La premessa è che anche al secondo turno delle amministrative in Francia perdono tutti, perché perde la politica: il livello di astensione rimane molto alto. Due francesi su tre continuano a non votare, e gli inviti dei partiti a mobilitarsi hanno risolto poco: se al primo turno la fuga dalle urne fu a livelli record per la Quinta Repubblica, con il 33 per cento di votanti, stavolta alle urne è andato il 34,6 per cento di francesi. 

In secondo luogo i perdenti sono Marine Le Pen ed Emmanuel Macron.

La débacle di Le Pen e Macron

La leader del Rassemblement National è costretta a concludere che la strategia di “normalizzazione” (o di dédiabolisation) dell’estrema destra per ora non le garantisce di conquistare il governo della sua prima regione. Neppure il suo feudo, la regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Paca), cede a Le Pen. Renaud Muselier batte Thierry Mariani, candidato per il Rassemblement.

Le sue ambizioni si ridimensionano quindi, così come quelle del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron: il suo schieramento esce distrutto da questa tornata elettorale. La République en Marche non prende nessuna regione, e non arriva neppure al dieci per cento pieno; al primo turno del resto i risultati erano stati così deludenti che in alcune regioni il partito ieri non è neppure arrivato a competere.

Ma queste débacle non si traducono in una sconfitta della destra in generale; anzi, alcuni personaggi escono rafforzati da queste elezioni. E tra questi c’è chi scalpita in vista delle presidenziali.

(Xavier Bertrand. Foto AP)

Xavier Bertrand

La conferma di Xavier Bertrand al governo della regione Hauts-de-France, di cui già era presidente, significa la conferma della sua candidatura per le presidenziali venture. Bertrand aveva infatti messo la sua rielezione sul territorio come precondizione per correre all’Eliseo, e adesso non c’è più nessun dubbio. Complice anche il basso numero di votanti, la sua è una vittoria piena, con oltre il 52 per cento dei voti. Ma chi è Bertrand, oltre che il sassolino nella scarpa di Macron? In realtà, anche se la destra delusa da Macron vede in lui la nuova stella, Bertrand è una vecchia conoscenza della politica di Francia: ministro con Villepin, poi con Fillon, segretario dell’Ump, dentro i Républicains fino al 2017, quando lascia il partito; che ora comunque prova a sedurre per prendersi l’Eliseo. Bertrand punta insomma a mettere insieme tutti, in quella destra che evita Le Pen e disconosce Macron. Con quali parole chiave? «Ordine e rispetto», dice il gollista; «l’insicurezza minaccia la Repubblica e le prime vittime sono i più umili». Un mix di discorso securitario e allusioni agli squilibri sociali. 

(Valérie Pécresse. Foto AP)

Valérie Pécresse

Con un abbondante 47 per cento, Valérie Pécresse è confermata al governo dell’'Île-de-France, la regione dove si trova la capitale, Parigi. Batte Julien Bayou e il campo di sinistra, riduce a uno stentato 16 per cento anche la promessa di Marine Le Pen, Jordan Bardella. Vicepresidente del partito, a 26 anni, Bardella ha già una lunga storia a destra: era nel Front National prima che diventasse Rassemblement, è stato portavoce del partito dal 2017 al 2019, per poi diventarne capolista alle europee. Ha diretto il Front national de la jeunesse, poi ripulito con il nome Géneration nation. Ma nulla ha potuto questa destra contro quella di Pécresse. «O vinco o mi ritiro», aveva detto lei, che già nel 2015 ha strappato la regione ai socialisti. Chi è Pecresse? Uscita dai Républicains, ha fondato “Soyons libres” (Siamo liberi!). Destra gollista, lunga storia politica, consigliera di Chirac, ministra in ruoli chiave nei momenti clou. Diventa ministra dell’Economia negli anni della crisi finanziaria, e si inimica sindacati e sinistra con i suoi piani per alleggerire il costo del lavoro e «aumentare la competitività». Nel 2012, durante quella riforma, ministro del Lavoro è proprio Xavier Bertrand, che oggi parla dei «più umili» ma all’epoca era perfettamente allineato con le politiche di Pécresse. 

(Laurent Wauquiez. Foto AP)

Laurent Wauquiez

Quasi il 57 per cento è la cifra della vittoria di Laurent Wauquiez, che per margini batte quindi anche Bertrand e Pécresse, e che era il candidato ufficiale dei Républicains in Auvergne-Rhône-Alpes. Con ogni probabilità nei prossimi giorni Wauquiez annuncerà la sua intenzione di correre alle presidenziali, e ormai nella destra – al netto di Macron e di quella più estrema lepeniana – le amministrative dettano la ribalta in vista della contesa per l’Eliseo. I Républicains, attuali, ex, affiliati, sono in fermento. In confronto a Bertrand e Pécresse, l’ex ministro dell’istruzione, che rinunciò alla presidenza dei Républicains nel 2019 dopo la débacle del partito alle europee (prese l’8 per cento), può contare ora sul miglior risultato di questa domenica. E nella contesa locale lascia già intravedere quali saranno i suoi argomenti per le presidenziali: «No all’assistenzialismo, il merito piùttosto che il livellamento verso il basso, la difesa del nostro stile di vita invece dei compromessi comunitari». Un inno alla competizione, per il 2022 e non solo. 

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