Ursula von der Leyen va in cerca di dolce vita a Roma, visto che la sua famiglia politica, i popolari europei, le porta in dote qualche amarezza. Sotto la guida di Manfred Weber, che non è riuscito ad avere il posto di vertice della Commissione Ue nel 2019, ma che da poco è riuscito a sommare al ruolo di capogruppo dei popolari anche quello di presidente, mercoledì all’Europarlamento il Ppe ha provato ad annacquare il pacchetto Fit for 55.

È uno spicchio fondamentale del Green Deal, che a sua volta dovrebbe essere il punto forte dell’agenda di von der Leyen, sin da quando ha assunto la guida della Commissione europea. Tradita dalla sua stessa famiglia, che ha preferito il diktat dei gruppi di interesse al suo mandato green, la presidente fa finta di nulla e tira dritto sulla strada verde. Strada che la porta nonostante tutto a Roma, da lei definita «il cuore dell’Unione».

Transizione ecologica

Giovedì nella capitale, oltre al presidente della repubblica Sergio Mattarella, von der Leyen ha incontrato anche il sindaco Pd Roberto Gualtieri, che le ha illustrato il suo piano “Next Generation Rome”. Niente incontri in agenda invece con Roberto Cingolani, che nel governo Draghi ha la delega alla transizione ecologica ma su Fit for 55 ha fatto dichiarazioni in sintonia col Ppe di Weber, per rallentare invece che spingere sulla transizione. Von der Leyen a Roma il suo messaggio lo ha comunque mandato: «Dipendiamo pesantemente dai combustibili fossili, per uscirne bisogna investire altrettanto fortemente sulle rinnovabili». Il tornante è «geopolitico ma anche energetico».

La presidente, nonostante le difficoltà anche in casa nel chiudere il pacchetto verde, pensa già anche alla «ricostruzione verde» dell’Ucraina. Così ha detto questo giovedì, al museo Maxxi. La visita a Roma era programmata da tempo anche per poter essere qui, in occasione del festival del New European Bauhaus, fatto di appuntamenti fisici e virtuali.

Bauhaus e Pnrr

«Quando abbiamo lanciato il Green Deal ci siamo resi conto che qualcosa mancava, ed era un movimento dal basso: ecco qual è lo spirito del Bauhaus europeo», dice la presidente.

Si riferisce al progetto da lei annunciato nell’autunno 2020: uno spazio per artisti, scienziati, accademici volto a pensare un futuro verde e riabitare la quotidianità di oggetti e pratiche sostenibili. Il nome allude non a caso all’esperienza artistico-culturale di un secolo fa, che professava la gesamtkunstwerk, l’arte totale, interdisciplinare, che doveva investire ogni ambito dell’esistenza e dialogava con il mondo produttivo. Francesca Bria, presidente del fondo nazionale per l’innovazione e impegnata nel progetto, spiega che il Bauhaus coinvolge a tutti gli effetti il nostro paese: «Pure i progetti del Pnrr devono avere lo spirito Bauhaus, anche se Bruxelles fa la strategia, poi però i progetti devono venire dal basso». L’idea è mobilitare «un ecosistema innovativo, con università, centri di ricerca, grosse aziende, start up con progetti per il clima...».

Il papa e la pace

Il cuore della visita di von der Leyen ora è in Vaticano. La giornata di venerdì è dedicata all’udienza con il papa, alla quale seguirà un incontro di lavoro con il segretario di stato Pietro Parolin e l’arcivescovo Richard Gallagher. C’è da aspettarsi che, oltre al clima, anche l’Ucraina sarà tra i temi trattati, visto l’impegno di Bergoglio su entrambi i fronti.

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