Dalla visita al Cremlino alle congratulazioni a Sogno georgiano, la presidenza ungherese è tutta una provocazione. Peccato che i leader europei non vadano oltre le proteste simboliche
«Non ci rappresenta», è corso a dire il parterre della politica europea: l’alto rappresentante Ue, la Commissione europea, l’ambasciatore tedesco in Georgia, e così via. Eppure c’è qualcosa di tremendamente rappresentativo, nella nuova provocazione dell’enfant terrible Viktor Orbán, che a dispetto del ruolo di presidente di turno dell’Ue si trova a Tbilisi a recitare la parte di entusiasta di Sogno georgiano, mentre a Bruxelles la vittoria controversa del partito filorusso appare semmai come un



