Il recente lancio della Conferenza sul futuro dell’Europa, destinata ad aprire la via a un rilancio dell'Unione "dal basso", non ha riscontrato l’interesse dell’attenzione pubblica e neppure suscitato l’entusiasmo degli eurofili. Si potrebbe essere difatti tentati di liquidare questa conferenza come un esercizio calato dall'alto, volto a ridare al progetto europeo una parvenza di accettazione democratica tra i suoi cittadini e voluto principalmente da un solo padre, il presidente francese Macron. Eppure, sarebbe non soltanto prematuro ma anche erroneo presentare questa iniziativa come la cronaca di una morte annunciata. 

Un percorso inedito

Innanzitutto, questa conferenza segna la prima volta dal 2007 che l'Unione europea avvia un processo di riforma istituzionale. In considerazione della pandemia in corso e i mille nodi irrisolti in seno all’Unione – dall’impasse sul dossier migratorio alla crisi dello stato di diritto – questo potrebbe non apparire il momento più propizio per aprire un dibattito di tale respiro. Tuttavia, complice l’imperfetta risposta europea al COVID-19, è proprio la crescente visibilità delle disfunzioni dell'Europa a rendere questa Conferenza necessaria a garantire il futuro della nostra Unione e dei popoli. 

In secondo luogo, a differenza di tentativi precedenti di riforma istituzionale, quali la Convenzione che nel 2003 ha redatto la “Costituzione dell'Ue” – ma che non è mai stata ratificata a seguito dei referendum nei Paesi Bassi e in Francia –, questa nuova conferenza non è destinata a riformare direttamente i trattati. Piuttosto, questa iniziativa è intesa come un processo preparatorio che potrebbe portare, in un secondo tempo, il Consiglio europeo ad avviare un processo di revisione dei trattati. Dimostrando di aver imparato dagli errori del passato, i leader europei intraprendono una rivoluzione copernicana: invece di rimanere impigliati in temi altamente divisivi e astratti come la riforma dei trattati, la Conferenza pone al centro questioni politiche sostanziali, quali la salute pubblica o il cambiamento climatico, che interessano i cittadini dell'Ue. Se questi problemi richiedono soluzioni che l'Ue non può offrire all'interno delle proprie prerogative costituzionali esistenti, allora il cambiamento del trattato sarà improvvisamente guidato dalla richiesta dei cittadini (e non calato dall'alto).ù

Design paneuropeo

In terzo luogo, questa Conferenza non ha eguali in termini di design innovativo, metodi e scala. È stato concepito come il primo esercizio di consultazione pubblica paneuropea, organizzato congiuntamente dalle sue istituzioni e comporta una struttura piramidale organizzata su tre livelli. In basso alla piramide, c'è la prima piattaforma multilingue digitale mai creata, aperta a chiunque voglia condividere idee, organizzare o partecipare a un evento. Questa permetterà di identificare, attraverso un sistema moderato dall'intelligenza artificiale, i temi che verranno dibattuti nei successivi stadi. Il secondo livello consiste nella creazione delle prime assemblee cittadine transnazionali – composte da cittadini sorteggiati e provenienti da tutta Europa e dunque rappresentativi della diversità socio-economica, culturale e politica del continente – incaricate di deliberare su alcune delle questioni precedentemente identificate tramite la piattaforma e formulare proposte. Al vertice della piramide troviamo una plenaria composta da 433 membri, tra cui non solo europarlamentari e membri dei parlamenti nazionali, ma anche cittadini provenienti dai panel e rappresentanti delle parti sociali, incaricati di esaminare, deliberare e adottare le proposte ricevute. Così facendo, la plenaria è chiamata ad agire come un vero potere «costituente», che per la prima volta nella storia sarà animato sia da rappresentati eletti sia da cittadine e cittadini ordinari.

Nessuno di questi meccanismi e modus operandi è mai stato sperimentato prima, né individualmente né collettivamente, e soprattutto mai a livello transnazionale. Questa potrebbe essere la prima volta che le istituzioni dell'Ue e gli stati membri hanno creato un meccanismo istituzionale di cui potrebbero finire per non avere il controllo. 

Confronto tra visioni

Se è vero che questo condurrà la Conferenza a raccogliere e ospitare istanze, e tentativi di manipolazione, da parti di Stati membri ribelli quali l’Ungheria e la Polonia, critici del progetto europeo attuale, tale processo sarà non soltanto salutare ma permetterà di assistere allo schiudersi di uno spazio politico europeo in cui diverse visioni dell’Europa troveranno ad affrontarsi pubblicamente.

Ecco perché il successo della Conferenza non dovrà essere misurato con la sua capacità di sollecitare il cambiamento dei Trattati. Piuttosto, il suo successo dipenderà dalla abilità nello sprigionare nuove idee, siano esse di natura politica o istituzionale, che presto diverranno imprescindibili nei dibattiti politici nazionali dei 27 stati membri, e alcune delle quali, come le assemblee dei cittadini, si istituzionalizzeranno così rinnovando la qualità democratica dell’intera Unione.


 

© Riproduzione riservata