Coperti da mascherine, occhiali e tute di protezione il personale addetto alle urne ha garantito lo svolgimento delle elezioni rispettando le misure di sicurezza sanitaria imposte per via della pandemia. A oltre 24 ore e dopo tanta attesa, il risultato della composizione del prossimo parlamento catalano mostra un risultato chiaro: il rafforzamento dei partiti indipendentisti.

I risultati del voto

Ufficialmente le elezioni vedono la vittoria del Partit dels Socialistes de Catalunya (Psc) di Salvador Ila, ex ministro della Salute a Madrid e scelto da Pedro Sanchez come candidato di punta per la regione autonoma. I socialisti hanno ottenuto il 23 per cento dei voti, il miglior risultato dal 2006, equivalenti a 33 seggi.

Sono seguiti da Esquerra Republicana de Catalunya (Erc) che con il 21,3 per cento dei voti e 33 seggi è il primo partito indipendentista. Terzo è arrivato il partito Junts per Catalunya dell’ex presidente Carles Puigdemont ora esiliato a Bruxelles e rappresentante il centrodestra indipendentista, a cui vanno il 20 per cento dei voti e ben 32 seggi.

Il partito di ultradestra Vox riesce a far eleggere in parlamento ben 11 deputati, un dato preoccupante per la sinistra ma anche per gli indipendentisti visto che Vox ha da sempre osteggiato la loro causa anche all’interno dei tribunali che hanno processato i prigionieri politici catalani, i promotori del referendum del 2017, costituendosi come una sorta di pubblica accusa.

Risultato storico anche per la Cup, il partito di sinistra indipendentista e anticapitalista, che guadagna nove deputati. Ora sarà uno dei partiti chiave per costruire una larga coalizione pro indipendenza all’interno della Generalitat.

Ne esce decisamente sconfitto Ciudadanos che ha ottenuto sei seggi contro i 36 delle ultime elezioni del 2017; molti dei suoi voti anti indipendentisti sono confluiti, infatti, all’interno dei socialisti. Il partito popolare riesce a peggiorare la sua posizione eleggendo soltanto due deputati, perdendone uno rispetto all’ultimo voto. En Comù Podemos, il referente del partito di governo Podemos, ha confermato invece i suoi otto seggi.

La bassa affluenza alle urne

Un altro chiaro dato è stata la bassa affluenza alle urne, dovuta principalmente alla pandemia che ha portato al voto poco più del 53 per cento dei cittadini aventi diritto. A nulla è servita la richiesta di rimandare le elezioni a un momento migliore, visto che l’intera regione è tra le più colpite dal Covid-19 nel paese.

La bassa affluenza ha colpito le grandi città come Barcellona, L’Hospitalet, Terrasa, Badalona e Sabadell, che in media hanno registrato una partecipazione minore del 22 e 23 per centro rispetto alle ultime elezioni. Un dato che ha fatto prevedere lo scarso successo dei partiti contrari all’indipendenza.

Ora gli indipendentisti si trovano a superare il 50 per cento delle elezioni con oltre 630 mila voti in meno rispetto al 2017, un risultato che permette di portare avanti la loro agenda di governo. Il candidato di Erc, Pere Aragonès alla chiusura delle urne ha lanciato un messaggio al governo centrale: «È giunto il momento di risolvere il conflitto, dobbiamo sederci e capire come farlo con un referendum». L’intenzione di Erc, non è soltanto quella di formare una coalizione con Junts e la Cup, ma anche con i referenti di Podemos. «C’è una chiara maggioranza di deputati indipendentisti e di sinistra» ha concluso Aragonès.

Leggi anche:

© Riproduzione riservata