Il cancelliere conferma di non voler mandare in Ucraina i missili Taurus, ma anche solo la discussione ipotetica pubblicata dalla stampa russa grazie a un’intercettazione dei servizi segreti è una prova sufficiente del coinvolgimento dell’occidente per il Cremlino
Olaf Scholz ha un problema. La pubblicazione da parte della televisione pubblica russa di una conversazione interna all’esercito tedesco intercettato dai servizi segreti mette in difficoltà il governo sia nei confronti degli alleati che internamente. Apparentemente, infatti, i funzionari dell’esercito che valutavano la possibilità di fornire missili da crociera Taurus alla difesa ucraina per colpire anche obiettivi oltre la frontiera con la Russia dissentivano dal cancelliere. Si trattava in realtà di una conversazione esplorativa, è stato ricostruito a posteriori, che non ha influito sulla posizione del cancelliere, da sempre contrario a esaudire la richiesta di Kiev sui Taurus.
Nonostante il consenso di tutti i partiti del Bundestag, anche quelli interni alla coalizione di governo, a eccezione della Spd, infatti, Scholz ritiene l’invio dei missili troppo rischioso e teme che un eventuale via libera – che comporterebbe anche il coinvolgimento di almeno qualche istruttore, se non di ulteriore personale necessario a programmare la traiettoria dei Taurus – renderebbe la Germania in parte in causa nel conflitto ucraino. Una posizione che rimane tale anche dopo la pubblicazione della conversazione degli ufficiali, come il cancelliere ha confermato ieri in una conversazione con degli studenti: «Sono cancelliere, per questo quella dichiarazione resta valida».
La verità di Mosca
Per il Cremlino, invece, la verità è tutt’altra: secondo il portavoce Dimitri Peskov, infatti, la conversazione intercettata testimonia la partecipazione dell’occidente alla guerra in Ucraina, a prescindere dall’eventuale coinvolgimento del cancelliere nell’iniziativa dell’esercito. La propaganda russa prova anche a insinuare il dubbio che il cancelliere non sia padrone della situazione: ad aggravare – almeno in apparenza – la situazione una presunta convocazione di prima mattina dell’ambasciatore tedesco a Mosca per disquisire sulla chiamata.
Un incontro che però il diplomatico ha sminuito spiegando che si trattava di un appuntamento al ministero degli Esteri pianificato da molto tempo. La situazione crea comunque un grosso imbarazzo alla difesa e al governo tedeschi, che cercano di tenere la situazione sotto controllo: il ministro della Difesa Boris Pistorius raccomanda di non saltare a conclusioni e anche la Spitzenkandidatin della Fdp, la presidente della commissione Difesa Marie-Agnes Strack-Zimmermann, da sempre voce molto autorevole sulla questione ucraina, raccomanda di non fare il gioco di Putin mettendo in discussione l’autorevolezza del cancelliere.
Il rischio
L’opposizione, invece, ha già chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta e ha messo l’accento sulla possibile irritazione degli alleati dopo la breccia nella sicurezza. Mentre il ministero della Difesa sta ancora cercando di ricostruire perché gli ufficiali abbiano deciso di utilizzare uno strumento non sicuro come Webex e sta valutando la possibilità che i servizi segreti russi abbiano avuto modo di intercettare altre conversazioni, la situazione della cancelleria si complica.
Se anche le intenzioni di Scholz non sono cambiate, infatti, la mossa del Cremlino crea una pregiudiziale nei confronti delle future scelte di Berlino nell’ambito del sostegno all’Ucraina. Il timore del cancelliere era di coinvolgere il paese eccessivamente nel conflitto, ora la combinazione tra la falla di sicurezza e la verità distorta della propaganda russa rischiano di trascinarcelo nonostante i Taurus a Kiev non siano mai arrivati.
Il quadro si fa paradossale se poi si considera che Francia e Regno Unito forniscono già missili simili ai Taurus all’Ucraina: sulla carta, un coinvolgimento nel conflitto molto maggiore di quello che ha attualmente e punta a mantenere Berlino.
La Germania resta però la secondo fornitrice di aiuti militari all’Ucraina a livello mondiale, subito dopo gli Stati Uniti. Identificare Scholz come simbolo del coinvolgimento dell’occidente nel conflitto fa il gioco del Cremlino sia per scoraggiare gli alleati di Kiev, sia per pareggiare i conti con il paese che era maggiormente legato alla Russia, soprattutto in termini economici ed energetici.
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