Tra due settimane la proposta sulla liberalizzazione degli Ogm approderà all’Europarlamento. Assieme al dossier sui pesticidi e al caso del glifosato, questa proposta è l’ennesima mossa rivelatrice del sabotaggio in atto nei confronti del Green Deal europeo.Negli scorsi mesi il piano verde dell’Ue ha subìto il fuoco incrociato di Commissione e Parlamento Ue; sullo sfondo, l’intensa attività lobbistica delle multinazionali dell’agroindustria. Gli sviluppi sono gravi per la sostenibilità ambientale ed economico-sociale del settore.

Pesticidi, glifosato e ogm

Il 22 novembre l’Europarlamento ha rigettato il Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi, l’unica norma che avrebbe previsto un’importante riduzione dell’uso di pesticidi chimici in Ue (meno 50 per cento entro il 2030). La proposta era diretta espressione degli impegni assunti nel piano verde e nella strategia Dal produttore al consumatore per l’agricoltura sostenibile, nonché frutto di una campagna che include due iniziative dei cittadini europei. Il no del Parlamento Ue è arrivato dopo un sostanziale svuotamento degli obiettivi del regolamento tramite emendamenti e segna una grave battuta d’arresto per l’adozione di norme più ambiziose in materia di pesticidi.

Quasi a conferma del cambio di rotta, a distanza di pochi giorni, il 29 novembre, la Commissione ha ri-autorizzato il glifosato, l’erbicida più usato al mondo. Secondo uno studio del 2019 sulla presenza di residui di pesticidi nei suoli europei, il glifosato, insieme al suo metabolita Ampa, sono tra i più presenti. Numerosi studi scientifici – compresi quelli valutati dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, l’agenzia speciale dell’Organizzazione mondiale della sanità – ne hanno dimostrato le proprietà neurotossiche e cancerogene e i rischi per le falde acquifere e la biodiversità. Nel 2017 la Commissione ne aveva rinnovato l’autorizzazione per cinque anni, nonostante una intensa contestazione pubblica e un’iniziativa dei cittadini europei che ne chiedeva la proibizione. Nel 2023 l’autorizzazione è stata rinnovata per ben dieci anni – passando questa volta sotto silenzio – nonostante persistano i dubbi sulla sicurezza della sostanza.

Ma non è finita. Il 24 gennaio l’Europarlamento voterà sulle Nuove tecniche genomiche (Ngt), cioè nuove tecnologie CRISPR-cas che modificano geneticamente le piante. Si tratta dunque di un tipo di organismi geneticamente modificati (Ogm), attualmente trattati come tali dal diritto dell’Unione, e quindi sottoposti a un rigoroso regime di autorizzazione. La proposta di regolamento che passerà in commissione Ambiente del Parlamento Ue porterebbe a una sostanziale deregolamentazione delle Ngt. È passata finora sotto un certo silenzio mediatico, anche per l’operato delle lobby dell’agroindustria, che hanno dipinto gli Ngt come diversi dagli Ogm. Ma secondo autorevoli scienziati gli Ngt non sono altro che Ogm sotto mentite spoglie. Se il testo passerà, il consumatore europeo non saprà più se quello che ha nel piatto è un Ogm.

Una rotta da cambiare

Ad accomunare questi sviluppi è un modello di agricoltura tutt’altro che sostenibile, basata sull’estremo sfruttamento di suolo e falde acquifere e su una gravissima perdita di biodiversità in favore di “super piante” che ben poco hanno a che vedere con la ricchezza “imperfetta” delle varietà locali. Si tratta di un modello portato avanti da società multinazionali (il glifosato è prodotto dal colosso Bayer) che perseguono consistenti interessi economici e che hanno ampio accesso alle sedi decisionali europee.

Questi sviluppi rappresentano un tradimento degli impegni assunti nel Green Deal e del principio di precauzione che dovrebbe guidare tutte le politiche dell’Ue. Il rischio è che, sotto la bandiera dell’innovazione tecnologica, si introducano nel mercato nuovi organismi Ngt resistenti ai pesticidi, col conseguente aumento dell’uso di queste sostanze. Infatti, dietro gli Ogm ci sono spesso grandi produttori di sostanze chimiche, come nel caso del glifosato, originariamente sviluppato dalla Monsanto per trattare gli Ogm.

A fronte degli impatti disastrosi dei pesticidi su suolo, falde acquifere e salute pubblica, il principio di precauzione richiederebbe l’adozione di misure protettive della salute e dell’ambiente. Come affermato più volte anche dalla Corte di giustizia europea, tali considerazioni devono essere fatte prevalere sugli interessi economici. Inoltre, c’è da chiedersi: gli interessi economici di chi? Certo non dei piccoli contadini (e dei cittadini), che dipendono da suoli sani e acque pulite. In questo contesto, la deregolamentazione degli Ngt sarebbe non solo un grave colpo all’agricoltura sostenibile, ma anche un atto di greenwashing profondamente antidemocratico e dannoso per le economie locali.

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