Il Consiglio costituzionale è ora per Emmanuel Macron un deux ex machina. Bocciando 32 articoli sul totale di 86 che componevano la legge sull’immigrazione, i «saggi» offrono al presidente francese l’espediente narrativo che gli serviva per liberarsi dalla trappola che si è costruito.

Quella legge è infatti diventata in Francia il simbolo dello sconfinamento dell’area macroniana più a destra, perché nel provvedimento sono state inglobate parole d’ordine e cavalli di battaglia tipici dell’estrema destra, tanto che Marine Le Pen ha definito l’approvazione del testo una sua «vittoria ideologica». E non è finita lì: il Rassemblement National ha anche votato a favore di quella legge.

Per lanciare una secchiata di vernice sopra le due leggi più contestate dei tempi recenti – e cioè, oltre all’impopolare riforma delle pensioni, la destrorsa legge sull’immigrazione – il presidente aveva persino dato una rinfrescata alla premiership, salutando Élisabeth Borne e sostituendola con una fedele copia del Macron del 2017, l’attuale premier Gabriel Attal.

Restava da capire come maneggiare quella legge, che i macroniani erano riusciti sì a far passare, ma con concessioni abbondanti alla destra dei Repubblicani (oltre che con ammiccamenti alla destra estrema).

Questo giovedì è stato il consiglio costituzionale a bocciare le parti irricevibili di quel testo. Parliamo di oltre un terzo della legge.

I saggi contro i cavalieri

I saggi hanno fatto cadere i cavalieri.

I saggi sono i nove membri che compongono il consiglio costituzionale, organo deputato al controllo di costituzionalità. Il presidente è Laurent Fabius, ex premier socialista quando presidente era François Mitterrand, e oggi strattonato «al centro di passioni tumultuose», come lui stesso ha dichiarato; alludeva al fatto che, tra riforma delle pensioni e legge sull’immigrazione, al consiglio è toccato il ruolo spinoso di dirimere faccende che la politica aveva ingarbugliato.

I cavalieri che cadono sono quelli legislativi: i cavaliers législatifs sono le disposizioni infilate impropriamente in un provvedimento. Non dovrebbero stare là dove il legislatore ha preteso di inserirli.

Nel caso della legge sull’immigrazione, i saggi hanno fatto strage di cavalieri. Ne cadono tanti.

Il riequilibrio

Il no del consiglio cade ad esempio sul tentativo di rendere più difficile il ricongiungimento familiare.

Si abbatte anche sull’idea – contestatissima dal mondo accademico – di imporre agli studenti stranieri di versare una cauzione per poter studiare in Francia, oltre che su quella di aumentar loro le tasse universitarie.

I saggi dicono no anche all’attacco allo ius soli che la legge conteneva, ai tentativi di limitare le prestazioni sociali, le all’idea che nei confronti degli stranieri la polizia possa prendere foto e impronte digitali senza consenso.

Il consiglio costituzionale fa i suoi rilievi anche nei confronti della nuova pratica che la legge inaugurava: quella di imporre quote. La legge prevede infatti un dibattito annuale in parlamento per discutere del numero di ingressi da autorizzare.

Finiscono sotto la scure dei saggi proprio le punte più destrorse del testo, e non c’è quindi da stupirsi che il Rassemblement National – che prima rivendicava una «vittoria» – ora strilli al complotto: «Coup de force! Pugno duro dei giudici!», ha detto Jordan Bardella, che ora rilancia con un referendum. Intanto c’è chi festeggia, dalle parti del governo.

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