Il circolo del Pd di Bruxelles finisce commissariato. La ragione è il conflitto di interessi della neoeletta segretaria, Annamaria Abbafati: è una lobbista. La commissione di garanzia della circoscrizione Estero del Pd interviene con una delibera, che è stata approvata all’unanimità. Fa decadere Abbafati dall’incarico e spedisce un commissario a Bruxelles per traghettare il circolo a nuove elezioni. Non un circolo qualsiasi: vanta oltre quattrocento iscritti e soprattutto è l’avamposto del partito in Europa. Per usare le parole della commissione di garanzia, «agisce in stretto rapporto con gli europarlamentari del Pd e diversi funzionari e dirigenti di Parlamento e Commissione Ue». Ecco perché un intervento così netto: l’attività professionale della segretaria «genera un conflitto di interessi» con la carica nel circolo e viola il codice etico del partito. 

Il caso

(Annamaria Abbafati è nel registro dei lobbisti delle istituzioni Ue)

La questione era stata riportata da Domani quando Abbafati era candidata alla segreteria, a inizio dicembre: la società per la quale lavora, Must & Partners, e lei stessa, risultavano nel registro dei rappresentanti di interessi delle istituzioni Ue. Questo albo serve proprio a tracciare le attività lobbistiche. Tra i clienti dell’azienda per la quale Abbafati è “senior policy advisor” ci sono i big della tecnologia come Amazon e Google, le grandi del fumo come Philip Morris, e pure i trasporti con Atlantia. Must & Partners si propone ai clienti come ponte verso le istituzioni europee: «Vi assistiamo attraverso l’elaborazione decisionale delle istituzioni e vi offriamo l’opportunità di essere ascoltati a livello europeo». Obiettivo dichiarato: «Influenzare le regole del gioco».

Qualche malumore nel circolo era emerso, anche durante i dibattiti in cui si sfidavano per la leadership Abbafati e Pierluigi Boda, funzionario Ue di stanza al gabinetto del presidente del Comitato europeo delle regioni. Ma agli iscritti che chiedevano conto alla candidata del suo lavoro al servizio «delle multinazionali», lei rispondeva di lavorare anche per l’università La Sapienza. Interpellata dal nostro giornale in merito alla sua presenza nell’albo dei lobbisti, ha replicato di essere «una libera professionista».

Il commissariamento

(Annamaria Abbafati, eletta segretaria di circolo a dicembre, con la segretaria uscente Ilaria Maselli. Foto Pd Brux)

Il codice etico del partito dice che gli iscritti si impegnano a «rinunciare o astenersi dall’assumere incarichi o decisioni qualora possa configurarsi un conflitto di interessi». Ma Abbafati non ha rinunciato, è anzi la nuova segretaria dal 7 dicembre; e come aveva spiegato a Domani Luciano Vecchi, il responsabile del dipartimento italiani nel mondo del Pd, il problema si pone «se qualcuno lo solleva».

Qualcuno infatti lo ha sollevato. La questione è arrivata ai piani alti del partito. Il 4 gennaio la commissione di garanzia della circoscrizione estero del Pd ha ricevuto un ricorso presentato da sei iscritti nonché membri dell’assemblea nazionale del partito, compresa la presidente dell’assemblea del partito in Belgio. Ha valutato il caso, e ora ha concluso, con consenso unanime, che «la segretaria eletta avrebbe dovuto rinunciare a mantenere incarichi esecutivi nelle fondazioni aventi la titolarità prevalente di interessi economico-finanziari, come la Must & Partners, prima di assumere incarichi esecutivi nel Pd, o rinunciare o astenersi dall’assumerli».

La delibera dice in sostanza che il tema del conflitto di interessi è più che calzante e che Abbafati non poteva neppure candidarsi, a segretaria. Perciò la carica decade e si va alla nomina di un commissario: traghetterà il circolo verso un nuovo congresso, e la elezione di un nuovo segretario.


 

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