- Mentre l’aggressione all’Ucraina è in corso, l’Ue non può più far finta di non vedere che c’è un altro focolaio di conflitto potenziale a ridosso dei suoi confini: i Balcani occidentali. La Bosnia ed Erzegovina in particolare è terreno di destabilizzazione da parte del Cremlino.
- «L’influenza della Russia sulla nostra regione, gli attori che vi partecipano, sono chiari da tempo, e da tempo ve lo ripetiamo», dice Željko Komšić, presidente della Bosnia ed Erzegovina, alle istituzioni europee.
- Quali sono gli attori destabilizzanti? Primo fra tutti, il separatista serbo Milorad Dodik. Ma c’è anche Viktor Orbán, che lo ha sempre appoggiato, frenando le sanzioni Ue nei suoi confronti e garantendogli l’approccio compiacente del commissario Ue ungherese con delega all’allargamento. E poi nei Balcani c’è un altro grande sodale sia di Orbán che di Putin: è il presidente serbo Vučić.
Mentre l’aggressione all’Ucraina è in corso, l’Unione europea non può più far finta di non vedere che c’è un altro focolaio di conflitto potenziale a ridosso dei suoi confini. Si tratta dei Balcani occidentali, e della Bosnia ed Erzegovina in particolare. Già teatro di guerra negli anni Novanta, più di recente questa regione è terreno di destabilizzazione da parte di Mosca, che ha operato non a caso in modo da rallentarne l’ingresso nell’Ue. «L’interesse della Russia, la sua influenza sulla



