Non possiamo lasciare a un fondo azionario il potere di decidere sul destino delle persone. Ciò che accade a Firenze, con il licenziamento annunciato di oltre 420 lavoratori per la chiusura del sito Gkn di Campi Bisenzio, non riguarda solo l’Italia, ma tutti in Europa. Non è un caso, né lo sfortunato epilogo di anni difficili, ma l’ultimo esempio della logica delle multinazionali: massimizzare il profitto degli azionisti, sulle spalle dei lavoratori.

Gkn è una multinazionale del settore automobilistico e aerospaziale. Nel 2018 passa nelle mani del fondo azionario britannico Melrose, che si definisce «un’azienda specializzata nell’acquisto e miglioramento delle attività con prestazioni insufficienti». Si scrive “miglioramento”, si legge “smantellamento”. Melrose, già nota per le politiche aggressive, ha insospettito i sindacati britannici, ma ha conquistato la maggioranza degli azionisti con un’opa ostile di 8,1 miliardi di sterline.

I vertici promettono di trattare con rispetto i lavoratori, ma non perdono tempo per fare l’opposto: nel 2019 Gkn annuncia la chiusura di una fabbrica a Birmingham e 170 licenziamenti. A gennaio 2020 se ne aggiungono 519 sempre in Inghilterra. A fine 2020 tocca alla Germania: l’azienda licenzia 540 lavoratori a Offenbach. Poi arriviamo a Firenze, dove la scelta scellerata di Melrose farà perdere il posto a centinaia di persone. Colpa della crisi? No. Nel primo trimestre del 2021 Campi Bisanzio ha visto aumentare le entrate del 7 per cento rispetto al precedente, con introiti al 14 per cento in più del previsto. L’unico motivo per chiudere Firenze è abbassare ancora i costi, per i profitti; cosa già vista in altri settori e paesi.

Le scelte nell’Ue

Le società che pagano dividendi agli azionisti non dovrebbero essere autorizzate a fare licenziamenti collettivi. Questa ha pure ricevuto finanziamenti europei negli ultimi anni. Il gruppo The Left al Parlamento Ue si batte da anni perché gli aiuti alle imprese siano legati a garanzie occupazionali e al rispetto dei diritti. A febbraio siamo riusciti a spingere la maggioranza dell’Europarlamento a chiedere a chi riceve fondi pubblici di rispettare almeno i contratti collettivi, pagare le tasse e astenersi da bonus ai dirigenti. Ma da allora, niente azioni concrete: la Commissione Ue è celere nell’applicare logiche di mercato, ma quando deve tutelare la dignità dei lavoratori fa finta di non sentire.

La scorsa settimana abbiamo incontrato una delegazione dei lavoratori Gkn. Sabato sono ancora in piazza per il posto di lavoro e hanno il nostro completo sostegno. La Commissione e i governi devono impegnarsi a trovare soluzioni concrete, senza rifugiarsi in slogan. Le leggi devono proteggere le persone, non le multinazionali; devono garantire il lavoro, non il profitto. A nome del gruppo abbiamo presentato un’interrogazione scritta alla Commissione sul caso Gkn. Chiediamo di conoscere l’entità dei fondi europei ricevuti dall’azienda e se il collegio Von Der Leyen ha intenzione o meno di fare proposte legislative per prevenire i licenziamenti nelle multinazionali che pagano dividendi agli azionisti o ricevono fondi Ue. La Commissione ora deve rispondere.

Marc Botenga (PTB), Leïla Chaibi (France Insoumise), Özlem Demirel (Die Linke) José Gusmão (Bloco de Esquerda), Sandra Pereira (PCP), Maria Eugenia Rodriguez Palop (Unidas Podemos) - eurodeputate ed eurodeputati di The Left al Parlamento europeo

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