Ex parlamentari che hanno mancato l’elezione, sacrificati sull’altare dei pochi posti a disposizione, ma anche ex sindaci e consiglieri comunali. La mappa dei politici ricollocati nei consigli di amministrazione delle partecipate del ministero dell’Economia offre uno spaccato dell’assalto al potere del centrodestra.

Con la Lega più famelica di posti, a causa del deludente risultato elettorale alle ultime politiche e Forza Italia che segue a ruota. L’ultimo esempio arriva dalla Sogin – società responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi – che ha nominato il cda a inizio agosto. 

Nel cda è stata indicata Fiammetta Modena, ex senatrice di Forza Italia, entrata in parlamento nel 2018 dopo aver mancato l’obiettivo per due volte, nel 2006 e nel 2008. Nel 2022 si è ripresentata, fallendo il bis a palazzo Madama. Così era stata chiamata dal viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, come capo della segreteria.

Poi il salto alla Sogin: il compenso non è ancora noto, ma gli ultimi componenti prendevano 19.500 euro all’anno. Nella stessa società ha trovato posto Jacopo Vignati, segretario provinciale della Lega a Pavia e uomo di fiducia del senatore Gian Marco Centinaio.

Quota Fitto

Ma se Lega e Forza Italia fanno la parte del leone, Fratelli d’Italia non disdegna la ricerca di qualche spazio. La testimonianza arriva dall’Istituto poligrafico e zecca dello stato (Ipzs), altra società del Mef che si occupa, tra le varie cose, di sicurezza, tutela della salute, tracciabilità e anti-contraffazione.

Su 5 componenti del consiglio di amministrazione, la maggioranza ha un’estrazione politica con una significativa influenza del partito di Giorgia Meloni. Il presidente dell’Ipzs è Paolo Perrone, sindaco di Lecce dal 2007 al 2017, con una carriera legata al ministro del Pnrr, Raffaele Fitto, salvo una parentesi di tensione: nel 2018 Perrone ha lasciato Direzione Italia, il piccolo partito fittiano, per aderire a Fratelli d’Italia.

Di lì a poco i due percorsi si sono di nuovo uniti. Fino al 2025 l’ex primo cittadino leccese si è garantito un posto di prestigio e un compenso annuo di 31mila euro. Nel cda dell’Istituto c’è una corregionale di Perrone, accomunata dal rapporto con il ministro del governo Meloni: è la consigliera comunale di Barletta, Stella Mele, diventata negli anni dirigente nazionale di FdI e ora nel cda dell’Ipzs per 16mila euro annui. A completare il tris di politici c’è Stefano Corti, ex senatore della Lega, partito cui ha aderito fin da giovanissimo, a 17 anni. È entrato a palazzo Madama al posto di Edoardo Patriarca, grazie al riconteggio delle schede che ha ribaltato il risultato. Nel 2022 è stato candidato come capolista nella circoscrizione Emilia-Romagna, il seggio non è scattato. Almeno c’è stato il premio di consolazione.

Le mani sull’energia

Anche a Leonardo, una delle partecipate più desiderate, c’è stata un’operazione di ricollocamento: nel cda sono finiti l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, diventato amministratore delegato e direttore generale della società, e Trifone – detto Nuccio – Altieri, già presidente di Invimit (che gestisce fondi comuni di investimento immobiliare per conto del ministero dell’Economia), ex deputato di Forza Italia subentrato ad Antonio Leone, approdato al Csm. Altieri è poi passato con la Lega, ma alle politiche del 2018 è stato sconfitto nel collegio uninominale della Camera di Monopoli. Nello stesso organismo di Leonardo siede poi Francesco Macrì, già capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale di Arezzo.

Al vertice del Gestore servizi energetici (Gse), che ha come mission la promozione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, è finito Paolo Arrigoni, senatore della Lega per nove anni, dal 2013 al 2022. Dopo l’esperienza di questore a palazzo Madama nell’ultima legislatura, ambiva al terzo mandato. L’operazione è fallita per il risultato negativo del suo partito. Per lui è arrivata la nomina alla presidenza del Gse, con un compenso di 27mila euro all’anno. Nel cda ha ritrovato una collega, l’ex senatrice di Forza Italia, Roberta Toffanin, che da componente semplice ha diritto a una retribuzione di 13.500 euro. Un altro forzista, Giuseppe Moles, è stato indicato come amministratore delegato del braccio operativo del Gse, la società Acquirente unico, che ha come obiettivo statutario la fornitura di energia elettrica ai consumatori domestici e alle piccole imprese.

Moles ha due legislature alle spalle (una alla Camera e una al Senato) e nel curriculum vanta l’esperienza di sottosegretario all’editoria del governo Draghi. Alle politiche del 2022 non è stato candidato per lasciare spazio, nel suo collegio, a Elisabetta Alberti Casellati. Dopo è arrivata la nomina di ad di Acquirente unico con uno stipendio di 120mila euro annui. Destino simile al presidente del collegio sindacale della società (per 16mila euro annui), Tullio Patassini, eletto con la Lega nel 2018, ma che ha rinunciato a correre nel 2022.

Assalto Lega-FI

L’asse forzaleghista ha piazzato un doppio colpo anche alla Consap, la società del Mef che è chiamata a sovrintendere i servizi assicurativi pubblici. Nel cda – per 16mila euro all’anno – siede Antonio Zennaro. Nel 2018 è stato eletto nel Movimento 5 stelle, ma nell’aprile del 2020 ha dato l’addio ai pentastellati per «i costanti dissidi verso le scelte in materia economica». Dopo aver cercato fortuna in formazioni minori, è approdato alla corte di Matteo Salvini. Alle politiche del 2022 ha ottenuto un posto in lista che non gli ha consentito la rielezione.

Alla Consap incrocia di nuovo Sestino Giacomoni, nominato presidente della società, ex parlamentare di lungo corso di Forza Italia (a cui spetta 29mila euro per la carica più un’altra parte variabile). Alla Sogesid, società che mette in campo le competenze ingegneristiche per uno sviluppo sostenibile, c’è il caso, già raccontato da Domani, di Massimiliano Panero, candidato alle Europee nella lista di CasaPound, indicato nel cda.

Alla presidenza della controllata Mef (per 27mila euro annui) c’è Roberto Mantovanelli, leghista di ferro, vicino al presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Mantovanelli puntava a diventare vicesindaco di Verona, ma il ko di Federico Sboarina contro Damiano Tommasi ha cambiato le carte in tavola.

Alla presidenza di Equitalia Giustizia, che gestisce il fondo giustizia alimentato principalmente dai sequestri, è invece approdata Francesca Brianza, altra leghista, ex consigliera regionale in Lombardia e con un’esperienza da consigliere comunale a Varese.

C’è vita oltre il Mef

Non solo nelle società del Mef c’è movimento. Al Formez, il centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle Pa, è stata inserita nel consiglio di amministrazione Monica Cecchi, capo della segreteria tecnica del ministro della Pa, Paolo Zangrillo, e figlia del sindaco di Marino di centrodestra, Stefano Cecchi.

Salvini ha poi indicato Giovanni Battista Tombolato, come rappresentante del ministero dei Trasporti all’Aci. Un buon premio di consolazione per l’ex parlamentare, anche lui non eletto, con la passione dei motori: a Montecitorio è stato, dal 2021, presidente dell’Intergruppo veicoli storici.

Nel cda della Società italiana per il traforo, di proprietà dell’Anas, la presidente è diventata Rini Emily Marinella, coordinatrice aostana di Forza Italia e già consigliera a palazzo Chigi di Antonio Tajani, sconfitta alle ultime elezioni nell’uninominale della Valle d’Aosta da Franco Manes. Nel board è stato poi nominato Matteo Luigi Bianchi, ex sindaco di Morazzone (comune di 4mila abitanti in provincia di Varese), diventato successivamente vicepresidente Anci ed eletto alla Camera, nelle liste della Lega, nel 2018.

Sembrava uno dei nomi in rampa di lancio, grazie alla sponsorizzazione di Giancarlo Giorgetti, ma alle politiche è stato messo in una posizione ineleggibile. Con Bianchi c’è infine Roberto Togni, consigliere comunale leghista ad Aosta.

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