Eccoci di nuovo insieme, Europa!
Siamo alla sessantesima edizione dello European Focus!
Sono Siniša-Jakov Marusic, il caporedattore di questa settimana, e ti scrivo da Skopje.
Mentre i combattimenti infuriano in Ucraina, un conflitto molto più sotto traccia si svolge sotto al nostro naso. Come da manuale sulla Guerra Fredda, i servizi segreti di tutta Europa sono costretti a intensificare i propri sforzi e smascherare gli agenti del Cremlino che stanno danneggiando gli interessi nazionali e quelli comuni nell’Ue e nei paesi vicini, rubando dati sulla sicurezza, compromettendo le democrazie, sfruttando le debolezze, diffondendo false notizie e seminando discordia.
Centinaia di presunti agenti sono stati espulsi. Molti si trovano a dover affrontare indagini e processi. Siamo ancora una volta davanti a una situazione del tipo: “Noi e loro”.

Mosca la definisce una caccia alle streghe e un ritorno del maccartismo. Un’osservazione del genere, giungendo dal Cremlino, può essere facilmente ignorata. Ma come avvertimento generale, c’è un punto importante da evidenziare.
Non dobbiamo permettere che la democrazia diventi un pretesto a favore di parti malintenzionate. Ma non dobbiamo nemmeno compromettere la democrazia e cedere all’isteria di massa e ai processi farsa.
In questa edizione analizziamo con voi alcuni episodi avvenuti in Europa; ci auguriamo suscitino una riflessione su un problema così grave.
Siniša-Jakov Marusic, caporedattore di questa settimana


C'È UNA SPIA RUSSA NELL'EUROPARLAMENTO

Zhdanok durante la campagna elettorale per il Giorno della Vittoria dell'Unione Sovietica a Daugavpils, in Lettonia, nel 2014. Foto Re:Baltica / Mistruss Media

TALLINN - «James Bond è romanzato. La vita vera è molto più dura. Non c’è un lieto fine», mi ha detto Alexey Vasilev.
Era la fine dell’estate di sei anni fa e abbiamo parlato attraverso una parete di vetro in una prigione del nord est dell’Estonia, dove Vasilev stava scontando una pena di quattro anni per spionaggio contro l’Estonia per conto del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb).
Vasilev non era una spia esperta. Infatti, è stato sorpreso mentre cercava di portare a termine il primo incarico che i suoi coordinatori gli avevano affidato.
Aveva perso la propria fonte di reddito, sua madre era stata costretta a lasciare il suo appartamento a San Pietroburgo e lui aveva delle spese legali da pagare. Ad appena 21 anni di età non aveva più prospettive nella vita.
Ho intervistato altre persone come Vasilev prima e dopo di lui, ma questa è stata l’unica volta in cui ho veramente provato tristezza nei confronti di un agente dell’intelligence russa.
Mi sono ricordato di Vasilev la settimana scorsa, quando abbiamo rivelato come l’eurodeputata lettone Tatyana Zhdanok avesse lavorato per conto del Quinto Servizio dell’Fsb.
Le differenze tra Zhdanok e Vasilev non potrebbero essere maggiori.
Mentre Vasilev era uno studente ingenuo che sperava di diventare James Bond, Zhdanok ha sfacciatamente spinto e promosso per decenni l’ideologia del Cremlino nel cuore dell’Unione europea.
Non era motivata dal denaro, ma dall’ideologia. Per tutto quel tempo, l’immunità del Parlamento europeo e l’inadeguatezza del sistema giuridico lettone l’hanno protetta dalle accuse.
Fortunatamente, le proteste dei colleghi eurodeputati e della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, sono state forti (diversamente da quanto è successo qualche mese fa, quando abbiamo rivelato che il più alto diplomatico russo presso l’Ue era sospettato di svolgere attività di intelligence per conto della Russia a Bruxelles).
Eppure, Zhdanok probabilmente verrà fuori da questo scandalo praticamente senza nessuna condanna. Speriamo almeno che smascherare agenti dell’Fsb possa scoraggiare altri dal voler perseguire il sogno irrealizzabile di essere James Bond.
Holger Roonemaa dirige il team di inchieste di Delfi


IL NUMERO DELLA SETTIMANA: 70

Gif di Karolina Uskakovych

BERLINO - Centinaia di diplomatici russi sono stati espulsi dall’Ue all’inizio dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina. Sono stati circa settanta quelli che hanno dovuto lasciare la Germania per un altro losco motivo: avrebbero sfruttato la propria immunità diplomatica per raccogliere illegalmente informazioni per i servizi segreti russi.
La presenza in Germania di agenti russi camuffati da diplomatici è da anni un segreto di Pulcinella. Per molto tempo, tuttavia, il governo di Berlino non ha osato agire contro di loro, temendo che la Russia si sarebbe vendicata espellendo i veri diplomatici tedeschi.
Non sorprende che la Germania, fornendo armi all’Ucraina e fungendo da centro di addestramento per i soldati ucraini, sia il principale bersaglio dello spionaggio russo. Gli esperti stimano che oggi la quantità di agenti che lavorano in Germania sia pari a quella della Guerra Fredda. Ricorreranno di nuovo e sempre di più a metodi di spionaggio sotto copertura.
Judith Fiebelkorn è coordinatrice di euro|topics a n-ost


COSÌ PUTIN TRASFORMA GLI EMARGINATI IN SPIE

Prima dell’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina, Kirill Stremousov (a destra, insieme al portavoce del Cremlino Dmitry Peskov) era un provocatore di poco conto. I russi lo hanno nominato vice governatore. Poi, è morto in circostanze misteriose. Foto: account Telegram di Kirill Stremousov

KIEV - L’immagine comune della spia è quella di una persona molto intelligente, di successo, ambiziosa e, grazie ai propri sforzi, ricca.
Questo potrebbe essere vero in tempo di pace o nei film; ma quando il nemico è alle porte - o ha già invaso - gran parte delle spie non è così.
Non se ne vanno in giro in ghingheri indossando uno smoking, sorseggiando un vodka Martini e guidando una Aston Martin piena di dispositivi all’avanguardia.
In realtà si tratta di reietti opportunisti che si sentono colpiti dall’ingiustizia, temono la povertà e sono inclini all’avidità. È quello che è successo in Ucraina in seguito all’invasione russa del 2022.
Mentre l’esercito ucraino si stava muovendo, gli invasori dovevano valutare quali fossero gli obiettivi migliori in tutto il paese; avevano quindi bisogno di occhi rivolti al territorio.
Hanno arruolato centinaia di persone del luogo, concentrandosi su coloro che si erano sentiti svantaggiati in seguito all’indipendenza dell’Ucraina. Si trattava di nostalgici sovietici, inclini a credere alle teorie del complotto, oppure di persone che avevano avuto successo molti anni prima, ma nel frattempo avevano perso la propria ricchezza e la propria influenza.
I russi hanno promesso loro di condurli dalle stalle alle stelle non appena avessero preso il potere. Nelle aree occupate, queste persone sono diventate dei collaboratori. La storia degli ultimi due anni delle regioni temporaneamente occupate dell’Ucraina è costellata da esempi del genere.
Eccone un paio. Kirill Stremousov era un giornalista di poco conto a Kherson, promuoveva la nostalgia dell’Urss e propagava teorie negazioniste riguardo al Covid. Nella primavera del 2022 è diventato vicegovernatore della regione occupata di Kherson. Sei mesi dopo, mentre la città era ancora sotto il controllo russo, è morto in un controverso incidente stradale.
Liudmyla Byeloushchenko in passato era una regista cinematografica a Kakhovka, una città sul Dnepr ora occupata. Negli anni Novanta, Kakhovka non poteva permettersi un cinema comunale, per cui aveva iniziato a vendere mele sul mercato locale per tirare avanti. Quando sono giunti i russi, ha accettato di dirigere il centro culturale della città per aiutare a diffondere la propaganda russa.
La morale per gli altri paesi è semplice: prestare attenzione agli emarginati conviene, perché impedisce che diventino alleati del nemico in futuro.
Anton Semyzhenko si occupa della sezione in lingua inglese di Babel.ua


QUI L'INTELLIGENCE RUSSA SORVEGLIA PURE LE PROTESTE

Avanti tutta: l’ambasciata Russa a Belgrado. Foto Wikimedia

BELGRADO - Mentre le ambasciate russe nei paesi vicini sono diventate più piccole a causa dell’espulsione di diplomatici sospettati di violazione del protocollo, dall’inizio della guerra su vasta scala in Ucraina la missione di Mosca in Serbia si è espansa.
Inoltre, un’indagine di Radio Free Europe nel marzo 2023 ha suggerito che almeno tre dei diplomatici che erano stati inseriti nella lista nera degli stati membri dell’Ue fossero riemersi in Serbia.
Alcuni documenti trapelati sembravano dimostrare che questi diplomatici avessero legami con l’intelligence russa. Costoro sono ancora riconosciuti dal ministero degli Affari esteri serbo, il che significa che sono ancora in Serbia.
Dall’inizio della guerra la Russia ha aumentato il proprio personale a Belgrado da 54 diplomatici nel febbraio del 2022 a 68 nel febbraio di quest’anno, come emerge dai dati del ministero degli Esteri serbo.
«L’aumento del numero dei propri diplomatici in un paese, di solito, indica che questo paese è considerato come molto importante e che le attività in quel paese stanno aumentando, siano esse legali o illegali», dice Predrag Petrović, direttore di ricerca del Centro per la politica di sicurezza di Belgrado.
Secondo un’altra rivelazione di Rfe, un diplomatico russo e presunta spia, espulso dall’Ue per “attività illegali e azioni di disturbo”, avrebbe svolto la funzione di osservatore elettorale a lungo termine presso la missione Osce di Belgrado.
Dopo le elezioni parlamentari e locali anticipate in Serbia nel dicembre del 2023, l’opposizione ha svolto delle proteste per via delle irregolarità riscontrate durante il voto, confermate anche dall’ong nazionale Crta e dalla missione di osservazione elettorale dell’Osce.
La premier serba Ana Brnabić ha dichiarato che lo stato ha raccolto informazioni su queste manifestazioni da agenzie di intelligence straniere, in particolare russe.
«Da ciò parte un messaggio chiaro, ossia che la Serbia è strettamente legata alla Russia anche in termini di intelligence», dice Petrović.
Petrović aggiunge che questi esempi confermano le tesi secondo cui la Serbia sarebbe il rappresentante regionale di Mosca e costituirebbe una «piccola Russia nei Balcani», è il che rappresenta un elemento negativo.
Katarina Baletić è una giornalista del Balkan Investigative Reporting Network


Qual è la tua impressione su questo tema? Ci piacerebbe riceverla, alla mail collettiva info@europeanfocus.eu se vuoi mandarcela in inglese, oppure a francesca.debenedetti@editorialedomani.it
Alla prossima edizione! Francesca De Benedetti


(Versione in inglese e portale comune qui; traduzione in italiano di Marco Valenti)

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