Una delle soluzioni prospettate per il conflitto in Ucraina è la trasformazione del paese in una nazione neutrale: l’esempio che viene citato più spesso è quello dell’Austria, che nel 1955 ha inserito nella propria costituzione la neutralità. Il prezzo da pagare perché dopo la Seconda guerra mondiale le quattro forze vincitrici rimuovessero dal suolo austriaco le truppe è stata la decisione di non entrare fino a oggi nella Nato. Nonostante l’accordo però l’Austria è parte delle Nazioni unite e dell’Unione europea.

Il dibattito

Oggi, mentre la neutralità viene discussa come soluzione per Kiev, però, paradossalmente torna a essere un dibattito anche per gli austriaci stessi: alcuni politici conservatori del partito di governo Övp hanno proposto di tornare a parlare dell’obbligo prendendo a esempio il caso ucraino per illustrare cosa succede ai paesi che non sono parte di nessuna alleanza. Andreas Khol e Friedrich Ofenauer hanno proposto, se non direttamente un ingresso nella Nato, almeno un maggiore sforzo nella realizzazione di una difesa comune europea. 

Un accenno di discussione soffocato sul nascere dalle posizioni dei socialdemocratici, che hanno spiegato che per loro si tratta di un principio non negoziabile, e della Fpö di ultradestra: nella pratica è la pietra tombale sul tentativo di mettere mano alla Costituzione, attualmente i numeri non lo permetterebbero.

Secondo i sondaggi citati dalla stampa austriaca, inoltre, i tre quarti della popolazione vorrebbe mantenere lo status quo. Una situazione molto diversa da quella di Svezia e Finlandia, dove nelle ultime settimane il desiderio di aderire alla Nato ha subito un grosso balzo di consensi. 

Gli unici disposti ad aprire un dibattito nella politica austriaca sono i Neos liberali ma il cancelliere Karl Nehammerè intervenuto immediatamente per porre fine alla discussione spiegando che la neutralità era stata «imposta» inizialmente dagli alleati e col tempo è passata a essere parte integrante dell’identità austriaca. Anche il presidente della Repubblica verde Alexander Van der Bellen ha spiegato che in passato la neutralità ha garantito all’Austria «buone esperienze» e che non c’è dunque bisogno di riconsiderarla. 

Teoria e pratica

Certo, nei fatti la neutralità austriaca, che in origine avrebbe dovuto prendere spunto da quella svizzera, è stata quasi sempre solo su carta. L’Austria ha partecipato alle missioni di pace delle Nazioni unite ed è parte integrante delle strategie di difesa e politica estera dell’Unione europea: la linea di Vienna si muove sul filo del rasoio, ma il diritto europeo contempla alcune scappatoie per permetterle di partecipare alle decisioni senza entrare in conflitto con la Costituzione.

Per esempio, l’Austria può «astenersi costruttivamente» oppure votare a favore di decisioni che implicano il dispiegamento di forze senza essere costretta a mettere in atto la decisione. 

In questo conflitto, Vienna ha contribuito al pacchetto di aiuti dell’Unione europea per l’Ucraina. Secondo gli accordi, però, il denaro dell’Austria non fluirà nell’acquisto di armi. Ma il risultato concreto è lo stesso. 

Il conflitto

In ogni caso, nella politica e nella società austriaca non ci sono dubbi sulla responsabilità della Russia nel conflitto, tanto che il ministero degli Esteri russo ha criticato aspramente le «dichiarazioni parziali e scandalose» pronunciate dal cancelliere dell’Austria «apparentemente neutrale».

Anche il capo della diplomazia di Vienna è stato criticato per le «accuse assurde» contro la Russia. Il ministero degli Esteri austriaco ha risposto a stretto giro che «l’Austria è uno stato neutrale in termini militari. Ma non siamo mai politicamente neutrali quando è in gioco il rispetto del diritto internazionale». 

Insomma, come tutti i paesi occidentali, l’Austria si oppone all’aggressione, ma, dopo alcuni episodi in cui artisti russi sono stati penalizzati a causa del conflitto, come è successo anche in Italia, il capo dello Stato Van der Bellen si è espresso contro l’esclusione dei russi non coinvolti nel conflitto. «Anche persone che hanno conosciuto Putin più a fondo non riescono a spiegarselo: da dove viene l’improvviso desiderio di ricostruire l’Impero?». Per mettere termine alla tragedia della guerra l’Austria farà «tutto quello che possiamo contribuire. Ma stiamo comunque parlando della Russia, che è più di Putin da solo».

«Credo che quel che sta succedendo in questi giorni, cioè l’esclusione di esponenti culturali, musicali, letterari e della scienza sia sbagliato». Unica eccezione per Van der Bellen: chi prende espressamente posizione a favore di Putin.  

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