Liebe Lesende,
Con l'intensificazione sempre più spinta del conflitto in Ucraina, si iniziano ad alzare voci critiche nei confronti del ruolo di Angela Merkel nella politica estera degli ultimi anni. Secondo i critici, è principalmente colpa sua se Germania ed Europa sono oggi così dipendenti dalle forniture di materie prime russe. Merkel nei giorni scorsi ha preso posizione solo sulla critica che riguarda la decisione della cancelliera di non sostenere l'istanza di ingresso nella Nato dell'Ucraina presentata nel 2008: l'ex cancelliera ha rivendicato la sua presa di posizione.
Il Telegraph non va per il sottile e spiega che "Angela Merkel non merita una pensione tranquilla" oltre a sottolineare che "la guerra in Ucraina ha mostrato il lato oscuro dell'eredità di Merkel". Anche Jasper von Altenbockum della Faz è critico rispetto alle poche parole con cui Merkel ha commentato la sua politica nei confronti di Mosca: ad avere bisogno di un ulteriore chiarimento è soprattutto la Cdu, la cui dirigenza ha comunque già espresso sostegno a Merkel, scrive von Altenbockum.


Intanto, sabato scorso a Stoccarda si è tenuta una nuova manifestazione contro le discriminazioni nei confronti dei russofoni. Un evento con le stesse caratteristiche, sempre un carosello di auto con bandiere russe e tedesche, aveva avuto luogo e causato indignazione il fine settimana precedente a Berlino. Gli organizzatori si sono schierati contro la discriminazione dei bambini russofoni nelle scuole. I manifestanti hanno cantato l'inno tedesco e russo e alcune canzoni popolari russe, manifestazioni simili si sono svolte anche in altre città tedesche. Negli articoli e nei servizi dei media sulle manifestazioni gli organizzatori non sono identificati in maniera precisa, ma si autodefiniscono "russofoni".
I Russlanddeutsche e i loro discendenti, cioè quei tedeschi emigrati nell'Ottocento nell'impero russo e poi espulsi nella seconda metà del Novecento dai sovietici, sono una minoranza di circa 2,5 milioni di persone che secondo gli uffici del ministero dell’Interno risulta "ben integrata". Anche questa settimana le manifestazioni contro le discriminazioni sono state analizzate da vicino per identificare eventuali riferimenti pro-Putin e ci sono state alcune contromanifestazioni.


Durante il week end la stampa tedesca si è concentrata soprattutto sul caso della ministra della Famiglia Anne Spiegel. La politica dei Verdi è in difficoltà perché Bild am Sonntag ha rivelato che l'allora ministra regionale dell'Ambiente della Renania Palatinato era andata in vacanza per quattro settimane solo qualche giorno dopo la fine dell'emergenza delle alluvioni che hanno colpito l'estate scorso la Germania occidentale. Oggi pomeriggio la ministra ha deciso di dimettersi.
Fino a ieri sera, Spiegel, per difendersi dalle richieste di dimissioni che sono arrivate dall'opposizione e dalle proprie file, ha scelto una strada pericolosa quanto inusuale. In una peculiare dichiarazione di fronte alle telecamere ha giustificato la sua decisione motivandola con la necessità di riposo della sua famiglia. La ministra ha scelto la via della trasparenza più radicale, rivelando che suo marito ha avuto un ictus tre anni fa e che la vita dei suoi quattro figli in età da asilo e scuola elementare ha subito gravi conseguenze dalla malattia del padre, dai suoi plurimi incarichi a livello regionale e dalla pandemia. Motivi che giustificherebbero, agli occhi di Spiegel, il desiderio di staccare. La sua strategia comunicativa è stata apprezzata per l'onestà ma anche ampiamente criticata.


La settimana scorsa abbiamo anche dedicato un approfondimento al ruolo dei Verdi nel governo semaforo. I due ministri stanno dando un'ottima prova e il risultato si legge nei sondaggi, dove i due raccolgono i gradimenti più alti, superiori anche a quelli del cancelliere Scholz. Mentre Robert Habeck cerca di gestire al meglio la difficile ricerca di altre forniture di gas per sostituire il metano russo, Annalena Baerbock sta fiorendo nel suo nuovo ruolo di capo della diplomazia dopo una campagna elettorale decisamente sfortunata. Lo Spiegel racconta in un lungo articolo la strategia con cui affronta un mondo dominato da uomini in cui lei stessa vuole introdurre una Femministische Aussenpolitik, una politica estera femminista: la tattica di Baerbock è sempre la stessa, cambiare il gioco a cui i colleghi uomini vogliono farla giocare.


Vi aspetto la prossima settimana con le vostre idee e spunti per La Deutsche Vita, se siete interessati e volete intervenire, potete scrivere a lisa.digiuseppe@editorialedomani.it.

Grazie e a presto!

Lisa Di Giuseppe

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