche l’orientamento della politica estera della Slovacchia cambierà. E ciò accadrà nella maniera più smaccata per quanto riguarda la questione della guerra in Ucraina.

Come si è arrivati a questo scenario, e perché Sns ha avuto un tale successo elettorale?
Il Partito nazionalista slovacco (Sns) attuale è molto diverso da quello che avevamo in mente in Slovacchia una volta: tra le dieci persone che erano in lista e che sono effettivamente entrate in parlamento, solo Andrej Danko, che ne è il presidente, è un membro del partito.
Il resto del gruppo consta di vari complottisti e stelle della scena della disinformazione, ai quali Danko ha assegnato un posto in cima alle liste.Alcuni di loro una volta figuravano nelle liste dei fascisti slovacchi del Partito popolare Slovacchia nostra (L’Sns). Altri due nuovi deputati provengono da Slovan, un’emittente televisiva filorussa su Internet.
La predilezione per la Russia non è il loro unico tema forte. Mirano a sbloccare tutti i siti di disinformazione e abrogare i decreti sulle persone transgender. A bordo c’è anche un medico che si è espresso contro la vaccinazione contro il Covid e che vorrebbe combattere le scie chimiche (una teoria del complotto sulle scie di condensazione lasciate dagli aerei).
Grazie a loro Danko è entrato in parlamento, ma è lecito chiedersi se riuscirà a tenere sotto controllo i non iscritti al partito e a non pagare per il fatto di aver trasformato un partito nazionalista in un mezzo per veicolare le teorie del complotto.
L’unica persona che avrebbe potuto fermare tutto ciò è Peter Pellegrini, presidente di Hlas, che si considera filoeuropeo e che è arrivato terzo alle elezioni. In qualità di ago della bilancia, avrebbe potuto decidere di formare un governo anche insieme ai liberali, guidati da Slovacchia progressista e dai Democratici cristiani. Pellegrini ha lasciato Smer e ha fondato il suo partito dopo l’omicidio del giornalista slovacco Ján Kuciak nel 2018.Ma ha scelto l’opzione populista e nazionalista, a quanto pare.
Mirek Toda guida la redazione Esteri di Dennik N


MERZ STRIZZA L'OCCHIO ALL'ESTREMA DESTRA

Merz. Foto Ansa

BERLINO - Friedrich Merz, il leader dei cristianodemocratici tedeschi (la Cdu), ha elaborato la seguente affermazione: «Se un sindaco o un amministratore locale viene eletto dalle file di Alternative für Deutschland, è naturale mettersi in cerca di modi per lavorare insieme nella città in questione». Gli eletti della Cdu insomma dovrebbero insomma cooperare coi potenziali sindaci del partito di estrema destra Afd nei parlamentini locali: la frase di luglio di Merz è una doccia fredda nel mio paese.
Con la sua ammissione, Merz ha infatti minato la risoluzione del 2018 del suo partito di non cooperare con Afd a qualsiasi livello, compresi i parlamenti locali. In seguito a dure critiche anche all’interno del suo stesso partito, poche ore dopo averla pronunciata, Merz ha dovuto ritirare la sua dichiarazione.
Ma poco tempo dopo – cioè a metà settembre – la Cdu assieme a liberaldemocratici e soprattutto assieme ad Afd in Turingia ha approvato un provvedimento per la riduzione delle imposte fondiarie, andando così contro al governo di minoranza di sinistra e verdi. E non ci sono state significative rimostranze dentro la Cdu.
Afd intanto avanza. Alle elezioni di domenica scorsa in Assia e in Baviera, il partito è diventato più forte che mai in questi stati. In Assia, ora è il secondo partito più grande. Nella parte orientale del paese, l’estrema destra pregusta la vittoria: nel 2024 si terranno le elezioni in Turingia, Sassonia e Brandeburgo, e in tutti e tre questi stati Afd è in testa ai sondaggi.
Teresa Roelcke è cronista del Tagesspiegel


COME SI ARGINA L'ESTREMISMO? IL CASO FRANCOTEDESCO

Bénédicte Laumond, università di Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines

PARIGI - Quanto sono diversi gli approcci della Francia e della Germania nella gestione dei movimenti di estrema destra? L'esperta in estrema destra e radicalismo Bénédicte Laumond, politologa dell’università di Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines, ci spiega le differenze.
Quali politiche utilizza la Francia per contrastare il radicalismo di destra?
La Francia non ha una vera politica pubblica contro il radicalismo di destra. Tuttavia, le autorità adottano misure per frenare alcuni gruppi estremisti di destra: ad esempio monitorano le attività di quelli più violenti. Quando la magistratura condanna gli attivisti della destra radicale per incitamento all’odio, regola anche le attività di questa fazione politica.
La Francia potrebbe attrezzarsi meglio? In che modo?
È possibile importare certe misure tedesche in Francia, ma devono essere adattate alla cultura politica francese; nella percezione generale, quest'ultima è caratterizzata da una divisione assai rigida tra i partiti di estrema destra, come il Rassemblement National, e i gruppi di estrema destra non connessi ad alcun partito, che sono ritenuti più inclini alla violenza.
Per la maggior parte dei francesi è inaccettabile toccare i primi, mentre i secondi possono subire misure momentaneamente repressive. L’introduzione di iniziative preventive per limitare l’influenza di questi ultimi potrebbe costituire un’opzione interessante.
E l'approccio della Germania invece in cosa consiste?
In Germania il radicalismo di destra è considerato come una potenziale minaccia per l’ordine democratico liberale, e ciò giustifica l’attuazione di un insieme coordinato di misure repressive e preventive. Nel 1949 la Germania ha sancito nella propria costituzione la necessità di difendersi dai cosiddetti movimenti estremisti, ossia da quelli che si opponevano attivamente ai valori sanciti nella costituzione.
Di conseguenza, i tedeschi hanno sviluppato una serie di misure interconnesse per contenere l’influenza dei gruppi estremisti. Negli ultimi vent’anni le autorità tedesche, sostenute da una società civile mobilitata, hanno investito moltissimo nello sviluppo di programmi federali, regionali e locali per prevenire il radicalismo di destra.
Questi programmi finanziano le iniziative della società civile atte a combattere il radicalismo di destra sul campo, dai programmi per aiutare gli attivisti radicali a disimpegnarsi, fino ai progetti di educazione popolare ed eventi culturali per promuovere la tolleranza.
Léa Masseguin fa parte della redazione Esteri di Libération


Qual è la tua impressione su questo tema? Ci piacerebbe riceverla, alla mail collettiva info@europeanfocus.eu se vuoi mandarcela in inglese, oppure a francesca.debenedetti@editorialedomani.it
Alla prossima edizione! Francesca De Benedetti


(Versione in inglese e portale comune qui; traduzione in italiano di Marco Valenti)

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