- Sotto la premiership di Kyriakos Mitsotakis, il leader del partito di destra Nuova democrazia, l’opposizione in Grecia è stata intercettata. Il leader del partito di opposizione Pasok, l’eurodeputato Nikos Androulakis, grazie alle indagini dell’Europarlamento ha scoperto di essere stato bersagliato proprio nella fase in cui il Pasok stava scegliendo la sua guida. Anche la stampa in Grecia è stata vittima di intercettazioni.
- Il premier Mitsotakis prova a scrollarsi di dosso lo scandalo, ma proprio sotto il suo governo ha portato l’agenzia di intelligence del paese sotto il suo diretto controllo. «Molti aspetti di questa storia sono poco chiari», dice il politologo greco Stathis Kalyvas, che insegna all’università di Oxford. «Ma c’è un aspetto che non può sfuggire all’analisi. In Grecia il confine tra autorità pubblica e politica è particolarmente fragile e permeabile».
- Il “Watergate greco” è solo l’apice di una deriva più ampia. Ne è convinto Stathis Gourgouris, che è professore alla Columbia University e che assieme ad altri accademici e giuristi greci chiede le dimissioni di Mitsotakis. «Abbiamo assistito alle violenze della polizia, alle violenze verso i rifugiati, ai tentativi di condizionare la stampa, e quest’ultimo scandalo è un segnale troppo pericoloso per poter essere ignorato», spiega.
Sotto la premiership di Kyriakos Mitsotakis, il leader del partito di destra Nuova democrazia, l’opposizione in Grecia è stata intercettata. «Lo scandalo dello spionaggio, che nel resto d’Europa è stato ribattezzato come “il Watergate greco”, è soltanto l’apice di una deriva che non si ferma certo a questo». Ne è convinto Stathis Gourgouris, che si trova in Grecia, ma è abituato a osservare il suo paese anche a distanza: ha insegnato a Princeton, a Yale, ed è professore alla Columbia University



