Il possibile diventa reale solo quando si sceglie di immaginare l’impossibile. Credere che la salute non debba rientrare nelle logiche di mercato è stato spesso etichettato come un sogno naive degli ultimi idealisti. La battaglia per la liberazione dei brevetti di vaccini, cure e dispositivi medici per il Covid-19 ha dimostrato che non è così. Una sfida nata dal pozzo della radicalità e cresciuta nel segno della concretezza.

Una battaglia iniziata più di un anno fa

«Come al solito, si sente dire che la soluzione è più mercato. Eppure oggi ci troviamo di fronte al suo colossale fallimento. Non è la prima epidemia di corona, gli scienziati erano molto vicini allo sviluppo di una medicina, poi le multinazionali hanno preferito investire in qualcos’altro, non era conveniente. Ora che tutti cercano un vaccino, Big Pharma è pronta e lo farà attraverso l’esclusività, attraverso i brevetti, perché sa che ci saranno soldi da fare». È il 16 aprile 2020. E queste sono le parole che Marc Botenga eurodeputato belga di The Left, pronuncia nella plenaria del Parlamento europeo. Nessuno degli altri 137 colleghi intervenuti nomina il monopolio delle multinazionali, che da lì a qualche mese gonfieranno i loro profitti nonostante la ricerca sia stata finanziata prevalentemente da fondi pubblici. Una delle ingiustizie che porta  la richiesta per la liberazione dei brevetti (nota come Trips Waiver, dal nome della richiesta formale presentata a ottobre 2020 al Wto da India e Sudafrica) a  trasformarsi in poco più di un anno da lotta minoritaria a battaglia di senso comune. Come è stato possibile?  «Non ci siamo limitati a fare il lavoro parlamentare, ma siamo stati all’interno della costruzione di un rapporto di forza extraparlamentare», racconta oggi Botenga.

I due campi di Big Pharma e della società civile

Da una parte ci sono le grandi aziende farmaceutiche che si nascondono dietro contratti segreti e la forza economica per far pressione sulle istituzioni pubbliche. Vari rapporti della ong Corporate Europe observatory hanno descritto il legame tra austerità, svilimento della sanità pubblica e guadagno dei privati, svelando i fondi spesi da Big Pharma per le lobby (almeno 36 milioni all’anno), e il favore dei leader Ue, che mentre incontravano 136 rappresentanti delle aziende farmaceutiche, hanno aperto solo una volta la porta a una ong a favore della sospensione dei brevetti.

Al lato opposto c’è un movimento che ingrossa progressivamente le fila e sfida lo status quo. La People Vaccine Alliance (PVA) coordina centinaia di associazioni in tutto il mondo unite nella richiesta di “un vaccino per le persone, non per il profitto”. Nell’Unione europea a guidare il fronte c’è l’iniziativa per i cittadini europei (ICE) NoProfitOnPandemic che riunisce partiti e associazioni dell’Ue e in pochi mesi ha conquistato più di 200mila firme. Ma non solo: appelli dalle colonne di giornali tradizionalmente vicini all’establishment, 170 premi nobel ed ex capi di Stato che esprimono il sostegno e l'instancabile impegno di attivisti/e. Si passa anche da TikTok, con un video virale che rimbalza tra i giovanissimi, a dimostrazione che la Generazione Z è lontana dal palazzo, ma non dalla politica.

Da lotta minoritaria a senso comune

Sul piano istituzionale i primi a cambiare idea sono gli Stati Uniti, che a maggio dichiarano il sostegno alla proposta di India e Sudafrica. Al Parlamento europeo The Left, impegnata nella campagna #VaccineEquality, chiede da mesi ai colleghi di discutere di #TripsWaiver in plenaria, ma per ben cinque volte non trova sufficiente sostegno dalle altre forze politiche. Le richieste si fanno pressanti, un emendamento presentato il 29 aprile dal nostro gruppo aiuta a smascherare le ipocrisie. Il Parlamento europeo boccia il TripsWaiver, complici la grande maggioranza dei socialisti. Venti giorni dopo si assiste a una rapida marcia indietro dei gruppi più moderati, The Left ripresenta l’emendamento e a maggio il testo passa. Finalmente viene accettata anche la richiesta di confrontarsi a Bruxelles sulla liberazione dei brevetti. A giugno il Parlamento conferma la sua posizione favorevole, con una risoluzione che chiede alla Commissione europea di negoziare sulla proposta di India e Sudafrica.

La sfida finale

La Commissione europea è sempre più isolata, ma si ostina a non mettere in discussione il patto con BigPharma. Sono state vinte molte battaglie, manca la sfida finale. Come raggiungerla? Continuando a costruire consenso, invece di limitarsi a cercarlo. «A volte si scambia il realismo con la moderazione, ma non è così - chiosa Botenga - si può essere realisti e radicali insieme. Si deve esserlo».

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