Dal voto francese sono emersi, ancora una volta, lo scontento, la rabbia, la disaffezione di quei luoghi dimenticati, lasciati indietro, dalla politica e dalle istituzioni. Ma anche di quei segmenti della popolazione che soffrono la mancanza di opportunità e prospettive future.

Un caso emblematico sono i giovani. Ci teniamo a riflettere per questioni anagrafiche e sulla base di esperienze dirette. E perché in Italia la disoccupazione giovanile è tra le più alte in Europa, a cui si aggiunge una grave mancanza di mobilità sociale e un sempre più ampio divario intergenerazionale.

IL VOTO E IL DIVARIO

Il voto francese evidenzia l’enorme divario tra fasce d’età. Se l’astensionismo dei più giovani ha superato, secondo Ipsos, il 40 per cento nella fascia tra i 18 e i 34 anni, ben oltre la media nazionale, più di un terzo dei giovani andati al voto al primo turno ha dato la propria preferenza a Jean-Luc Mélenchon, e oltre il 25 per cento dei voti si è invece orientato verso Marine Le Pen. Si va sviluppando una forma di rottura generazionale nutrita da una presa di distanza dai partiti tradizionali e dalla percezione dell'inadeguatezza dei programmi della maggior parte dei candidati rispetto alle preoccupazioni e priorità delle giovani generazioni.

Un voto che appare poi diviso, tra città e periferie e tra territori altamente urbanizzati e provincia. Non è un caso che Marine Le Pen abbia trionfato in oltre 20mila comuni francesi (il 57 per cento), ottenendo però risultati più che modesti nelle grandi città. In Francia e più in generale in occidente, in cui il modello della centralizzazione economica e spaziale costituisce un fatto storico e identitario, le politiche pubbliche e l’interesse per i margini e i vuoti demografici e produttivi sono inesistenti. Il risultato è l’accumularsi di frustrazioni, rabbia e disagio sociale degli “esclusi” dal benessere e delle fasce più precarizzate, che un sistema politico, anch’esso sempre più tendente a ridurre lo spazio democratico di espressione del dissenso, spinge ad esprimersi attraverso la protesta violenta e la radicalizzazione.

UNA POLITICA CIECA

Come si è appena realizzato in Francia, l’incubo è infatti l’astensionismo, soprattutto nelle periferie e tra i più giovani. In Italia i giovani voterebbero in gran parte per il Partito Democratico e Movimento 5 Stelle ma il 41 per cento si asterrebbe, secondo un recente sondaggio Quorum/Youtrend per Sky TG24 che ha analizzato le preferenze politiche della fascia d’età 16-25 anni. Nel nostro paese i giovani si sentono davvero rappresentati? I programmi politici rispondono alle esigenze, alle urgenze e alle idee delle nuove generazioni?

Dalle battaglie per il clima alla maggiore sensibilità sociale verso le minoranze, al maggior supporto e fiducia verso l’Unione Europea. Anche in Italia i più giovani stanno dimostrando di avere le idee chiare sul futuro avviando iniziative che nascono spontanee e che si fortificano nelle città, come nei territori più marginali delle aree interne, periferiche e lontane. In Italia, infatti, oltre 4mila comuni (più della metà del totale) sono classificati come aree interne che equivalgono a circa il 22 per cento della popolazione. Una percentuale più che rilevante, e spesso trascurata e lontana dal dibattito pubblico, salvo poi interrogarsi, a giochi fatti, sulle tendenze e gli umori del “paese profondo”.

L’ALTERNATIVA

Ad accomunare le esperienze dei più giovani, seppur in territori diversi, vi è una grande reciprocità, la condivisione di ideali comuni. Qualcosa che da nord a sud, in Appennino come a Roma, vediamo uscire rafforzato dopo la pandemia. L’emergenza ha reso più evidente la rilevanza del welfare di comunità e delle reti della cittadinanza attiva sui territori.

Dalle aree del margine i giovani non vogliono più andare via, costretti a cercare lavoro e opportunità altrove, come evidenzia la recente analisi di ‘’Riabitare l’Italia’’. C’è chi vuole rimanere, chi torna, e lo fa creando e cercando reti e provando a far emergere la propria voce. Dove ad essere rimasti sono in pochi, come in un piccolo comune del Cilento, si creano liste civiche con programmi ad hoc che rispecchino le esigenze dei giovani abitanti e siano in grado di rispondere alle problematiche dei territori marginali. Alla mancanza di ascolto, di dialogo con il centro, con le istituzioni e nei vuoti di rappresentanza si comincia a rispondere con proposte concrete, progetti, competenze ed energia.

Roma si presenta da questo punto di vista come un esempio emblematico: la capitale si può definire una “città fai-da-te” (citando Cellamare) di cui la struttura nevralgica è costituita dalle rete dei centri della cultura informale. Il movimento di riappropriazione degli spazi, spesso da parte delle giovani generazioni, permette di reintrodurre nel ciclo di vita della città luoghi abbandonati, inutilizzati, sottoutilizzati, degradati, potenzialmente interessanti. Si risponde così a bisogni sociali diffusi, sviluppando un'idea di città e un modello di convivenza che si pongono come alternative al modello dominante.

I margini e chi li abita si dimostrano dunque - contro qualsiasi retorica che vuole relegarli all’inattività - spazi di innovazione, laboratori di paradigmi del vivere insieme più inclusivi e con prospettive radicate nell’urgenza del presente e allo stesso tempo gravide di idee per ricostruire il futuro. In questi luoghi si può ridisegnare l'idea di pubblico, ripensare le istituzioni, costruire concretamente un'idea diversa di convivenza. La mancanza di un coinvolgimento strategico dei più giovani e di queste realtà nel dibattito pubblico e nelle decisioni è un grande spreco di opportunità e di energie. Non possiamo più permettercelo. Serve guardare a loro e formulare, attraverso un dialogo strutturato, proposte e risposte coraggiose. 

Simone Martuscelli, studente di European History a Université Paris-Cité, responsabile editoriale di Scomodo e giornalista freelance

Susanna Rugghia, studentessa di Histoire de la philosophie alla Sorbonne Université e responsabile editoriale di Scomodo.

Giulia Valeria Sonzogno, dottoranda in Scienze Sociali presso il Gran Sasso Science Institute e referente di Officina Giovani Aree Interne per il Comitato Tecnico Aree Interne – Presidenza del Consiglio dei Ministri.

© Riproduzione riservata