«Putin dimostra ancora una volta la sua visione neo imperialista di stampo sovietico che minaccia la sicurezza dell’intero continente europeo», ha dichiarato la premier in pectore Giorgia Meloni dopo l’annessione illegale dei territori ucraini da parte della Russia. Intanto, non lontano da palazzo Chigi, gli amici illiberali ungheresi di Fratelli d’Italia, in trasferta romana, si scagliavano contro le sanzioni alla Russia.

«Sono molto preoccupato per le sanzioni contro la Russia: hanno causato questo esorbitante aumento dei prezzi dell’energia», ha detto Balázs Orbán, che è uno degli ambasciatori dell’illiberalismo di Viktor Orbán nel mondo. A metterlo su un palco, e a offrirgli un microfono per i soliti tormentoni orbaniani, è stata questo venerdì proprio la destra meloniana. Mentre nelle note ufficiali Meloni si cuciva addosso l’abito di premier presentabile – rivendicando «risposte europee» alla crisi energetica ed esibendo la solita fedeltà atlantica – intanto gli ideologi della sua «svolta conservatrice» s’intrattenevano con i sodali filoputiniani.

Fratelli di Budapest

La cornice dell’adunata di destra si chiama “Italian Conservatism”. L’animatore è Francesco Giubilei, presidente della fondazione Tatarella e di Nazione futura, che a Meloni ha dedicato una biografia e che ha teorizzato per lei la «svolta conservatrice»; è un punto di riferimento, per Fratelli d’Italia. Ha passato l’estate a Budapest, e ci tornerà a novembre. Giubilei è stato fellow al Mathias Corvinus Collegium, che è capeggiato proprio da Balázs Orbán, membro del governo dell’omonimo Orbán e suo consulente politico.

Quindi il primo grande evento organizzato dall’entourage culturale meloniano mette al centro l’Ungheria di Orbán? Era previsto che l’arrivo in massa di orbaniani, ultradestre spagnole, portoghesi, internazionali, nella capitale italiana coincidesse con la vittoria di Meloni? «È stata una scommessa, sì», dice Giubilei.

La destra profonda

Tra gli interventi di apertura della kermesse c’è quello di Raffaele Fitto, che non è solo il capogruppo dei conservatori all’Europarlamento, ma il luogotenente che ha gestito per Meloni le interlocuzioni coi popolari europei. Dall’hotel Quirinale, dove ha sede l’evento, Fitto ha invocato «decisioni europee che allontanino dagli egoismi nazionali», e non ha mancato di sottolineare il sostegno all’Ucraina.

Mentre Fitto smacchiava con attitudine democristiana il linguaggio sovranista classico, a una manciata di minuti di distanza il suo compagno di gruppo all’Europarlamento, Jorge Buxadé Villalba di Vox, scaldava la platea coi tormentoni della destra oltranzista: «Non si può celebrare il ramadan e la resurrezione di Cristo senza perdere identità, bisogna scegliere, o l’uno o l’altro».

Interrogato sul tipo di Europa che immagina, lo spagnolo alleato di Meloni insiste sulla «Europa delle nazioni» e si scaglia contro «la transizione energetica». Cosa vuole in alternativa? «Nucleare! Gas, petrolio! Basta con questa idolatria fanatica del clima!».

Vecchie conoscenze

L’altro volto ufficiale di Fratelli d’Italia al raduno dei conservatori è Vincenzo Sofo. Ma a un quarto d’ora dall’inizio dell’evento, questo venerdì, ha fatto il suo ingresso anche l’eurodeputato Carlo Fidanza. Era lui il capodelegazione di FdI all’Europarlamento, ma da quando è indagato si è autosospeso e quindi le formalità sono congelate; Fidanza continua comunque a svolgere il suo ruolo e a parlare ufficialmente a nome dei conservatori europei. Lo ha fatto, ad esempio, per rinnegare a nome loro la Conferenza sul futuro dell’Europa. Se Fitto dovesse spostarsi in posizione di governo, si libererebbe nel gruppo conservatore un ruolo cruciale di copresidenza.

Ieri Fidanza non ha fatto passaggi sul palco, e neppure in platea, ma un salto sì, a incontrare a un tavolino di un bar uno degli esponenti della destra invitati al convegno, il portoghese Jaime Nogueira Pinto.

Modello da esportazione

Nogueira Pinto è un intellettuale di estrema destra noto per nostalgie salazariane, alla testa di fondazioni con connessioni internazionali. Balázs Orbán lo saluta cordialmente, e ancor più cordialmente viene accolto da un drappello di politici portoghesi. André Ventura, presidente di Chega!, è considerato una promessa dell’ultradestra portoghese, e in questa veste interviene sul palco. Dietro la scena, con i suoi colleghi, aggancia Orbán, il consulente politico di Viktor, e gli dice: «Siete la nostra ispirazione!». Seguono selfie e promesse di aiuto e collaborazione.

Mentre Meloni pensa alla premiership, la sua galassia di riferimento continua a intessere rapporti.

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